di padre John Flynn, LC
ROMA, domenica, 24 luglio 2011 (ZENIT.org).- I fautori dell’eutanasia continuano a fare pressioni per la loro causa nonostante abbiano recentemente subito diverse sconfitte, tra cui la votazione del gennaio scorso del Senato francese contro una proposta di legalizzazione dell’eutanasia.
Questa e altre battute d’arresto non hanno attenuato la pressione, come ha avvertito il procuratore Hugh Scher nel suo intervento al Terzo simposio internazionale sull’eutanasia e il suicidio assistito svoltosi a Vancouver, in Canada.
Il 4 giugno, Scher, che è il consulente legale della Euthanasia Prevention Coalition, ha parlato di alcuni procedimenti giudiziari in Canada, secondo quanto riferito dal settimanale B.C. Catholic il 16 giugno.
La British Columbia Civil Liberties Association e la famiglia Carter sono attualmente in causa, sostenendo che prevenire il suicidio assistito costituisce una violazione dei diritti ed è quindi incostituzionale. La loro speranza, ha detto Sher, è di riuscire a portare il caso davanti alla Corte suprema del Canada.
Poco dopo le sue dichiarazioni, le forze pro-vita canadesi hanno ottenuto un successo presso la Corte d’Appello dell’Ontario, che ha decretato che i medici del Sunnybrook Health Services Centre non possono unilateralmente interrompere i trattamenti vitali dei pazienti, ha riferito il quotidiano Star del 29 giugno.
I medici di Hassan Rasouli, che si trova in stato vegetativo, volevano interrompere la ventilazione e l’alimentazione contro la volontà della famiglia.
La Corte ha deciso che in casi come questi i medici devono avere l’approvazione di una commissione sanitaria provinciale prima di poter scavalcare la volontà dei familiari.
Anche negli Stati Uniti vi sono numerose discussioni sull’eutanasia. In un articolo pubblicato nell’edizione del 27 marzo del National Catholic Register si sottolinea che nell’ultimo periodo l’eutanasia è stata oggetto di dibattito nelle assemblee legislative di Hawaii, Montana, New Hampshire e Vermont.
Successivamente nell’Oregon, dove il suicidio assistito dal medico è legale, i kit fai-da-te per il suicidio sono stati vietati. Il governatore John Kitzhaber ha firmato una legge che vieta questi kit, considerandoli un incoraggiamento al suicidio, secondo quanto riferito dal quotidiano Register Guard il 29 giugno.
La Commissione inglese
Anche in Inghilterra vi è stata una forte polemica sull’eutanasia. A giugno la BBC ha mandato in onda un documentario di Terry Pratchett, affetto dal morbo di Alzheimer e attivo nel promuovere una modifica alla legge sul suicidio assistito.
Il film racconta il caso di Peter Smedley, che aveva una malattia del motoneurone e si è recato in Svizzera a morire presso l’organizzazione Dignitas. L’ex Vescovo di Rochester, Michael Nazir Ali, ha detto che la pellicola “glorifica il suicidio”, secondo quanto riferito dalla BBC il 14 giugno.
Il 19 giugno, in un commento al documentario, Robert Epstein ha osservato che la stessa sera in cui è stato mandato in onda la BBC ha ricevuto 898 messaggi di protesta.
Tutto ciò è avvenuto mentre una commissione privata, la Commission on Assisted Dying, sta svolgendo un’inchiesta sul suicidio assistito.
La Commissione è presieduta dall’ex cancelliere, Lord Falconer. I finanziamenti provengono da Terry Pratchett e dall’uomo d’affari Bernard Lewis, come riferito dal quotidiano Guardian del 30 novembre.
Alcuni hanno criticato la Commissione sostenendo la sua improbabile imparzialità, vista la partecipazione di Pratchett, attivo promotore del suicidio assistito.
Questo dubbio è stato rafforzato dai successivi eventi. George Pitcher, sacerdote anglicano che gestisce un blog sul sito Internet del Telegraph, è intervenuto durante un programma radiofonico in cui veniva intervistato Lord Falconer.
Nel suo post del 26 giugno, Pitcher ha rilevato che Lord Falconer è stato costretto ad ammettere che 9 dei 12 membri si erano ufficialmente dichiarati favorevoli a una modifica delle leggi sul suicidio assistito.
Poco dopo, durante l’incontro annuale della British Medical Association (BMA), è stata approvata una mozione in cui si critica la Commissione per il fatto di essere non equilibrata.
Secondo un servizio del Christian Institute del 6 luglio, la mozione afferma che una maggioranza significativa dei membri della Commissione è favorevole al suicidio assistito.
La posizione della BMA riflette il fatto che la maggioranza dei medici è contraria all’eutanasia e al suicidio assistito. Un articolo pubblicato il 9 marzo da Science Daily ha rivelato che da uno studio sulle ricerche degli ultimi 20 anni risulta che i medici britannici si sono costantemente pronunciati contro il suicidio assistito.
Lo studio è stato svolto dai dottori McCormack, Clifford e Conroy, del dipartimento di medicina palliativa del Milford Care Centre di Limerick (Irlanda), e ha riguardato 16 ricerche pubblicate nel periodo 1990-2010.
Illusione
Questa opposizione dei medici al suicidio assistito è stata sostenuta anche in un articolo pubblicato sulla rivista Current Oncology, dal titolo “Legalizing euthanasia or assisted suicide: the illusion of safeguards and controls”, di J. Pereira (Vol. 18, edizione n. 2).
L’autore ha esaminato le tutele legali nei Paesi europei in cui l’eutanasia è permessa, ovvero Olanda, Belgio e Lussemburgo. Pereira, che è impegnato nelle cure palliative a Ottawa, in Canada, ha rilevato che in molti dei casi esaminati le tutele previste sono state inefficaci o ignorate. Ha anche preso in considerazione la situazione dello Stato americano dell’Oregon.
In Olanda, nel 2005, più di 560 persone sono state uccise senza che avessero espresso esplicitamente il proprio consenso. Questo significa che per ogni 5 persone morte per eutanasia, una è morta senza aver dato il proprio consenso richiesto dalla legge. Pereira ha anche osservato che, nonostante questa violazione, i tentativi di portare i casi in tribunale sono falliti.
A suo avviso, ciò significa che “il sistema giudiziario, con il tempo, è diventato più tollerante rispetto a tali trasgressioni”.
La situazione è anche peggiore in Belgio. Pereira ha citato un recente studio che esamina la parte fiamminga del Paese, in cui questi casi sono stati 66 sul totale delle 208 morti per eutanasia: un tasso del 32% di pazienti morti senza che l’avessero richiesto o senza il proprio consenso.
Il motivo più comune addotto in tali circostanze è che la persona si trovava in coma o in stato di demenza.
L’autore ha anche rilevato violazioni nell’ambito dell’obbligo di segnalazione dei casi di suicidio assistito. In Belgio, Pereira ha scoperto che quasi la metà di tutti i casi non viene segnalata. Non sorprende, poi, che nei casi non segnalati i requisiti previsti per legge siano risultati in gran parte disattesi.
La legge, inoltre, stabilisce che l’assistenza al suicidio possa essere effettuata solo da un medico. Eppure, una ricerca nelle Fiandre mostra che, delle 120 infermiere assegnate ai pazienti in suicidio assistito, il 12% ha effettuato l’eutanasia personalmente. Questa percentuale arriva al 45% se si considerano solo i casi di eutanasia senza il consenso del paziente.
La legge prescrive anche la consultazione di un secondo medico, mentre in Belgio un terzo medico deve essere chiamato a rivedere il caso, se la persona non è in stato terminale. Secondo Pereira vi sono prove che in Belgio, Olanda e Oregon non si ottempera a ciò in modo sistematico.
Pereira spiega anche come le restrizioni siano state progressivamente allentate negli ultimi anni. Quando i fautori dell’eutanasia iniziavano a promuoverne la legalizzazione in Olanda, dicevano che avrebbe riguardato un numero ristretto di persone, ovvero quelle in stato di sofferenza insostenibile.
Nel 2006, però,
la Royal Dutch Medical Association è arrivata a dichiarare che l’eutanasia dovrebbe essere libera per tutti coloro che hanno superato i 70 anni di età e che sono stanchi di vivere. Un altro segno del progressivo allargamento è dato dalla decisione di ammettere l’eutanasia a partire dai 12 anni di età, mentre prima era limitata solo agli adulti.
“Le persone gravemente malate non hanno bisogno dell’eutanasia”, ha affermato Nicholas Tonti-Filippini in un articolo pubblicato il 5 luglio dal quotidiano australiano Age. Ciò di cui la gente ha bisogno sono migliori cure palliative, ha sottolineato.
Tonti-Filippini, decano associato presso l’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia di Melbourne, ha spiegato di non essere estraneo alla sofferenza e al dolore, essendo affetto da una malattia autoimmune e cronicamente ammalato.
“Lungi dal tutelare la dignità di coloro che sono gravemente ammalati e sofferenti, una legge sull’eutanasia minerebbe la dignità umana, indebolendo il senso del nostro valore individuale nonostante le nostre sofferenze e disabilità”, ha sostenuto. Parole da tenere a mente, mentre il dibattito prosegue.