Il viaggio del Papa in Germania tra speranze e contestazioni

ROMA, mercoledì, 14 settembre 2011 (ZENIT.org).- Venerdì 16 la Sala Stampa del Vaticano ospiterà una conferenza per presentare ai giornalisti il viaggio di Benedetto XVI in Germania, in programma dal 22 al 25 settembre e che prevede diversi eventi pubblici.

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Soltanto a Berlino saranno cinque, e poi il viaggio proseguirà facendo tappa in Turingia e Friburgo. Finora si sono registrate oltre 245.000 persone, di queste circa 70.000 riempiranno lo Stadio Olimpico di Berlino (seimila provengono dall’estero).

In Germania circa un terzo della popolazione è protestante, un altro terzo cattolico, e il terzo rimanente ateo con una piccola percentuale musulmana.

Si tratta del terzo viaggio dell’attuale Pontefice nella sua terra di origine, dopo quelli dell’agosto 2005 e del settembre 2006.

Negli ambienti vaticani ci si aspetta una clima di benvenuto tra il neutro e il positivo. Il Pontefice avrà una fitta agenda e porterà unità in un Paese che è stato diviso dal muro per diversi decenni, e dove hanno sopravvissuto al comunismo tanti cattolici, verso i quali il Santo Padre nutre profonda gratitudine.

Certo non mancheranno le contestazioni, a cominciare dal 22 settembre davanti al Bundestag tedesco, quando deputati del partito socialdemocratico Spd, dei Verdi e della sinistra radicale Die Linke diserteranno il discorso di Benedetto XVI previsto per quel giorno al Parlamento in camere riunite. A questo annuncio l’arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, ha replicato: “sarebbe però meglio ascoltare quello che il Papa ha da dire prima di criticarlo”.

Secondo gli esperti, le parole di Benedetto XVI saranno molto apprezzate all’interno del mondo giovanile pensante, anche perché si tratterà di un evento legato a una Chiesa non nazionale. Non bisogna dimenticare inoltre, che la Germania è un paese con un mondo protestante molto definito che ha una interpretazione del cristianesimo ben diversa da quella cattolica, anche se la Conferenza Episcopale Tedesca porta avanti da anni un dialogo continuo e un confronto su queste tematiche.

Inoltre in questo Paese esiste un importante mondo accademico, attorno al quale ruotano tanti teologi non religiosi, oltre alle Facoltà statali, dove il dibattito sulla Riforma è tuttora molto acceso.

Non a caso nel libro “Gesù di Nazaret” Benedetto XVI interviene dando risposte a questioni riguardanti la teologia protestante, ed è proprio in questo dialogo che il Papa intende andare all’essenziale.

Inoltre, il viaggio avviene a pochi giorni dalla decisione di due organizzazioni, lo Snap (Survivors network of those abused by priests) e il Cfcr (Center for Constitutional Rights), di presentare un ricorso alla Corte penale internazionale dell’Aja contro Benedetto XVI, l’attuale Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il Cardinale Angelo Sodano, e il Prefetto della Congregazione della dottrina della fede, il Cardinale William Levada.

L’accusa è quella di aver commesso “crimini contro l’umanità” e il tentativo ultimo è quello di dimostrare che il Vaticano avrebbe “tollerato e reso possibile la copertura sistematica e diffusa di stupri e crimini sessuali contro i bambini in tutto il mondo”.

Il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli e Prefetto emerito di Propaganda Fide non ha dubbi: “Qui c’è, dobbiamo dirlo molto concretamente, il solito tentativo anti-cattolico che tende in qualche maniera a offuscare un’immagine che, dal punto di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società”.

“Queste – ha proseguito il porporato – sono le cose più assurde perché se c’è un amante dell’umanità, per vocazione insita al proprio essere cristiano e per formazione anche culturale e sociale, questo è l’attuale Papa. È la Chiesa che si fa madre e maestra dell’umanità e invece poi si arriva a queste cose assurde. Mi sembra che siamo completamente fuori da ogni logica”.

Persone autorevoli vicine al Papa, intanto, hanno indicato che senza ombra di dubbio per Benedetto XVI i casi di abuso sono stati una sorpresa, quasi inimmaginabile, come per la generazione del dopoguerra. E in Germania probabilmente si parlerà anche di questo.

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ZENIT Staff

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