“Shock e profonda tristezza” a Rumbek per la morte di mons. Mazzolari

Il Vescovo aveva appena festeggiato la nascita del Sud Sudan

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ROMA, lunedì, 18 luglio 2011 (ZENIT.org).- “Noi sacerdoti, religiosi e fedeli della Diocesi cattolica di Rumbek siamo scioccati e profondamente rattristati per la morte improvvisa del nostro amato Vescovo Cesare Mazzolari durante l’Eucaristia sabato 16 luglio”.

“Vogliamo esprimere il nostro profondo e sentito apprezzamento per il suo servizio e la sua testimonianza fedele al Vangelo tra la popolazione del Sud Sudan”.

Lo si legge in un comunicato diffuso a seguito della morte del Vescovo, che solo pochi giorni fa aveva accolto con gioia la nascita del nuovo Stato del Sud Sudan, la cui indipendenza è stata dichiarata ufficialmente il 9 luglio scorso.

Monsignor Mazzolari era stato ordinato sacerdote per i Comboniani a San Diego (Stati Uniti) il 17 marzo 1962, lavorando instancabilmente per 19 anni tra i minatori afroamericani e messicani. Nel 1981, in risposta all’invito del Vescovo Joseph Gasi, era stato nominato dalla sua
Congregazione per la Diocesi cattolica di Tombura-Yambio, nel Sud Sudan, da dove poi si recò a Juba, svolgendo l’incarico di Provinciale comboniano del Sudan meridionale per sei anni.

Nel 1990 era stato nominato Amministratore Apostolico della Diocesi di Rumbek, lacerata dalla guerra, dove operò con zelo per riaprire missioni e negoziare assistenza umanitaria e libertà per giovani ridotti in schiavitù. Venne consacrato Vescovo il 6 gennaio 1999.

Prese a cuore il mandato affidatogli da Papa Giovanni Paolo II di alleviare la situazione di un popolo che aveva tanto sofferto per una guerra ingiusta e di aiutare a ripristinare la dignità e i diritti umani. “I suoi anni come Vescovo di Rumbek riflettono la sua fedeltà a questa missione straordinaria e ricca di sfide”, si legge nel comunicato dei membri della Diocesi.

I sacerdoti, i religiosi e i laici sottolineano che monsignor Mazzolari “ha promosso l’istruzione formale e informale attraverso l’avvio di istituzioni d’apprendimento”, “ha coordinato la fornitura di servizi sanitari” e “ha risposto appassionatamente a ogni necessità umana a qualsiasi livello”.

Allo stesso modo, ha lavorato alacremente “per rispondere alle necessità educative, sanitarie, pastorali e umanitarie della Diocesi, geograficamente vasta, e ha superato i confini del Sudan per cercare aiuto dalle Congregazioni religiose di tutto il mondo”, lavorando anche “instancabilmente per promuovere la riconciliazione tra il nostro popolo, sempre ottimista e coraggioso di fronte agli ostacoli ap

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ZENIT Staff

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