MADRID, martedì, 26 luglio 2011 (ZENIT.org).- Recentemente un giornalista mi ha chiesto se la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), che si terrà tra meno di un mese a Madrid, possa essere considerata come un antidoto o una forma di prevenzione rispetto al fenomeno delle sette e delle nuove religiosità. La mia risposta affermativa è stata semplice, ma penso che una domanda così intelligente e profonda come questa meriti una risposta più estesa, che vorrei dare qui in qualche modo.
Nell’agosto del 2010, Papa Benedetto XVI, principale promotore di questo evento ecclesiale, ha pubblicato un lungo messaggio per invitare i giovani di tutto il mondo alla GMG di agosto del 2010. Questo documento può darci un’idea del perché la GMG può rappresentare un buon elemento di prevenzione (e guarigione) di fronte alla realtà delle sette.
Quando il successore dell’apostolo Pietro fa riferimento alle aspirazioni dei giovani, afferma a tutto tondo che “l’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito” e che “è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo”.
Nel nostro mondo secolarizzato, che ha voluto espellere da numerosi ambiti qualunque elemento religioso in quanto arretrato o irrazionale, si sono moltiplicate le offerte alternative, nel tentativo di colmare il conseguente vuoto di senso. Superstizione e magia, esoterismo e occultismo, New Age, sette più o meno nocive e correnti fondamentaliste interne alle grandi religioni, costituiscono un panorama multireligioso che continua a ricordarci che l’uomo è un essere religioso, vincolato al Trascendente, chiamato ad uscire dalla sua finitezza e contingenza per aspirare a “qualcosa di più”.
I giovani non sono avulsi da questo. Una società occidentale che li guarda molte volte come consumatori e non come persone e che al contempo emargina culturalmente e considera illegittime le opzioni religiose classiche – che hanno dimostrato il loro potenziale umanizzante e datore di senso – mette davanti ai loro occhi, nel “supermercato spirituale” o “religione à la carte”, una varietà impressionante di offerte, senza poter disporre di un criterio per il discernimento, per mancanza di formazione religiosa e – perché no – dell’esperienza di Dio.
In questo contesto, del quale ho evidenziato gli elementi più negativi, ma che rivelano anche quella sete spirituale innata nell’uomo, la GMG viene presentata dal suo “organizzatore” e in definitiva dalla Chiesa cattolica come un’occasione per vivere “un’intensa comunione tra i partecipanti”, secondo il messaggio del Papa. Mentre le sette approfittano del diffuso individualismo e del bisogno di instaurare rapporti profondi e di identificazione dei giovani, la GMG si presenta puntualmente come una comunione vivida nella Chiesa come comunità di credenti.
Benedetto XVI si riferisce anche all’incertezza rispetto al futuro, propria della gioventù di oggi, come un elemento di cui la Chiesa tiene conto, poiché “molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri”, alludendo alla ricerca di sicurezza e di identità, che li rende vulnerabili di fronte alle offerte delle nuove religiosità.
A questo punto non si può non sottolineare l’appropriatezza del tema scelto per la GMG del 2011: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Di fronte alle questioni umane fondamentali sul senso della vita e della realtà (“che senso ha la mia vita, quale scopo, quale direzione dovrei darle?”), e richiamando le parole di San Paolo ai Colossesi, il Papa propone due immagini di sicurezza e fermezza: essere radicati ed essere fondati. Una personalità giovane, cosciente delle proprie radici, è più facile che viva un’esperienza religiosa autentica e di liberazione. Le radici sono, tra le altre, la famiglia e la cultura, oltre alla fede, che “non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo”.
Questo pone anche una sfida pastorale fondamentale alla Chiesa: aiutare i giovani a vivere una vera esperienza di fede, che comprenda l’incontro con Cristo, l’appartenenza a una comunità accogliente, vivere la preghiera e la liturgia e un programma di vita morale derivato dal Vangelo.
L’avvertimento di Benedetto XVI che non può passare inosservato è il seguente: “Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia”. Penso che possiamo collocare qui, senza grandi difficoltà, l’intero mondo delle sette e delle nuove religiosità, che vorrebbe offrire una scorciatoia nella ricerca del senso e che vorrebbe saziare una sete senza però riuscirci.
Poi c’è la tentazione del neopaganesimo ambientale, che in forma organizzata o come tendenza culturale è presente nella vita dei giovani di oggi, rappresentando un parallelo con i Colossesi a cui si rivolgeva l’apostolo Paolo e la cui comunità, secondo l’attuale Vescovo di Roma, “era minacciata dall’influsso di certe tendenze culturali dell’epoca, che distoglievano i fedeli dal Vangelo”. In questo senso, il Papa afferma chiaramente che “vi sono però dei cristiani che si lasciano sedurre dal modo di pensare laicista, oppure sono attratti da correnti religiose che allontanano dalla fede in Gesù Cristo”.
Infine, vorrei evidenziare due elementi che il Papa illustra prima di completare il suo messaggio rivolto ai giovani. Il primo: la necessità di avere un contatto diretto con Dio, attraverso Gesù, il Verbo incarnato, che vive ed è vicino all’uomo. Il secondo: l’appartenenza alla Chiesa come comunità di fede e di tradizione, chiamata a dare testimonianza e ad impegnarsi nel mondo, che sostiene il cammino personale di ciascuno nella sequela di Cristo.
La GMG sarà un evento molto concreto, è vero, ma aiuterà molti giovani partecipanti a vivere, da un lato, il fatto che “la scelta di credere in Cristo e di seguirlo non è facile; è ostacolata dalle nostre infedeltà personali e da tante voci che indicano vie più facili”. Ma, dall’altro, mostrerà che la fede, vissuta in modo festivo nella GMG, aiuterà a “far ritrovare … il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo”. Antidoto per i giovani contro le sette? Certamente, sì.
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*Luis Santamaría del Río, sacerdote esperto in nuove religiosità e membro fondatore della Red Iberoamericana de Estudio de las Sectas (RIES).