di padre John Flynn, LC
ROMA, domenica, 17 luglio 2011 (ZENIT.org).- Il Governo britannico ha pubblicato, due settimane fa, dati inquietanti su aborti tardivi e sull’eliminazione di bambini disabili.
Dai dati risulta che in Inghilterra e Galles vi è stato un certo numero di aborti riguardanti bambini affetti da palatoschisi, piede equino o dalla sindrome di Down.
La pubblicazione non è stata immediata, come ha spiegato la BBC nel suo servizio del 4 luglio.
Nel 2003 il Dipartimento della salute aveva deciso di non pubblicare più i dati sugli aborti tardivi, in seguito alla diffusa protesta per la notizia di aborti effettuati su bambini affetti da palatoschisi.
Successivamente, la ProLife Alliance ha presentato una richiesta, in base alla legge sulla libertà d’informazione, per la pubblicazione dei dati su questo tipo di aborti. Il Dipartimento per la salute si è rifiutato di farlo ed è solo grazie all’ordinanza dell’Alta Corte che oggi questi dati sono pubblici.
Nelle tabelle visibili sul sito Internet del Dipartimento per la salute, figurano anche i casi di aborto effettuati per malformazioni genetiche o disabilità oltre agli aborti effettuati su donne in età inferiore a quella del consenso, che in Inghilterra e Galles è fissato a 16 anni.
In un comunicato stampa del 4 luglio, la ProLife Alliance ha accolto con soddisfazione la pubblicazione delle informazioni, a seguito di ciò che ha descritto come una “battaglia legale tra Davide e Golia”. L’organizzazione aveva presentato la sua richiesta nel febbraio del 2005.
Un sentimento non condiviso da Ann Furedi, direttrice del British Pregnancy Advisory Service, una delle maggiori organizzazioni abortiste del paese. “La pubblicazione di questi dati, dopo una campagna delle lobby antiabortiste, rivela poco più della loro voglia di vendetta”, ha riferito la BBC.
Discriminazioni contro i disabili
Nel 2010 sono stati abortiti 482 bambini per sindrome di Down. Dieci di questi avevano più di 24 settimane. Altri 181 sono stati abortiti a causa di una familiarità in malformazioni ereditarie. In totale, nel 2010, vi sono stati 2.290 aborti a causa di qualche problema genetico o di handicap. Di questi, 147 sono stati effettuati dopo la 24ma settimana di gestazione.
In una dichiarazione pubblica, la Society for the Protection of Unborn Children (SPUC) ha espresso la propria preoccupazione per i dati sugli aborti.
Anthony Ozimic, portavoce della SPUC, ha osservato: “Tra il 2001 e il 2010, il numero degli aborti dovuti a disabilità è cresciuto di un terzo, 10 volte l’aumento globale degli aborti”.
“È evidente che l’aborto legale configura un sistema di discriminazione, fatale, contro i disabili”, ha aggiunto.
Certamente l’Inghilterra e Galles non sono gli unici a operare questa eliminazione selettiva. Attualmente, negli Stati Uniti, nascono circa 6.000 bambini Down ogni anno. Ma il numero si è ridotto sin dalla diffusione della diagnosi prenatale.
Nel periodo 1989-2006 vi è stato un calo dell’11%, in un periodo in cui il numero avrebbe dovuto aumentare significativamente, secondo un servizio di Associated Press del 12 giugno sul tema della diagnosi prenatale.
Un numero significativo di aborti, in Inghilterra e Galles, è stato effettuato su donne in età inferiore a quella del consenso. Nel 2010 vi sono stati 3.718 aborti su ragazze minori di 16 anni. Di questi, 2.676 hanno riguardato ragazze tra i 14 e i 15 anni, 906 tra i 13 e i 14 anni, 134 tra i 12 e i 13 anni, e due ragazze sotto i 12 anni.
In totale, nel periodo 2002-2010, sono stati effettuati 35.262 aborti su ragazze minori di 16 anni.
Ma le recenti statistiche pubblicate non sono l’unico motivo di preoccupazione per gli aborti in Inghilterra e Galles. Il numero complessivo degli aborti è aumentato dell’8% nell’ultimo decennio. In un comunicato stampa del 24 maggio, il Dipartimento per la salute ha affermato che il numero totale degli aborti nel 2010 è stato di 189.574: l’8% in più rispetto al 2000 (175.542).Il tasso di aborto più elevato è stato di 33 su 1.000 donne tra i 19 e i 20 anni. L’81% degli aborti è stato praticato su donne single; il 91%, al di sotto delle 13 settimane di gravidanza, mentre il 77% al di sotto delle 10 settimane.
Gli aborti farmacologici ammontano al 43% del totale: un notevole aumento rispetto a dieci anni fa (nel 2000) quando erano solo il 12%.
Michaela Aston, dell’organizzazione Life, si è detta preoccupata per la tendenza ad affrettare gli aborti.
“È essenziale che alle donne sia dato il tempo per pensare bene alle loro scelte, soprattutto perché i dati degli altri Paesi suggeriscono che un periodo di ‘raffreddamento’ prima dell’aborto può giocare un ruolo importante nella riduzione dei tassi di aborto, consentendo alle donne e ai loro compagni o famiglie di avere più tempo per valutare tutte le diverse opzioni”, ha riferito il quotidiano Telegraph del 24 maggio.
Ripetizioni
Il rapporto del Dipartimento per la salute ha anche mostrato che è aumentato il numero delle donne che effettuano più volte l’aborto. Nel 2010, il 34% delle donne che aveva abortito, aveva già effettuato un aborto in precedenza. Un numero quindi aumentato rispetto al 30% del 2000.
Il rischio di avere più aborti ad un’età giovane, o di avere molteplici aborti, è stato evidenziato in uno studio pubblicato di recente. La ricerca svolta su più di un milione di gravidanze in Scozia, su un periodo di 26 anni, ha dimostrato che le donne che hanno avuto un aborto risultano avere maggiori probabilità di dare alla luce bambini prematuri e di avere altre complicazioni.
Secondo quanto pubblicato il 5 luglio dal Times di Londra su questo studio, le donne che hanno avuto un aborto hanno il 34% di probabilità in più di avere poi un figlio prematuro rispetto alle primipare.
Il dato sale al 73% se il confronto è fatto con le donne che partoriscono per la seconda volta, che normalmente hanno minori rischi di parti prematuri.
Sohinee Bhattacharya, dell’Università di Aberdeen, ha condotto la ricerca che è ancora allo stadio preliminare e non è ancora stata pubblicata.
Inoltre, il rischio di partorire prima del tempo cresce notevolmente se la donna ha avuto più di due aborti. Una donna su cinque, che ha avuto quattro aborti, partorirà prima della 37ma settimana, mentre per le donne che hanno abortito una sola volta la proporzione è di una su 10, secondo il Times.
Bhattacharya ha spiegato che il rischio normale di parti prematuri è del 6%, mentre per le donne che hanno avuto un aborto sale al 10%.
Sebbene il numero delle donne su cui ciò incide è relativamente contenuto, Josephine Quintavalle, della ProLife Alliance, ha detto al Times che ciò dimostra ampiamente l’impatto che l’aborto ha sulla salute.
“Quale che sia la posizione etica sull’aborto, è di tutta evidenza che l’avvertimento sui concreti e crescenti rischi di aborti spontanei deve ora essere un elemento essenziale da inserire nei protocolli sul consenso informato”, ha detto.
Coscienza morale
Il 26 febbraio, Benedetto XVI è intervenuto all’incontro annuale dei membri della Pontificia Accademia per la vita. Uno degli argomenti in discussione era il trauma subito dalle donne che hanno abortito.
Il Papa ha sottolineato che il disagio psichico che vivono le donne che hanno abortito “rivela la voce insopprimibile della coscienza morale, e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l’azione umana tradisce l’innata vocazione al bene dell’essere umano, che essa testimonia”.
Il Pontefice ha anche criticato quei padri che lasciano sole le donne incinte.
Benedetto XVI ha infine osservato che viviamo in una cultura caratterizzata dall’eclissi del senso della vita, in cui si è molt
o attenuata la comune percezione della gravità morale dell’aborto. Non poteva esserci dimostrazione più chiara delle recenti notizie pubblicate in Inghilterra.