Una famiglia senza futuro equivale a una società senza futuro

Intervista al presidente dell’Istituto di politica familiare

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di Patricia Navas

MADRID, giovedì, 22 settembre 2011 (ZENIT.org).-In Spagna, nel 2010, si registravano tre separazioni ogni quattro matrimoni. L’Istituto di politica familiare ha recentemente ammonito che se dovesse proseguire la tendenza all’aumento del numero delle separazioni familiari e alla diminuzione del numero delle celebrazioni matrimoniali, presto si avranno tante separazioni quanti sono i matrimoni.

Il presidente della sede spagnola dell’Istituto, Eduardo Hertfelder, in questa intervista rilasciata a ZENIT, avverte che il Paese sta andando verso una “società egoista e individualista”. “Famiglie forti e stabili implicano una società forte e stabile; famiglia senza futuro è società senza futuro”, afferma.

Sottolinea inoltre la vitalità, negli ultimi dieci anni, del movimento delle famiglie in Spagna, nonché la mancanza di volontà politica di aiutare la famiglia e le azioni contrarie ad essa messe in atto dal Governo negli ultimi otto anni, “secondo un progetto di imposizione del relativismo, del laicismo e dell’ideologia di genere”.

Tra qualche anno, in Spagna, potranno veramente verificarsi tante separazioni quanti sono i matrimoni?

Eduardo Hertfelder: La tendenza è a una continua riduzione dei matrimoni. Siamo passati da 220.000 a 170.000 negli ultimi 20 anni. Dall’anno 2000 abbiamo perso 45.000 matrimoni. D’altra parte sono in aumento le separazioni familiari e i divorzi.

Pertanto, attualmente stiamo parlando di 170.000 matrimoni e di 125.000 separazioni.

Se queste due tendenze non cambieranno, se continueranno a diminuire i matrimoni e ad aumentare le separazioni, le due linee finiranno per convergere. Del resto, nelle Canarie già nel 2010 vi sono state più separazioni che matrimoni.

Che conseguenze ha l’aumento del tasso di separazione per matrimonio?

Eduardo Hertfelder: Conseguenze nefaste per i coniugi: la separazione produce un dramma e provoca problemi psicologici.

È un dramma anche per i figli, che iniziano a vivere in famiglie destrutturate. La ricerca nazionale e internazionale indica che i più danneggiati sono proprio i bambini.

A partire da quel momento i bambini iniziano a capire che la fedeltà, l’impegno, il sacrificio, non ha valore, perché le persone a cui più tengono, i genitori, non l’hanno vissuto e non considerano che quelli saranno i valori da insegnare un domani a un’altra persona.

Se non hanno vissuto la fedeltà, l’impegno, … non lo faranno domani quando avranno un progetto di vita.

Tutto questo comporta delle conseguenze negative per la società, perché stiamo andando verso una società più destrutturata, più individualista, in cui quando non ho relazioni, perché le famiglie si sono disgregate, mi preoccupo dell’io e del tu. Una società sempre più egoista.

Andiamo verso una società con problemi per i genitori, i figli e con i problemi sociali di una società egoista e individualista.

A cosa è dovuta questa tendenza, secondo lei?

Eduardo Hertfelder: Le cause sono diverse. Sarebbe molto semplicistico ridurle a una soltanto.

In primo luogo vi è una causa di tipo culturale. Sono state trasmesse idee in base alle quali, di fronte alla crisi, l’unica soluzione è la rottura; non ci si dà una seconda opportunità.

Ci è stata trasmessa anche l’idea che la fedeltà e l’indissolubilità sono un’utopia, che il matrimonio è una questione esclusivamente di affetto e che quando questo si esaurisce posso cambiare, che è un contratto che in un dato momento posso annullare.

Di fatto, attualmente in Spagna è più facile annullare un contratto matrimoniale che un contratto di telefonia mobile. Per esempio, con il gestore telefonico bisogna rimanere fedeli per 18 mesi, mentre secondo la legge sul divorzio posso divorziare in tre mesi.

Oltre alle cause di natura culturale ci sono quelle di natura giuridica. In Spagna non esiste una legge per la famiglia, per la prevenzione e la mediazione familiare, né una per la natalità, ma sì c’è una legge che facilita la separazione.

Non abbiamo normative di sostegno alla famiglia, ma abbiamo normative contrarie, una legislazione antifamiliare.

In Spagna vi sono problemi strutturali, di lavoro, esiste un deficit di conciliazione nella vita familiare e di lavoro in cui gli orari di lavoro sono sempre più pesanti.

Spesso lavorano entrambi i coniugi, arrivano tardi a casa e non c’è tempo per comunicare con i figli o tra di loro. Manca sempre di più la comunicazione di coppia.

D’altra parte esistono anche questioni di natura economica. La Spagna è il Paese, tra i 27 Paesi dell’Unione europea, che meno aiuta la famiglia in tutti i sensi: economico, strutturale, normativo, nei mezzi di comunicazione,…

In conclusione, cause culturali e di tipo legislativo, cause economiche e di lavoro, stanno contribuendo a diminuire il numero di matrimoni e ad aumentare le separazioni.

Quali proposte avanzate per lottare contro questa tendenza?

Eduardo Hertfelder: Anzitutto, l’abrogazione della legge sul divorzio espresso, per il suo carattere negativo, e potenziare i centri di orientamento familiare. Questi sarebbero i due mezzi principali.

Una legge deve risolvere i problemi, mentre questa in appena cinque anni ha raddoppiato il numero dei divorzi in Spagna, che sono passati da 50.000 a 100.000.

È una legge assolutamente negativa. Non ha nessun precedente in nessun Paese del mondo occidentale, in quanto introduce tre elementi: la possibilità di divorziare unilateralmente, senza alcun motivo e in modo immediato. In Spagna si è di fatto legalizzato il ripudio.

Riguardo ai centri di orientamento familiare (COF), essi aiutano le famiglie a superare i conflitti. Ma finora, salvo i centri di iniziativa privata come i COF diocesani, vi è stato un abbandono a livello pubblico, di amministrazione.

Non si è dato seguito alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa che da più di trent’anni sta sollecitando la creazione di questi organismi.

Perché lottare per il matrimonio?

Eduardo Hertfelder: Perché è la base della società. Immaginiamo una società senza famiglie, senza matrimonio: sarebbe una società di individui soli, amorfa, priva di relazioni interpersonali, in cui sarebbe solo lo Stato a educare, legiferare e determinare ciò che è buono e ciò che è cattivo, secondo i suoi interessi.

La storia dimostra che la famiglia è la cellula fondamentale della società, quella che trasmette la vita, la prima scuola. La prima cosa che un bambino dice è “papà” e “mamma”; non dice Zapatero o Aznar.

Nella famiglia si insegnano i valori, le virtù, la generosità, l’impegno, la donazione, e grazie a questo si impara a stare nella società.

Dire famiglia è dire futuro. Senza di essa non vi sarebbe né futuro né società. Famiglie forti e stabili implicano una società forte e stabile. Una famiglia senza futuro equivale a una società senza futuro.

Che effetti sta avendo la crisi economica sulla politica familiare in Spagna?

Eduardo Hertfelder: In primo luogo, la politica familiare in Spagna praticamente non esiste. Le diverse Amministrazioni non avevano scommesso sulla famiglia, non c’era una volontà politica di sostegno alla famiglia, c’erano solo alcune misure specifiche o isolate senza una vera politica per la famiglia.

Come conseguenza della mancanza di volontà politica a sostegno della famiglia, quando si è verificata la crisi, sono stati rapidamente eliminati quei pochi sostegni alla famiglia che esistevano.

Siamo arrivati alla situazione aberrante in cui quando la famiglia ha più bisogno – in una situazione di crisi economica – non solo non la si aiuta di più, ma le si tolgono anche quei pochi sostegni che aveva.

Che aiuti continuano a poter chieder
e le famiglie in Spagna, dopo la scomparsa dell’assegno di natalità?

Eduardo Hertfelder: C’è un aiuto, che però è ridicolo. In questi momenti l’aiuto principale alla famiglia che esiste in Spagna è l’agevolazione per figli a carico: un aiuto che ricevono poche famiglie per i figli, dalla nascita al compimento dei 18 anni.

Dico che è ridicolo anzitutto perché è di 24 euro al mese, quando la media dell’Unione europea è di 125 euro al mese. È un quinto della media europea.

Inoltre, mentre nell’Unione europea si tratta di un aiuto universale, indipendente dal livello del reddito, in Spagna è riservato alle famiglie che hanno un reddito inferiore a 11.000 euro lordi l’anno tra i due coniugi.

Se guadagnassero il salario minimo, questo già sarebbe superiore alla soglia. Il 90% delle famiglie che hanno un figlio non possono accedere a questa misura perché superano il limite reddituale.

Inoltre, l’ammontare del sostegno è rimasto quello del 2000, ma il potere d’acquisto non è quello di dieci anni fa.

Questo è il massimo che l’Amministrazione centrale spagnola concede.

Alcune autonomie danno aiuti maggiori?

Eduardo Hertfelder: Sì, alcune per ogni nuovo nato. Ma non c’è la volontà politica di aiutare e le dotazioni di bilancio a ciò dedicate sono molto esigue, perché non ci si crede.

Attualmente, in Spagna, secondo la sua analisi e la sua interpretazione, quali sono i fattori o gli enti che stanno promuovendo la famiglia e quali la stanno pregiudicando?

Eduardo Hertfelder: La Chiesa sta facendo i suoi documenti pastorali e sta portando avanti, attraverso le diocesi, un lavoro stupendo a favore delle famiglie, nonostante le scarse risorse a disposizione.

Poi c’è il movimento familiare in Spagna che è cresciuto molto: esistono alcune istituzioni come il Foro Español de la Familia, associazioni di famiglie numerose, la Federación Provida, piattaforme come Hazte Oír [“fatti sentire”, ndt.], associazioni come Profesionales por la Ética e E-cristians,…

La maggioranza di queste, dieci anni fa non esistevano e hanno dato un nuovo impulso alla famiglia. Hanno iniziato a pretendere dalle Amministrazioni, a difendere i loro diritti e hanno iniziato a mobilitare.

Prima, il movimento familiare spagnolo era quasi inesistente. Adesso è un movimento degno di nota ed è diventato esempio per altri Paesi.

Questo fa sì che alcune Amministrazioni o partiti politici, poco a poco inizino ad introdurre alcune misure. Più per pressione di questo movimento familiare, che per convincimento di ciò che significa aiutare la famiglia.

D’altra parte esistono una serie di istituzioni che da anni agiscono contro la famiglia e contro la vita, come l’IPPF (International Planned Parenthood Federation) e le sue ramificazioni in Spagna che promuovono l’aborto, i contraccettivi, …

La lobby degli omosessuali sta promuovendo un’agenda politica di sostegno a tutto ciò che è diffusione dell’ideologia gay in ogni ambito.

E una serie di gruppi di femminismo radicale e di ideologia di genere cercano di promuovere le loro idee nelle Amministrazioni, nelle scuole e nella società in generale.

D’altra parte abbiamo visto un Governo che in otto anni ha promosso un progetto di trasformazione radicale della Spagna che è senza precedenti.

Sono stati prodotti quasi venti progetti di legge, senza un’attenzione sociale, contro la libertà religiosa, la famiglia … secondo un progetto di imposizione del relativismo, del laicismo e dell’ideologia di genere.

Questi tre pilastri sono stati elementi fondamentali tenuti presenti da Zapatero in questi otto anni. Egli li ha appoggiati con sovvenzioni, con aiuti, dandogli campo perché potessero portare avanti questo progetto di trasformazione della società.

Quali sono le principali minacce contro il matrimonio e le famiglie oggi in Spagna?

Eduardo Hertfelder: In primo luogo, lo stesso attuale Governo. E se domani dovesse passare di mano, il nuovo Governo che non abrogasse o derogasse alle numerose leggi perniciose.

Storicamente, la Sinistra ha sempre portato avanti un progetto di trasformazione sociale. E quando la Destra è arrivata al potere, non ha mai abrogato quelle leggi negative, confermandone la validità e consolidandole.

Il problema è che se il Governo dovesse reggere, proseguirebbe anche il progetto di trasformazione sociale. Se dovesse cambiare senza fare nulla, consoliderebbe quella ventina di leggi che sono state attuate negli anni della legislatura socialista.

Un altro pericolo viene dal rischio che il movimento familiare nato negli ultimi dieci anni si assopisca sugli allori di fronte a un cambio di Governo, con l’idea di poter “tornare a casa” e di non dover proseguire il lavoro per la famiglia. E che i genitori che prendono coscienza delle loro responsabilità si addormentino e abbandonino le proprie responsabilità.

Davanti a una cultura che cerca di imporre l’ideologia di genere bisogna creare una cultura che abbia una prospettiva familiare, una cultura della vita, in cui socialmente la famiglia sia considerata come l’elemento fondamentale della società; che rivitalizzi la famiglia, la maternità, i figli, il matrimonio; che non abbia una visione negativa, ma che rivitalizzi la sua funzione sociale.

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ZENIT Staff

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