I disoccupati non sono numeri, ma persone ferite nella dignità

Lettera del presidente della Conferenza Episcopale Statunitense

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WASHINGTON, D.C., giovedì, 22 settembre 2011 (ZENIT.org).- Il presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha esortato i suoi confratelli Vescovi a portare alla ribalta lo “scandalo” della povertà e della disoccupazione.

L’Arcivescovo Timothy Dolan di New York ha rivolto il suo appello in una lettera inviata il 15 settembre a tutti i Vescovi, nella quale confessa di sperare che si possano “usare le opportunità come pastori, insegnanti e leader per far concentrare l’opinione pubblica sullo scandalo della diffusa povertà e della grande mancanza di lavoro nella nostra società”.

Il presule ha affermato che la sua lettera arriva in risposta a una richiesta del comitato amministrativo dei Vescovi, che ha riferito che 46 milioni di persone (il 15% della popolazione) vivono in condizioni di povertà negli Stati Uniti.

La lettera dell’Arcivescovo ha chiesto ai Vescovi di continuare a fare tutto ciò che in loro potere per “sollevare le dimensioni umane, morali e spirituali dell’attuale crisi economica”.

Il numero dei disoccupati “non è una statistica”, ha ricordato, “ma gente che soffre ed è ferita nella propria dignità umana”.

L’Arcivescovo ha offerto delle risorse ai Vescovi per assistere quanti sono senza lavoro nella loro predicazione, chiedendo anche di condividere le loro dichiarazioni e azioni sul tema.

Soluzione

Senza offrire un’estesa dissertazione sulla Dottrina Sociale cattolica, l’Arcivescovo Dolan ha citato Benedetto XVI per offrire una parte della soluzione.

“Il modo migliore per uscire dalla povertà è lavorare con un salario degno”, ha spiegato.

“Nelle parole di Papa Benedetto XVI, ‘l’estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall’assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale’ (Caritas in Veritate, n. 25)”.

L’Arcivescovo di New York ha quindi parlato dei “comportamenti politici ed economici” alla base dei “fallimenti economici”, ma ha affermato che non è il momento di scuse o biasimo.

“E’ ora che chiunque accetti la propria responsabilità personale e istituzionale di aiutare a creare posti di lavoro e vincere la povertà, ciascuno in base alle proprie capacità e opportunità. Individui e famiglie, gruppi comunitari e basati sulla fede, datori di lavoro e lavoratori, il Governo ad ogni livello… tutti devono collaborare e trovare modi efficaci per promuovere il bene comune nella vita nazionale ed economica”.

“E’ una parte essenziale del nostro lavoro come cattolici costruire una società e un’economia più giusta”, ha dichiarato. “Nutriamo gli affamati, diamo rifugio ai senzatetto, educhiamo i giovani, accogliamo i rifugiati e ci prendiamo cura dei malati e dei vulnerabili. La nostra Chiesa serve e sta accanto a quanti sono poveri e senza lavoro, aiutandoli a spezzare il circolo della povertà e ad agire a favore delle proprie famiglie e comunità”.

Il testo completo dell’intervento dell’Arcivescovo è disponibile su www.usccb.org/issues-and-action/human-life-and-dignity/economic-justice-economy/letter-to-bishops-on-economic-situation.cfm

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ZENIT Staff

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