Mons. Crociata: la Chiesa “non fa governi e non li manda a casa”

Conferenza stampa finale del Consiglio permanente della Cei

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di Chiara Santomiero

ROMA, venerdì, 30 settembre 2011 (ZENIT.org).- Impossibilitati a rimanere “spettatori intimiditi” né rassegnati a subire “una sorta di oscuramento della speranza collettiva” ma consapevoli della responsabilità dei cattolici in questa specifica fase della vita del Paese: è la consapevolezza dei vescovi italiani fotografata dalle parole di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, nella conferenza stampa conclusiva del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che si è tenuto a Roma dal 26 al 29 settembre scorsi.

Una fase del Paese nella quale l’immagine “compromessa” delle istituzioni “amareggia a fronte dei drammi che si vivono come quello dell’immigrazione e l’impoverimento delle famiglie che hanno l’esigenza di provvedimenti che non aggravino la situazione”.

“Come vescovi – ha affermato Crociata – il nostro compito non è rivolgere richiami, ma condividere la vita della gente”. Per cui la Chiesa “non fa governi e non li manda a casa”. E nemmeno, nonostante le interpretazioni intrecciatesi in questi giorni intorno alla prolusione del card. Bagnasco “da parte nostra c’è nessuna iniziativa per promuovere o organizzare partiti”.

C’è, invece, un invito “all’assunzione di responsabilità da parte dei cattolici in questo Paese in continuità con una presenza che ha avuto varie forme ma sempre all’insegna della corresponsabilità”. In questa linea si pone l’azione di risveglio promossa dalla Chiesa di quel “giacimento culturale che l’esperienza cattolica rappresenta nella vita italiana”. Si tratta di “un’attenzione più viva” legata “alla particolarità del momento” che conduce ad “un discernimento inesauribile, perché la storia è sempre in divenire”. Lo sforzo è allora quello di “far convergere su valori condivisi il mondo cattolico e non solo” con un “senso di responsabilità, partecipazione e accompagnamento” che esprime la “premura per il bene del Paese”.

E’ questa la prospettiva che ha guidato il Consiglio permanente nel formulare il programma di lavoro della Cei per la prima metà del decennio 2011-2020 dedicato all’educazione e riassunto nel comunicato stampa finale.

Assodata la necessità di “superare un’impostazione ‘puerocentrica’, sulla scorta degli Orientamenti pastorali i vescovi hanno “collocato il compito educativo nell’odierna stagione culturale, evidenziando il ruolo che sono chiamati ad assumere soggetti istituzionali quali la famiglia, la parrocchia e la scuola, e quindi la condizione degli educatori e degli adulti in genere”.

Mentre la prima metà del decennio sarà dedicata al rapporto tra educazione cristiana e comunità ecclesiale, la seconda metà volgerà l’attenzione alla relazione tra educazione cristiana e città. Ognuno dei prossimi 4 anni, inoltre, sarà articolato intorno a dei temi di fondo: la formazione cristiana degli adulti e della famiglia nel 2012; gli educatori nella comunità cristiana nel 2013; i destinatari dell’iniziazione cristiana nel 2014; gli itinerari e gli strumenti dell’iniziazione cristiana nel 2015.

L’attenzione per la famiglia ha guidato anche la scelta del tema della prossima Settimana sociale dei cattolici italiani che avrà luogo nell’autunno del 2013, molto probabilmente in una città del nord, esplicitando quanto già emerso nella Settimana sociale di Reggio Calabria. L’intento è quello di “approfondirne i fondamenti antropologici, teologici e giuridico-costituzionali; gli aspetti educativi, sociali ed economici; il rapporto tra famiglia e lavoro; il confronto con la situazione legislativa di altri Paesi europei”. A tale proposito, tra l’autunno 2011 e la primavera 2012, si svolgeranno quattro seminari nelle diverse aree del Paese.

Il Consiglio Permanente, in attuazione delle direttive della Santa Sede, ha anche esaminato la bozza del testo esplicativo, in rapporto alla realtà italiana, delle Linee-guida pubblicate nel mesi scorsi dalla Congregazione della dottrina della fede circa gli abusi sessuali su minori compiuti da chierici. Il dibattito, viene sottolineato nel comunicato stampa finale, “ha dato voce alla necessità di un sempre più rigoroso percorso formativo nei seminari, luogo di preparazione dei sacerdoti di domani; alla piena disponibilità nel porsi in ascolto delle vittime; all’accompagnamento dei sacerdoti coinvolti, ferma restando l’assunzione delle conseguenze penali dei comportamenti di ciascuno”. Il testo sarà oggetto di approvazione, alla luce delle considerazioni emerse, in una prossima riunione del Consiglio permanente.

Il Consiglio, infine, ha visionato la relazione finale dell’attività di una commissione di studio della Cei sulle ”piccole diocesi”, quelle cioè con meno di 90mila abitanti”. “Nessuna ipotesi di risistemazione o accorpamento – ha assicurato Crociata – è stata formulata dalla commissione che ha semplicemente offerto la sua valutazione sulla funzionalità dell’esistente”. Essa ha quindi indicato “dei criteri di base per valutare possibili scelte di accorpamenti ma anche forme di collaborazione tra le piccole diocesi per unire i loro sforzi”. Sarà poi “la Congregazione dei vescovi – ha concluso Crociata – che deciderà in merito”.

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ZENIT Staff

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