di Jesús Colina
ROMA, mercoledì, 27 luglio 2011 (ZENIT.org).- C’è ancora molto da conoscere sulla storia e sull’anima di Joseph Ratzinger. E solo una persona conosce questi aspetti così personali: suo fratello Georg.
Prossimamente tutto ciò sarà rivelato nel libro “Mein Bruder, der Papst” (Mio fratello il Papa), un’intervista con monsignor Georg Ratzinger rilasciata a Michael Hesemann.
Il più anziano Ratzinger si è intrattenuto con lo storico a Ratisbona e la loro conversazione copre le 256 pagine del libro che sarà pubblicato, completo di fotografie di famiglia, a Monaco, da Herbig, nel mese di settembre, poco prima del viaggio del Santo Padre nella sua terra natia.
ZENIT ha parlato con Hesemann dell’intervista.
Lei crede che questo libro possa aiutare a capire meglio la vocazione di Joseph Ratzinger?
Hesemann: Proprio questa è l’intenzione del libro, che è stato scritto in occasione del 60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Sua Santità il Papa e di suo fratello monsignor Georg Ratzinger. Il libro mostra come la sua incredibile e del tutto inaspettata “carriera” ha seguito una sorta di disegno nascosto che può essere solo opera della Divina Provvidenza. Quando ho visitato la Emanuel School of Mission di Altoetting, il santuario mariano che è stato un punto centrale nell’infanzia di Joseph Ratzinger, ho sentito il motto: “dai tutto, ricevi di più”. E questo è esattamente il principio che lui ha seguito. Ha sempre dato tutto, ha cercato di servire il Signore con tutto il suo potenziale ed ha ricevuto molto di più di quanto potesse mai immaginare o desiderare.
Vi sono elementi nuovi sulla vita di Joseph Ratzinger? E su quella di Georg Ratzinger?
Hesemann: Certamente. In questo libro sono descritti i dettagli personali della loro vita familiare. E ancora una volta abbiamo un motto calzante: “una famiglia che prega insieme, rimane insieme”. La famiglia Ratzinger è stata una sorta di baluardo contro le ondate di tutti quei periodi tempestosi, compreso quello del regime nazista e degli orrori della guerra. Ed è diventata forte grazie al grande senso religioso e all’intensa vita religiosa. Soprattutto oggi, che molte famiglie sono lacerate da problemi familiari e divorzi, i Ratzinger potrebbero rappresentare un modello positivo di famiglia. Il loro segreto è quello di essere una famiglia sottomessa a Dio, di aver trasformato la famiglia in una cellula fondamentale della Chiesa stessa. Se vi fossero più famiglie come questa non avremmo questa carenza di vocazioni!
Cosa l’ha sorpresa nelle sue conversazioni con il fratello del Papa?
Hesemann: Molte cose, ma la sorpresa più grande è stata di scoprire quanto diritto – ma allo stesso tempo inaspettato – sia stato il cammino che ha portato Ratzinger al Soglio di Pietro. Il giorno più importante della sua vita è stata la sua consacrazione sacerdotale il 29 giugno del 1951, quando ha capito quanto di più poteva dare alle persone consentendo allo Spirito Santo di lavorare attraverso di lui. Era così contento quando faceva il cappellano di una parrocchia di Monaco! Ma poi, per via della sua mente straordinariamente brillante è stato incoraggiato a fare il professore di teologia e gli è piaciuto. Non voleva diventare Vescovo, tanto che l’hanno dovuto convincere. Poi il Papa Paolo VI l’ha nominato Arcivescovo di Monaco. Quando Giovanni Paolo II l’ha chiamato a Roma, ha tirato fuori tutta una serie di motivazioni per rimanere in Baviera, ma ancora una volta qualcuno l’ha convinto. Questa volta è stato il Papa a doverlo convincere: “Monaco è importante, ma Roma è più importante”.
Alla fine sognava di ritirarsi, per trascorrere più tempo con suo fratello e scrivere dei libri, ma è stato eletto Papa. Questo mi ha ricordato San Pietro e le parole di Nostro Signore: “…un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21,18). Quella era una profezia, avveratasi poi con il martirio del Principe degli Apostoli. Ma comunque descrive molto bene ciò che è avvenuto a Joseph Ratzinger. Se si segue la sua vita, “qualcuno” l’ha preparato al Ministero petrino sin dall’inizio. È tutta opera di Dio!
Ma un’altra sorpresa è stata quella di vedere l’incondizionata opposizione della sua famiglia ai nazisti, sin dagli albori. Il padre dei ragazzi, Joseph Ratzinger senior, era un lettore assiduo, forse anche abbonato, della pubblicazione cattolica più anti-nazista in assoluto “Der gerade Weg” (La via dritta), il cui redattore, Fritz Michael Gerlich, è stato uno dei primi martiri cattolici della Germania nazista. Ratzinger padre era comandante della polizia di un piccola città, Tittmoning, e si è trovato in gravi difficoltà ancora prima della presa del potere nazista, perché aveva posto fine a diversi incontri di nazisti e si era confrontato con le SA naziste diverse volte. Alla fine è stato costretto a fare un passo indietro nella sua carriera e a continuare il suo servizio in un piccolo villaggio, Aschau.
L’ingresso di Georg e Joseph in seminario, la loro decisione di diventare sacerdoti cattolici, a quell’epoca rappresentava un palese rifiuto del nazismo fortemente opposto alla Chiesa. Sono stati scherniti e discriminati a causa di questa decisione, ma hanno seguito la loro coscienza. Il papà dei Ratzinger, che all’epoca viveva solo di una magra pensione, ha rifiutato tutti i vantaggi economici di chi aderiva al partito nazista. L’adolescente Joseph Ratzinger è riuscito a non partecipare alla Gioventù hitleriana, anche se era obbligatorio per la legge tedesca entrare in questa organizzazione. Lui semplicemente non è andato e quando è stato costretto a fare il soldato ha disertato e solo un miracolo l’ha protetto dall’arresto e dall’impiccagione prevista per i disertori.
Qual è il ruolo della musica nella vita di Georg? E in quella di Joseph?
Hesemann: La musica ha sempre avuto un ruolo importante nella vita della famiglia Ratzinger. Il loro padre non solo cantava nel coro dei ragazzi della sua parrocchia, ma suonava lo zither, uno strumento popolare della musica tipica bavarese. La madre, che una volta faceva la domestica per un direttore d’orchestra, ha avuto un contatto con la musica classica, anche lei, da giovane. Così, quando Georg ha scoperto il suo enorme talento musicale è stato incoraggiato dai suoi genitori. Era affascinato da un uomo che possedeva un armonium, così suo padre gliene comprò uno e lo suonava così bene che, quando aveva ancora solo 10 anni, il parroco gli chiese di suonarlo durante la Santa Messa per i ragazzi, durante la settimana.
Joseph condivideva questo suo amore per la musica e ha avuto insegnanti di musica sia per l’armonium che per il pianoforte. Ancora oggi, come Papa, suona il pianoforte quando il tempo glielo consente. Ama la musica classica, soprattutto Mozart. I giovani Ratzinger riuscirono una volta ad andare al festival di Salisburgo e ad ascoltare qualche concerto importante. Oggi, quando Georg Ratzinger va a trovare suo fratello, il Santo Padre gli chiede regolarmente di suonare il pianoforte per lui, cosa che lo diletta molto.
Ci può descrivere l’anima di Georg Ratzinger?
Hesemann: Ogni incontro con lui è stato veramente molto bello. Ha un cuore d’oro. Ho raramente incontrato un uomo così umile, così amichevole e affabile come lui. Al contempo sono stato impressionato dalla sua memoria, che ovviamente condivide con suo fratello. È un grande uomo e certamente non è solo “il fratello del Papa”, giacché ha fatto una carriera eccezionale per conto suo come direttore del coro giovanile “Regensburger Domspatzen”, famoso in tutto il mondo. Hanno fatto concerti in Giappone, negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo. È anche un compositore dotato. Ma prima di tutto è quel delizioso gentiluomo e quel sacerdote dal cuore grande, con una prof
onda fede in Dio e un buono e sano senso dell’umorismo.