"La santità è l'originaria vocazione di ogni battezzato"

Lo ha affermato il Papa durante l’Angelus per la solennità di Tutti i Santi

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 novembre 2011 (ZENIT.org) – Quella alla santità è una chiamata per tutti, nessuno escluso. Lo ha sottolineato papa Benedetto XVI durante l’Angelus, pronunciato ieri a piazza San Pietro, in occasione della Solennità di Tutti i Santi.

La ricorrenza del 1 novembre “è occasione propizia per elevare lo sguardo dalle realtà terrene, scandite dal tempo, alla dimensione di Dio, la dimensione dell’eternità e della santità”, ha esordito il Santo Padre.

La santità è, infatti, “l’originaria vocazione di ogni battezzato (cfr. Lumen gentium, 40)”, dal momento in cui “Cristo ha amato la Chiesa come sua sposa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla (cfr Ef 5,25-26)”.

Siamo quindi tenuti a guardare la Chiesa “non nel suo aspetto solo temporale ed umano, segnato dalla fragilità, ma come Cristo l’ha voluta, cioè «comunione dei santi»”, ha proseguito Benedetto XVI, con riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica (946).

“Nel Credo professiamo la Chiesa «santa» – ha aggiunto il Vescovo di Roma – santa in quanto è il Corpo di Cristo, è strumento di partecipazione ai santi Misteri – in primo luogo l’Eucaristia – e famiglia dei Santi, alla cui protezione veniamo affidati nel giorno del Battesimo”.

In tal senso tutti i santi della storia “attraverso i loro differenti percorsi di vita, ci indicano diverse strade di santità, accomunate da un unico denominatore: seguire Cristo e conformarsi a Lui, fine ultimo della nostra vicenda umana”.

Benedetto XVI ha poi accennato alla liturgia del giorno successivo, la Commemorazione dei fedeli defunti, ricordando che, fin dalle origini, “la Chiesa terrena ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi”.

Pregare per i nostri cari defunti, quindi, è un’opera “non solo utile, ma necessaria, in quanto essa non solo li può aiutare, ma rende al contempo efficace la loro intercessione in nostro favore”.

Anche la visita ai cimiteri “ci ricorda che tutti tendiamo verso un’altra vita, al di là della morte”, ha osservato il Papa.

Il dolore per il distacco da una persona amata, dunque, non deve prevalere “sulla certezza della  risurrezione, sulla speranza di giungere alla beatitudine dell’eternità, «momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità»”, ha poi concluso il Santo Padre, citando la propria enciclica Spe salvi (12).

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ZENIT Staff

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