Benedetto XVI: le religioni siano “forze del convivere”

di Chiara Santomiero

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 11 settembre 2011 (ZENIT.org).- “Incontri come quello che ebbe luogo ad Assisi e quello che si tiene oggi a Monaco rappresentano occasioni in cui le religioni possono interrogare se stesse e chiedersi come diventare forze del convivere”.

E’ la convinzione espressa da Benedetto XVI nel messaggio inviato al Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di Monaco e Frisinga, in occasione dell’apertura, questa domenica a Monaco di Baviera, dell’incontro “Bound to live together. Religioni e culture in dialogo”, organizzato dalla Diocesi tedesca insieme alla Comunità di Sant’Egidio.

L’appuntamento proposto dalla Comunità di Sant’Egidio si ripete ogni anno, ospitato in diverse città, per tenere vivo lo “spirito di Assisi” e il messaggio di pace lanciato da Giovanni Paolo II ormai venticinque anni fa nell’incontro con i leader religiosi di tutto il mondo. Quest’anno la coincidenza con il decimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle di New York lo riempie di una nuova intensità di significati.

“Sono lieto – ha sottolineato il Papa – che l`incontro di quest’anno abbia luogo a Monaco, la città di cui sono stato Vescovo, alla vigilia del mio viaggio in Germania e in preparazione alla cerimonia per la memoria del venticinquesimo anniversario della preghiera mondiale per la pace di Assisi che avrà luogo nel prossimo mese di ottobre”.

“Il vivere insieme – ha affermato Benedetto XVI a proposito del titolo del meeting, che si può tradurre con “convivere è il nostro destino” – può trasformarsi in un vivere gli uni contro gli altri, può diventare un inferno, se non impariamo ad accoglierci gli uni gli altri, se ognuno non vuole essere altro che se stesso”.

Se il vivere insieme è una semplice predisposizione che deriva dalla condizione umana “è nostro compito – spiega il Papa – darle un contenuto positivo” e “intendere la predisposizione a vivere insieme come impegno e dono”.

E’ desiderio di Dio che gli uomini formino un’unica famiglia in cui tutti siano fratelli e sorelle.
Il senso fondamentale di incontri come quello di Monaco o di Assisi, per il Pontefice, è “rivolgersi ai vicini e ai lontani nello stesso spirito di pace che Cristo ci ha mostrato”.

“Dobbiamo imparare – ha esortato Benedetto XVI – a vivere non gli uni accanto agli altri, ma gli uni con gli altri”, il che significa “imparare ad aprire il cuore agli altri, a permettere che i nostri simili prendano parte alle nostre gioie, speranze e preoccupazioni”.

Il cuore, infatti, “è il luogo in cui il Signore ci si fa vicino”, motivo per il quale “la religione che è centrata sull’incontro dell’uomo con il mistero divino è connessa in maniera essenziale con la questione della pace”.

“Se la religione fallisce l’incontro con Dio – ha affermato il Papa con decisione – , se abbassa Dio a sé, invece di elevare noi verso di lui, se ne fa in un certo senso una nostra proprietà, allora in tal modo può contribuire alla dissoluzione della pace”.

Se essa invece “conduce al divino, al creatore e redentore di tutti gli uomini, allora diventa una forza di pace”.

“Sappiamo – non ha nascosto Benedetto XVI – che anche nel cristianesimo ci sono state distorsioni pratiche dell’immagine di Dio, che hanno portato alla distruzione della pace. Tanto più tutti noi siamo chiamati a lasciare che il Dio divino ci purifichi, per diventare uomini di pace”.

Non si tratta di un invito ingenuo a facili entusiasmi.

“Il campo in cui deve prosperare il frutto della pace – ha rammentato il Papa – deve sempre essere coltivato”. Non senza sforzi che a volte sembrano non riuscire a cambiare molto.

“Spesso non possiamo fare altro – ha proseguito il Pontefice – che preparare incessantemente e con tanti piccoli passi il terreno per la pace in noi e intorno a noi, anche pensando alle grandi sfide con cui si confronta non il singolo, ma l’intera umanità, come le migrazioni, la globalizzazione, le crisi economiche e la salvaguardia del creato”.

E ancora: “Dal primo incontro di Assisi 25 anni fa ci sono state e ci sono molte iniziative per la riconciliazione e la pace che riempiono di speranza, purtroppo però anche molte occasioni perdute, molti passi indietro”.

“Terribili atti di violenza e terrorismo – ha ricordato il Pontefice – hanno ripetutamente soffocato la speranza della convivenza pacifica della famiglia umana agli albori del terzo millennio, vecchi conflitti covano sotto la cenere o scoppiano nuovamente, e ad essi si aggiungono nuovi scontri e nuovi problemi”.

Tuttavia i cristiani sanno che “la pace non può semplicemente essere ‘fatta’, ma che sempre è anche ‘donata’”.

“La pace è un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai totalmente compiuto”, ha affermato Benedetto XVI ricordando il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2011. Si tratta quindi di “un mandato permanente a noi affidato e contemporaneamente un dono da invocare”.

“Proprio per questo – ha concluso il Pontefice – è necessaria la comune testimonianza di tutti coloro che cercano Dio con cuore puro, per realizzare sempre più la visione di un convivere pacifico tra tutti gli uomini”.

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ZENIT Staff

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