Note per vacanze cristiane

Le ferie sono più che mero ozio

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MADRID, venerdì, 29 luglio 2011 (ZENIT.org).- Per monsignor Juan del Río Martín, Arcivescovo castrense di Spagna, “ci sono due modi di vivere le vacanze”: “quello più potenziato dalla cultura edonista dominante è il ‘dolce far niente’”, “l’altro modo è quello che propone Benedetto XVI di mettere il Vangelo nella valigia, che vuol dire diventare padroni delle nostre vacanze, saperle valorizzare ma non mitizzarle mai e scoprire i valori che racchiude questo periodo dell’anno”.

Per queste ragioni, il presule indica dieci punti per vivere delle vacanze realmente cristiane, il primo dei quali è “il riposo”.

“La fatica e l’affanno per il lavoro e altre occupazioni offuscano il criterio del vero e del giusto – osserva –. Le vacanze sono un periodo utile per riprendere le forze fisiche, psichiche e spirituali che rendano possibile un cambiamento negli aspetti della vita che lo richiedono”.

Il secondo aspetto è la riflessione: “bisogna cercare spazio e tempo per pensare a sé”. “Non aver paura di incontrare te stesso e vincere la superficialità che produce il trambusto della vita ordinaria. Per questo, non dimenticarti dei Vangeli, che ti aiuteranno”.

C’è poi “l’allegra serenità”: “i divertimenti distraggono, i viaggi allontanano momentaneamente i problemi”, “ma l’allegria permanente deriva dal fatto di avere la ‘casa interiore’ in ordine. Le vacanze sono un periodo privilegiato per una ‘messa a punto’”.

Il quarto punto sottolineato dall’Arcivescovo castrense è la famiglia: “in una società in cui il padre e la madre lavorano fuori casa, i figli si godono poco i genitori”, ma il periodo delle vacanze “può stringere molto i legami familiari, aumentare la comunicazione tra i membri e aiutare quelli che ne hanno più bisogno”.

Non va poi dimenticata l’amicizia, perché “i rapporti tra gli amici hanno bisogno di tempo”. “Le vacanze sono un momento propizio per avvicinare amici, riparare alle dimenticanze, sanare malintesi, visitare un amico malato e passare ora in buona compagnia”.

Allo stesso modo, bisogna “riscoprire la bellezza della fede”, perché “si deve saper captare la bellezza delle opere umane che ci hanno lasciato i nostri antenati”, coltivando “la sensibilità verso il nostro patrimonio storico, artistico, culturale e religioso”.

Il settimo punto è “il silenzio”, in cui “riusciamo a percepire le voci più significative per la nostra realizzazione personale”. “Quanti apprezzano il silenzio diventano ‘maestri’ dell’ascolto e della comunicazione”, osserva il presule.

L’ottavo e il nono punto sono invece la preghiera e la cura del creato. La preghiera, “scarsa per le tante occupazioni”, è nelle vacanze “un momento per una maggiore comunicazione con il Signore e per ricevere da Lui la forza e lo stimolo per il nostro cammino quotidiano”, mentre l’apprezzamento del creato permette di “valorizzare lo splendido spettacolo che ci offre ogni giorno gratuitamente madre natura, in cui è tanto palpabile l’impronta del Creatore”.

L’ultimo aspetto sottolineato dal Vescovo è infine “la solidarietà”, perché “in vacanza non si deve mai dimenticare l’amore per i poveri”, che si manifesta “nel contenere le spese e nella condivisione, curando gli anziani e facendo loro compagnia e sostenendo interessanti attività sociali e pastorali”.

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ZENIT Staff

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