“Avete finito di farci la predica?”

di padre Piero Gheddo*

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ROMA, martedì, 20 settembre 2011 (ZENIT.org).- Un giovane amico di Torino, Claudio Dalla Costa, che svolge un’intensa attività professionale in un campo molto diverso, ha avuto l’idea di, come dire, monitorare le omelie domenicali nelle chiese della sua città. Per sei anni, scrive, si è spostato da una parrocchia all’altra “per rendermi conto di persona dello stato di salute dell’omelia. Il mio viaggio è stato, salvo rare eccezioni, piuttosto deludente. Incoraggiato da varie persone, ho pensato di buttar giù qualche pensiero che, a mio parere, potrebbe risultare utile a tutti coloro che ogni domenica si cimentano con questo importante compito”. E’ il volume “Avete finito di farci la predica. Riflessioni laicali sulle omelie” (Effatà Editrice, Cantalupa (Torino) 2011, pagg. 160).

Il volumetto si legge volentieri, perché tratta i temi fondamentali della predicazione oggi: L’omelia è malata – Gli ingredienti della predica – Il linguaggio , della Chiesa – I maestri della predicazione – Antologia – Bibliografia. Non è un trattato sull’omiletica, ma una geniale e gustosa raccolta di casi concreti, da imitare o evitare. Che però quasi capovolge alcuni criteri dell’“omiletica” di una volta, quando io studiavo nel seminario teologico (anni Cinquanta!): meno formalismi e più autenticità, meno astrattezza e più realtà della vita quotidiana. Insomma, la Parola di Dio, dice Dalla Costa, non basta proclamarla e spiegarla, va incarnata nella vita, attualizzata con esempi che  possano suscitare interesse e commuovere. Soprattutto interessanti i “maestri della predicazione” studiati dall’autore. Oltre a “Gesù Il Comunicatore”, anche personaggi del nostro tempo: Giovanni Paolo I, padre Nazareno Fabretti, Fulton John Sheen, don Natale Orlandi e padre Mariano da Torino. I quali dimostrano come, anche partendo da posizioni teologiche e caratteriali molto diverse, si può giungere ad essere un predicatore convincente.

Esigenza fondamentale per una  buona omelia, secondo Dalla Costa, è l’autenticità (la vita del prete deve corrispondere a quel che dice), la chiarezza dei contenuti e il “toccare il cuore” degli ascoltatori, cioè presentando la Parola di Dio agganciandola ai problemi del nostro tempo, suscitando interesse e commozione. Il volumetto di Dalla Costa è consigliabile a tutti, ma in particolare ai giovani sacerdoti.

Ai modelli che Dalla Costa presenta, ne presento uno anch’io, di cui quest’anno si celebrano i 150 dalla morte. Il servo di Dio mons. Angelo Ramazzotti è il Fondatore del Pime (1800-1861), vescovo di Pavia e patriarca di Venezia. Aveva due lauree e prima di diventare sacerdote aveva fatto l’avvocato. Da “missionario di Rho” (gli Oblati diocesani di Milano), “sentiva il fascino del pulpito” e si dedicava alle “missioni al popolo” e quando parlava alla gente si esprimeva “come un paesano”. Il suo modello era San Vincenzo de Paoli che dava ai predicatori questo suggerimento: “Poca oratoria, poca retorica, linguaggio semplice e molto catechismo”. Ramazzotti si acquista la fama di predicatore efficace perché gradito a tutti. Angelo Montonati scrive nella sua biografia (“Angelo Ramazzotti, Fondatore del Pime”, Emi 2000, pagg. 223, citazione a pag. 35), spiegando il motivo di questo gradimento e citando testimoni del tempo:

“I parroci che poterono ascoltarlo in quelle occasioni concordano nel sottolineare lo zelo apostolico di don Angelo e in modo particolare il suo stile che sapeva adattarsi ad ogni tipo di uditorio: con i sacerdoti usava il linguaggio dei teologi e degli esegeti, con il popolo cambiava totalmente registro, esprimendosi in modo semplice e schietto e ricorrendo spesso al dialetto. ‘Parla proprio da paesano’ commentavano soddisfatti gli ascoltatori”. E questo in conseguenza del fatto che lui, uomo colto, sentiva il desiderio di predicare alla gente incolta (‘in erudiendis rudibus hominibus’). Mi chiedo: quanti sono oggi gli “uomini rudi e incolti” nella fede, magari laureati?

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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1964) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.

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ZENIT Staff

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