La rivoluzione naturale nella salute della donna

Thomas Hilgers guida alla comprensione della fertilità

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di Traci Osuna


OMAHA (Nebraska, Stati Uniti), venerdì, 29 luglio 2011 (ZENIT.org).- Come giovane specializzando in medicina, nel 1968, il dr. Thomas Hilgers si occupava dei suoi pazienti e si teneva aggiornato sugli ultimi sviluppi della medicina. Come cattolico era anche attento al fatto che uno degli sviluppi più significativi di quegli ultimi anni nel campo della salute riproduttiva era stata l’invenzione della pillola contraccettiva nel 1960.

Hilgers, ora ginecologo e specializzato in medicina riproduttiva e chirurgia, è autore del libro “The NaProTechnology Revolution: Unleashing the Power in a Woman’s Cycle”. L’opera richiama gli elementi che lo hanno ispirato a fondare il Pope Paul VI Institute for the Study of Human Reproduction e a sviluppare metodi per trattare un’ampia gamma di questioni ginecologiche in linea con gli insegnamenti della Chiesa cattolica.

Alla fine degli anni Sessanta, scrive Hilgers, molti si chiedevano se Chiesa avrebbe modificato la propria posizione sulla contraccezione. “Ho seguito la questione da vicino, pensando addirittura che la Chiesa fosse in procinto di cambiare la sua nota posizione di contrarietà alla contraccezione”. Poi, il 25 luglio 1968, Papa Paolo VI ha posto fine alla polemica presentando la posizione definitiva della Chiesa nella lettera enciclica “Humanae vitae”.

In questo documento, il Papa ha ribadito il valore della vita umana e la piena opposizione della Chiesa alla contraccezione. Un messaggio che secondo Hilgers è stato accolto da molti, anche dentro la Chiesa, con rabbia e frustrazione.

Nell’ambito della polemica e dei servizi tendenziosi della stampa, Hilgers decise di leggere egli stesso la “Humanae vitae”. Questa lettura ha finito per incidere profondamente sulla sua vita personale e professionale, indirizzando il corso della sua vita lavorativa in favore della salute della donna.

Collaborazione nella riproduzione

Nel corso degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, Hilgers e la sua équipe hanno effettuato ricerche sui diversi metodi di regolazione della fertilità e di pianificazione familiare naturale approvati dalla Chiesa. Nello stesso periodo nasceva il primo “test-tube baby” (bambino provetta) e la fecondazione in vitro diventava il nuovo “grande” progresso della medicina.

La sua équipe ha proseguito la sua missione, e dal suo lavoro è poi nato il Creighton Model Fertility Care System, un modo naturale per regolare la fertilità.

Nel 1985 Hilgers ha fondato il Pope Paul VI Institute for the Study of Human Reproduction, con sede a Omaha, nel Nebraska. La struttura ospita anche il National Center for Women’s Health.

In un’intervista rilasciata a ZENIT, Hilgers ha spiegato come il Creighton Model Fertility Care System rappresenti un “sistema originale e che per questo ha avuto un’applicazione particolare nell’ambito della salute riproduttiva della donna”.

“Negli ultimi 30 o 35 anni”, ha aggiunto, “abbiamo continuato a fare ricerca su tutto questo, e da ciò è nata la Natural Procreative Technology (NaPro Technology)”.

Secondo Hilgers, la NaPro Technology è molto più di una forma avanzata di pianificazione naturale che agisce in sintonia con il ciclo femminile. “Diventa, in effetti, tutta una nuova scienza della salute femminile”, afferma. La scienza della NaPro Technology assume tre forme: quella medica, quella perinatale e quella chirurgica.

Piuttosto che affrontare semplicemente la questione della fertilità, la NaPro Technology prende in considerazione le molteplici questioni ginecologiche della donna. “Si pone in direzione diametralmente opposta rispetto alle tecniche artificiali di riproduzione”, che – spiega Hilgers – sono o soppressive o distruttive e non collaborative rispetto al potenziale della vita umana.

Per il medico, la NaPro Technology aiuta anche le donne a superare diverse sofferenze, tra cui, ma non solo, la depressione post parto, le cisti ovariche, l’endometriosi e l’irregolarità dei cicli. Può anche aiutare a prevenire i parti prematuri che spesso sono conseguenza delle tecniche di riproduzione artificiale.

“Abbiamo sviluppato un’intera branca chirurgica degli interventi quasi privi di aderenze”, afferma. “Possiamo operare e ricostruire i tessuti riproduttivi della donna in un modo mai visto prima d’ora”. Secondo Hilgers, molte donne temono che la chirurgia possa produrre gravi cicatrici con maggiori danni che benefici. “Noi ora siamo in grado di operare senza lasciare cicatrici”.

Le cure possono variare da un’iniezione di progesterone per aiutare nella depressione post parto all’osservazione e tabellarizzazione dei mutamenti nel ciclo mestruale per monitorare la fertilità, alla chirurgia, sia in laparoscopia che tradizionale.

Abusi nella fertilità

Sin dagli anni Sessanta e Settanta, quando si sono diffusi nella società la rivoluzione sessuale e l’amore libero, la medicina ci ha fornito “la pillola” e i bambini in provetta, oltre ad altri “progressi” di cui però al mondo secolare non piace parlare, afferma Hilgers.

Il suo libro tratta della diffusione di problemi sociologici e medici come aborto, nascite extramatrimoniali, malattie sessualmente trasmesse, diverse forme di cancro, casi di stupro, aumenti nei tassi di divorzio, di suicidio di adolescenti, nascite sottopeso, morti neonatali e aumento nell’uso di droghe. Tutto questo è aumentato drasticamente negli ultimi 45-50 anni.

“Viviamo sostanzialmente in una cultura di abuso della fertilità”, afferma Hilgers. “La gente dà per scontata la propria fertilità e non esita a sopprimerla [con la pillola] o a distruggerla [con] diverse forme di contraccezione. E nel corso degli anni della cosiddetta rivoluzione sessuale una delle cose che è stata sempre rivendicata è che non vi fossero vittime. Ma io credo [che vi sia stato] troppo silenzio in relazione alla soverchiante distruzione dei rapporti nella famiglia e all’epidemia delle malattie sessualmente trasmesse che è avvenuta in conseguenza di tutto questo”.

Hilgers spiega che sin dalla sua introduzione, nel 1960, la pillola contraccettiva ha assunto una nuova identità. “I medici si sono accorti subito di poter trattare tutta una sere di affezioni, come l’irregolarità del ciclo, la ricorrenza delle cisti ovariche, e l’elenco potrebbe continuare”. Oggi i medici prescrivono regolarmente la pillola per trattare la sindrome premestruale, l’osteoporosi e l’acne.

“Parlano dei benefici in termini di salute, ma non parlano molto dei rischi per la salute, salvo per ciò che dispone la Food and Drug Administration, e poi la gente non ascolta”, afferma. L’uso della pillola contribuisce alle embolie polmonari, alle trombosi e agli infarti. Le donne sono esposte a un maggior rischio di tumore al seno a causa della pillola, oltre a un maggior rischio di tumore alla cervice spesso provocato dalla trasmissione del Papilloma virus (HPV).

“[Questi sono] tutti rischi associati alla pillola, ma loro tendono a minimizzare tutto questo con conseguenze veramente tragiche per le donne”, afferma.

Salto di crescita

Quando Hilgers e la sua équipe hanno iniziato, nei primi anni Ottanta, a formare i medici secondo i loro metodi, la risposta ottenuta dal mondo della medicina non è stata come se l’aspettavano. “Per 10 anni abbiamo avuto forse un medico l’anno e di solito alla fine [del programma] ne usciva sconvolto”, ricorda. “Quindi c’è voluto del tempo”.

Nel 1991 ha pubblicato un testo medico dal titolo “The Medical Application of Natural Family Planning: A Physician’s Guide to NaPro Technology”, e l’idea si è diffusa. “D’improvviso avevamo quattro o cinque medici nella classe, poi 10, poi 30”. Lo scorso aprile, il Pope Paul VI Institute ha organizzato un seminario di una settimana per 90 studenti, la metà dei quali
medici e l’altra metà istruttori di NaPro Technology e specialisti della fertilità.

“Abbiamo avuto medici provenienti da Polonia, Irlanda, Inghilterra, Australia, Canada, Stati Uniti; è stato incredibile!”. Ora hanno più di 230 centri per la fertilità sparsi negli Stati Uniti e programmi in Paesi di tutto il mondo, tra cui Giappone, Singapore, Australia, Africa, Messico e Europa.

“Ho detto a molte persone che non avrei mai pensato di vedere nella mia vita ciò che sto vedendo oggi, e questo è molto gratificante”, afferma Hilgers. Con questa ampia diffusione della contraccezione e dei metodi artificiali di riproduzione la strada è ancora lunga e c’è ancora molto da fare, riconosce. “Siamo come i ragazzi del quartiere”.

Il medico è comunque ottimista sul fatto che la società inizierà ad apprezzare la vita umana e vedrà la sacralità dei doni che Dio ci fa. “Nei prossimi 10 anni vedremo un cambiamento, credo. Se si guarda bene, il cambiamento è già in atto. Non è evidente, non è così grande, ma io credo che il potenziale sia presente”, afferma Hilgers con un senso di speranza. “È bello pensarci”.

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ZENIT Staff

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