di padre Angelo del Favero*
ROMA, venerdì, 16 settembre 2011 (ZENIT.org).- Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino…Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (Is 55,6-9).
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza disoccupati, e disse loro: ‘Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò’. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che stavano lì e disse loro:…’Andate anche voi nella vigna’. (…) Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi…anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: ‘Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?’. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi” (Mt 20,1-16).
La parabola degli operai progressivamente assunti riflette una situazione tipica di Gesù, spesso testimoniata dai Vangeli: i farisei, i giusti, i “primi”, si scandalizzano che il Signore accolga indistintamente anche i peccatori, gli “ultimi”, e li inviti alla stessa mensa dei figli per offrire loro la salvezza.
Sì, questo “padrone di casa” è uno strano Imprenditore: spalanca la porta a tutti, li assume ad ogni ora, non da’ precedenza ai figli, non osserva la regola del cottimo e ricompensa gli operai secondo criteri irragionevoli. Se questo suo anomalo comportamento ci trova d’accordo quanto alla disapprovazione dell’ozio, va detto che il messaggio della parabola va ben oltre. In realtà, esso scende in profondità e raggiunge il significato autentico della giustizia e della vita dell’uomo; ma occorre distogliere lo sguardo dalle paghe degli operai per fissarlo su Colui che ci sta parlando di Sé.
La scansione evangelica degli orari di assunzione lavorativa, fa infatti pensare al destino stesso di Gesù. E’ indicativo che il padrone, nella parabola, esca di casa all’alba, poi verso le nove, poi a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio e alle cinque della sera. Questi momenti ed orari, infatti, corrispondono anche agli eventi della passione del Signore: all’alba i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tengono consiglio contro di Lui per farlo morire; alle nove Gesù viene crocifisso (Mc 15,25); a mezzogiorno calano le tenebre su tutta la terra; verso le tre del pomeriggio Gesù invoca il Padre a gran voce; venuta la sera il suo corpo è avvolto in un lenzuolo pulito e deposto in un sepolcro nuovo (Mt 27,1.11.45.60).
Il collegamento con la passione del Signore non sembra debole se ora riflettiamo su un fatto, accaduto nel giorno della sua morte, tale da suscitare mormorazioni molto più “giustificate” di quelle degli operai della parabola, e perfino da parte dell’ultimo assunto. Sul Golgota, infatti, si compiono alla lettera le parole con cui Gesù conclude il racconto odierno: “Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi” (Mt 20,14-16).
Mi riferisco alla sorte del “buon ladrone”: a lui Gesù ha dato subito un’immensa ricompensa e non aveva lavorato neanche un minuto nella vigna! Tutto ciò che costui ha fatto è stato questo fiducioso appello: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). Ma ancor più di questa misericordia divina “in extremis”, guardiamo a quella che stava nascosta e si preparava nella disgraziata vita di questo condannato a morte: per lui la via della salvezza è coincisa con il fallimento della sua stessa esistenza! In maniera stupefacente si fissano e si compiono qui, come in una fotografia, le parole del profeta: “Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie” (Is 55,9).
Quale messaggio corrispondente possiamo allora ricavare per noi?
Direi questo: chiunque sia angosciato ed interiormente come fallito a causa del proprio passato che si prolunga inesorabile nel presente, può mutare il suo lamento in gioia sapendo che proprio quello che è accaduto gli permette ora di rivolgersi a Gesù con la stessa sconfinata fiducia del buon ladrone, nella certezza di fede di sentirsi dire la stessa liberante risposta: “Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43). Quest’“oggi” è adesso! Vuol dire: “Io ti perdono tutto! tu sei ora nuovo, ti dono la mia Vita, la mia Gioia e il mio Amore! Credi solo in me!”
Aggiungo qui un pensiero d’attualità. Per il buon ladrone, la crocifissione con Gesù fu decisiva per la salvezza eterna della sua vita. Se, per ipotesi, una certa “pietas” legale romana avesse consentito ai condannati alla croce di scegliere, in alternativa, il suicidio “assistito” per avvelenamento (ed egli ne avesse usufruito), l’infinita bontà del Signore non avrebbe potuto incontrarsi con la sua libertà, riscattando così l’intera sua vita e salvandolo dalla morte eterna.
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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.