Di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 10 novembre 2011 (ZENIT.org).- Intervenendo oggi pomeriggio 10 novembre alla Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori, monsignor Joseph Tobin ha affrontato con decisione il problema dell’unità dei sacerdoti diocesani e di quelli religiosi nel medesimo presbiterio.
Nella Conferenza che si sta svolgendo a Fiorente il Segretario della Congregazione per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha spiegato che “c’è l’accusa che i religiosi vogliono formare una ‘chiesa parallela’ specie quando i sacerdoti religiosi si rifiutano di prestare un servizio pastorale alla diocesi benché la mansione richiesta non sia in contraddizione col carisma dell’Istituto”.
“E’ fonte di perplessità – ha aggiunto – anche il fatto che i religiosi non partecipino alle strutture di consultazione e di collaborazione della Chiesa particolare, come gli incontri di decanato, le assemblee pastorali, le giornate di formazione, ecc.”
Inoltre spesso il Vescovo desidera un dialogo prima che l’Istituto prenda la decisione di vendere un immobile, di ritirare un parroco o un vicario oppure di lasciare la diocesi. L’Istituto invece si difende dietro lo scudo dell’esenzione.
Secondo monsignor Tobin “la revisione degli impegni pastorali è probabilmente il problema che genera più conflitti tra i Vescovi e i Superiori maggiori”.
Quando un Istituto lascia un’opera, infatti, la decisione comporta non solo il tramonto di una presenza carismatica, ma anche la necessità di affrontare varie questioni pratiche, compreso tutto ciò che riguarda i beni temporali.
“D’altra parte, – ha precisato il prelato – la mancanza di sacerdoti in una Chiesa particolare può influenzare l’impegno degli Istituti clericali di vita consacrata. La tentazione è di rispondere con generosità alle necessità sacramentali di una diocesi, ma con nuovi impegni che possono mettere in pericolo l’identità carismatica”.
“Pertanto, – ha suggerito il Segretario della Congregazione per la Vita Consacrata -in quest’epoca di evoluzione culturale e di rinnovamento ecclesiale, è necessario che l’identità di ogni Istituto sia conservata con tale sicurezza, che si possa evitare il pericolo di una situazione non sufficientemente definita, per cui i religiosi, senza la dovuta considerazione del particolare stile di azione proprio della loro indole, vengano inseriti nella vita della chiesa in modo vago e ambiguo”.
Raccontando della sua esperienza nell’incarico di Superiore generale e del suo contatto frequente con religiosi e religiose in tutto il mondo, monsignor Tobin ha parlato di un altro “grave errore” e cioè della “giustapposizione esagerata tra la vita religiosa e le strutture della Chiesa, quasi potessero sussistere come due realtà distinte, l’una carismatica, l’altra istituzionale; mentre ambedue gli elementi, cioè i doni spirituali e le strutture ecclesiali, formano un’unica, anche se complessa, realtà”.
Il Segretario della Congregazione ha rilevato che “ci sono state delle dichiarazioni infelici da parte di alcuni che affermavano di essere portavoce di una ‘Chiesa profetica’ che per sua natura deve opporsi alla gerarchia” ed ha spiegato che “questa contrapposizione cresce dove non ci sono strutture a favore di una comunicazione più efficace tra Vescovi e Superiori maggiori per incoraggiare una comprensione reciproca e un dialogo efficace”.
Monsignor Tobin ha messo in guardia i religiosi perchè se manca “un progetto di strutture che favoriscono il dialogo al servizio della comunione, potrebbe essere facile acquisire nella Chiesa particolare altre forme di rapporto: quelle di una società commerciale, di un parlamento con partiti opposti, di una giungla dove soltanto il più forte sopravvive”.
“La forza della Chiesa – ha sottolineato – è nella comunione e solo sotto questo punto di vista possono nascere le relazioni reciproche dei discepoli di Gesù Cristo”.
Secondo il segretario della Congregazione è vero che “non tutti i problemi che ci presenta la vita attuale possono essere risolti con l’applicazione delle norme” ma “la ricerca del bene comune della Chiesa, l’amore e un sincero desiderio di servire, uno spirito vivace di amicizia e un dialogo creativo saranno sempre il migliore aiuto”.
A questo proposito monsignor Tobin ha ricordato che parole del cardinal Josef Ratzinger ora Pontefice, il quale ha scritto nel libro “Fede, verità, tolleranza” che al di là di tutte le questioni particolari, il vero problema è la questione della verità”.