Giuseppe Toniolo, “missionario” della Dottrina sociale cattolica

di Giuseppe Brienza

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ROMA, giovedì, 21 luglio 2011 (ZENIT.org).- Formare i laici cattolici «all’impegno sociale e politico» è uno dei rimedi che i Vescovi italiani hanno proposto per superare l’emergenza educativa e la conseguente crisi etica, che sta attanagliando il nostro Paese. Primo fra le «figure emblematiche» e, quindi, esempio da additare a chi voglia fare politica oggi, la Conferenza episcopale italiana (CEI) ha indicato, nell’ultimo Consiglio permanente tenutosi ad Ancona dal 24 al 27 gennaio 2011, il sociologo ed economista veneto Giuseppe Toniolo (1845-1918). Pochi giorni prima (il 14 gennaio), infatti, Benedetto XVI aveva autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto che attestava un miracolo attribuito alla sua intercessione, concludendo così l’iter che ne precede la prossima beatificazione.

Il “miracolo di Toniolo”

Il miracolo ottenuto tramite colui che è considerato l’anticipatore di molti degli insegnamenti dell’Enciclica di Leone XIII Rerum novarum, ha interessato un ragazzo di Pieve di Soligo, piccolo paese in provincia Treviso nel quale è sepolto Toniolo, di nome Francesco Bortolini. Quest’ultimo, nel 2006, dopo una serata di festa, era caduto da una rete di recinzione provocandosi delle ferite che avevano portato i medici a considerare le sue condizioni «disperate». La sua comunità parrocchiale di S. Maria Assunta di Pieve di Soligo aveva così chiesto l’intercessione del futuro Beato per la guarigione del giovane che, dopo qualche giorno, iniziava infatti a migliorare fino a ristabilirsi completamente. Ma chi era Giuseppe Toniolo e perché la sua vita ed opera possono insegnare molto a chi voglia impegnarsi nel sociale e in politica?

La vita e le opere

Nato a Treviso il 7 marzo 1845, sposato e padre di sette figli, questo studioso di fama internazionale non si limitò a “predicare” in cattedra e scrivere libri. Ideatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, Toniolo fu infatti per lungo tempo alla guida dell’Azione Cattolica nazionale (ACI) nei primi anni del Novecento, fondando anche insieme ad altri la Federazione degli universitari cattolici Italiani (FUCI). Toniolo fu pertanto tra gli artefici del “re-ingresso” dei cattolici nella vita politica e sociale dopo ilRisorgimento, nei difficili anni d’inizio secolo scorso. Si trattava in tutto l’Occidente, come ha ricordato nel giugno scorso l’Arcivescovo di San Paolo del Brasile Card. Odilo Scherer, in un articolo pubblicato sulla rivista O São Paulo, di una fase storica connotata dalla «grave crisi avviata dall’Illuminismo e dal Modernismo, ma anche dai cambiamenti sociali e politici, nella quale lo Spirito Santo ha suscitato ancora una volta all’interno della Chiesa un’immensa “ondata missionaria”, con vari sviluppi per il rinnovamento della vita cristiana».

Il processo di canonizzazione

E’ stata la stessa FUCI a promuovere il processo di canonizzazione di Toniolo, “missionario” della Dottrina sociale della Chiesa, che però, iniziato nel 1933, ha raggiunto la sua prima tappa solo dopo quarant’anni, cioè il 14 giugno 1971, con la dichiarazione dello stesso a Venerabile. Perché questo ritardo? Uno dei motivi, a mio avviso, risiede nel progressivo “accantonamento”, nell’Italia dell’immediato dopoguerra, della Dottrina sociale cattolica da parte almeno di una porzione del movimento cattolico, ciò che ha condotto all’ “abbandono” dell’insegnamento del sociologo ed economista veneto. Rimasto del resto piuttosto “frammentario” nella sua proposizione, dato che è appena dal 1915 che data la pubblicazione in edizione diffusa del suo Trattato di Economia Sociale, seguito nel 1919 dalle Memorie religiose e, nel 1921, dagli Scritti scelti.

Ad onore del vero va ricordato che, pure nel periodo della “guerra fredda”, e quindi dell’affabulazione di molti cristiani alle ideologie dell’epoca (comunismo, liberalismo, terzomondismo etc.), è rimasta comunque fedele all’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa e di Toniolo, anche in Italia, una parte del mondo cattolico laico. Una parte che, quindi, continuava a identificare nel futuro Beato «un Maestro della sociologia, il più grande dei tempi moderni», come scriveva ad esempio l’avvocato romano Vittorio Trocchi (1912-2006), segretario dal 1946 al 1955 del movimento Unione Nazionale Civiltà Italica.

Toniolo e l’Azione Cattolica Italiana

Recentemente la figura di Toniolo è stata rivalutata, soprattutto da parte della “sua” Azione Cattolica il cui presidente, Franco Miano, riconfermato alla guida dell’associazione il 25 maggio scorso, ha dichiarato che, «Prepararsi alla beatificazione di Toniolo sarà l’occasione per ridire il nostro impegno di cattolici a servizio del bene comune». L’Azione Cattolica, ha ribadito in tale occasione il prof. Miano, «desidera essere sempre più disponibile nel suo servizio alla Chiesa», seguendo in ciò «grandi figure di uomini e donne, da Giuseppe Toniolo, prossimo alla beatificazione, ad Armida Barelli».

L’economia per l’uomo e non l’uomo per l’economia

L’approccio presente nelle opere e negli scritti del futuro Beato, in effetti, tralasciando naturalmente tutto ciò che va “storicizzato” ed è relativo esclusivamente ai suoi tempi, denota un coerente sforzo di riconquista di verità ben più alte di quelle relative ad un’economia auto-referenziale, ad una politica di potere che mira solo al compromesso oppure a quello scientismo materialista che caratterizza ormai gran parte delle scienze sociali. Il punto centrale dell’opera di Giuseppe Toniolo, e che dà i tratti salienti alla sua complessa personalità di sociologo, di economista, di moralista è che l’economia non è separabile dalla problematica del bene comune, e che le scienze sociali tutte, a loro volta, non possono non connettersi, in rigorosa dipendenza, con principi e giudizi morali che prescindono dal soggettivismo. Insomma l’economia è fatta per l’uomo e non l’uomo per l’economia.

Toniolo, Murri e la “cultura della morte” 

Il riconoscimento che Toniolo, come annotava “profeticamente” sessant’anni fa Vittorio Trocchi, «non è soltanto un nobile educatore, un Maestro di scienza e di vita, ma un Servo di Dio, un degno Operaio della Vigna del Signore», potrà quindi contribuire alla rinascita del primato della politica, che dovrà passare, in primo luogo, per il contrasto a quella “cultura della morte” che sta quasi del tutto affermandosi tanto in Italia quanto in Europa. E le cui derive lo stesso Toniolo avvertì, ad esempio, in una celebre lettera aperta che scrisse nel 1903 a don Romolo Murri (1870-1944), animatore del movimento democratico-cristiano negli ultimi decenni del XIX secolo ed esponente italiano più noto del fenomeno modernista. «Nessuna innovazione vera, e duratura – scriveva Toniolo al giovane sacerdote – si può conseguire in ordine alle esigenze presenti e alle più legittime aspirazioni future della civiltà, se non stringendosi di più in più alle dottrine, allo spirito, al governo della Chiesa e del pontificato. Rifletta bene, caro amico, a questa specie di dilemma […] perché risponde a due storiche e solenni esperienze, che sono quasi due vie, lungo le quali camminarono tutti i riformatori (veri o falsi, grandi o piccini) della società; una via al capo della quale si trova la Chiesa e la civiltà cristiana; un’altra al cui termine non c’è né la Chiesa né la civiltà, ma la ribellione e la morte» (Lettera aperta a don Romolo Murri, Pisa 29 giugno 1903, pubblicata in L’avvenire d’Italia, Bologna, 1° luglio 1903).

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ZENIT Staff

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