Madre Antonia Maria Verna, “umiltà, semplicità e carità”

La fondatrice sarà beatificata questa domenica

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di Carmen Elena Villa

PADOVA, venerdì, 30 settembre 2011 (ZENIT.org).- Le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea  sono in festa per la beatificazione della loro fondatrice, Madre Antonia Maria Verna (1773 – 1838).

ZENIT ha intervistato al riguardo Cristina Siccardi, esperta nello estudio di figure della Storia della Chiesa e in particolare dei santi e beati piemontesi, soprattutto di quanti, come la futura beata, sono nati o cresciuti nel XIX secolo.

Quali sono le sue principali virtù?

Cristina Siccardi: Madre Antonia Maria Verna visse in grado eroico tutte le virtù teologali e cardinali. Le testimonianze raccolte nella Positio per la sua canonizzazione sottolineano, in particolare, la sua anima profondamente umile e amante dell’assoluto nascondimento. Potremmo indicare nell’umiltà, nella semplicità e nella carità i suoi tre punti di forza, i suoi motti, che divennero anche le radici vitali dell’Istituto da lei fondato. Madre Verna edificò la sua anima sull’umiltà e la semplicità: qui sta il segreto della sua santità.

Perché Antonia Maria volle fare voto di perpetua verginità?

Cristina Siccardi: La promessa venne fatta intorno ai 15 anni, nel segreto del suo cuore. Fin da ragazza, nutrendo una profonda Fede, desiderava raggiungere la perfezione seguendo tre principi: la povertà, l’obbedienza e la castità. Non si sa precisamente dove e quando emise il voto, forse nella chiesa del suo paese nativo oppure davanti a una cappella dedicata alla Madonna della Provvidenza. Questa scelta, presa con il consenso del suo confessore, non ebbe buon riscontro in famiglia: benché la Fede fosse ben radicata, la rinuncia al matrimonio era fonte di grande preoccupazione, anche economica, visto che la terra non era così generosa per la vita dei contadini. Lo zio, nel suo testamento, fra l’altro, aveva lasciato scritto che proprio ad Antonia spettavano 50 lire “solamente e non altrimenti” che al momento del matrimonio. Le pressioni, dunque, furono molte per cercarla di dissuaderla da quel proposito, che diventerà scelta di vita consacrata a Cristo.

Perché decise di trasferirsi a Rivarolo?

Cristina Siccardi: Per allontanarsi dalle reiterate insistenze per il matrimonio e per sottrarsi al clima soffocante che si era creato intorno a lei a causa di quel voto di verginità non condiviso né dai suoi familiari, né dalle famiglie della borgata di Pasquaro di Rivarolo Canavese (TO), che stavano guardando ad Antonia con interesse: sarebbe stata un’ottima nuora, sia come impegno lavorativo (essendo la primogenita doveva badare agli altri fratelli e svolgeva questa mansione con grande abnegazione), sia come portatrice di dote.

Antonia Maria nacque nel 1773. Come influì la Rivoluzione Francese sulla sua vita?

Cristina Siccardi: Gli infausti venti della violenta ideologia secolarizzante e nemica della Chiesa, maturata in seno alla Rivoluzione Francese, affievoliscono, anche in territorio subalpino, il senso religioso, portando immoralità nel tessuto sociale. L’invasiva lava rivoluzionaria era composta di naturalismo e razionalismo: era stata innalzata sul trono la dea ragione e ogni campo veniva contaminato dal positivismo. Il pensiero volterriano e giacobino, che proclamava con violenza i “diritti dell’uomo”, aveva licenziato con livore la dimensione soprannaturale. Protestantesimo, illuminismo, filosofia laicista e massoneria penetravano con facilità nella civiltà europea. In questo contesto Maria Antonia, intelligente e lungimirante, comprese che era il momento di reagire e di contrastare il male.
 
Ha soltanto 17-18 anni, eppure combatte per la Fede e agisce sull’educazione delle nuove generazioni, istruendole cristianamente. Come lascia scritto il suo primo biografo: “qui sorse in lei il generoso pensiero d’opporsi al rovinoso torrente, far argine al vizio imperversante, diradar le tenebre dell’ignoranza, informare la età giovanile alla virtù e, traviata, ricondurla a Dio”.

Come iniziò la fondazione della Congregazione delle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea?

Cristina Siccardi: Sentì che ormai Pasquaro era troppo piccolo come ambiente di missione. Decise così di trasferirsi a Rivarolo, fra il 1796 e il 1800, proprio quando le campagne napoleoniche seminavano ancora odio nei confronti della religione e della Chiesa, ma anche povertà e delinquenza. La casa di Antonia Maria è misera, composta di un solo ambiente che funge da “tempio, cattedra e chiostro”, qui è maestra e catechista. Tuttavia vuole fare di più: assiste i malati a domicilio, tutto per amore di Cristo. Il lavoro cresce così tanto che non riesce più a fronteggiarlo: fra il 1800 ed il 1802 si uniscono a lei alcune giovani, nascono così le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione.

Quando è stata riconosciuta canonicamente questa comunità?

Cristina Siccardi: Nel 1818 Madre Verna ottenne le Regie Patenti di approvazione dell’Istituto, potendo così vestire l’abito religioso, e il 27 novembre 1835 arrivò la sospirata approvazione ecclesiastica.

Come svolse il suo apostolato a Rivarolo Canavese?

Cristina Siccardi: Fu proprio a Rivarolo che la giovane Antonia Maria iniziò ad operare, sia raccogliendo i bimbi del luogo (primi esperimenti di attività scolastica della prima infanzia), sia nel soccorrere, con amore materno, gli infermi. Il 17 luglio 1837 venne inaugurato l’asilo infantile, frutto di un impegnativo lavoro, precedente a tale data. Il segreto del successo dell’Asilo di Rivarolo è da ricercare principalmente nello spirito di sacrificio e di carità di Madre Verna. Scriverà l’abate Ferrante Aporti, il pioniere degli asili in Italia: “… scrivo anche alle Suore di Rivarolo, congratulandomi seco loro, perché alle cure degli infermi di corpo aggiungono le altre supremamente meritorie […] di custodire dalle infermità spirituali i poveri innocenti, ricoverandoli e educandoli al regno di Dio nella Scuola Infantile”.

Qual è il carisma della Congregazione delle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea?

Cristina Siccardi: Al mistero di Maria Immacolata, che si dona senza calcoli, si ispira la Congregazione fondata da Madre Verna. La carità è sposata all’apostolato e la gratuità è una nota dominante sia della spiritualità di Madre Antonia, sia dell’Istituto. Con umiltà, semplicità e sobrietà le sue figlie sono chiamate ad assistere ed aiutare i bambini, i giovani, gli ammalati, le persone sole e abbandonate. I privilegiati sono i più poveri. L’ardore di carità e l’amore per la Chiesa le ha condotte alla missionarietà; le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione sono infatti presenti, oltre che in Italia, anche nei Paesi del Vicino Oriente, in Africa e in America.

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ZENIT Staff

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