Mumbai nuovamente colpita dal terrorismo

Tutto ha avuto inizio nel 1993, quando morirono 257 persone

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di Paul De Maeyer

ROMA, venerdì, 15 luglio 2011 (ZENIT.org).-Un triplice attentato ha scosso mercoledì 13 luglio in piena ora di punta serale Mumbai, la capitale dell’alta finanza e dell’industria cinematografica – Bollywood – dell’India. Nel giro di nemmeno mezz’ora sono scoppiati intorno alle 19.00 almeno tre ordigni in altrettanto affollati mercati popolari, noti in particolare per la presenza di numerosi laboratori di orafi e negozi di gioielli e diamanti.

Il bilancio provvisorio, che è destinato a salire – come ha avvertito il ministro degli Interni dell’Unione Indiana, Palaniappan Chidambaram -, è di almeno 18 morti e più di 130 feriti, di cui una ventina in condizioni critiche.

A quasi tre anni di distanza dagli attacchi terroristici del novembre 2008, una prima bomba è esplosa verso le 18.45 nello Zaveri Bazaar, uno dei più noti mercati dell’oro di Mumbai, vicino al tempio della dea indù Mumbadevi. Secondo il quotidiano The Hindustan Times (13 luglio), l’ordigno era collocato su una moto parcheggiata davanti ad un noto ristorantino, altre fonti invece, fra cui il capo della polizia di Mumbai, Arup Patnaik, dicono che era nascosto in un ombrello abbandonato accanto ad una gioielleria (BBC, 13 luglio).

“All’inizio abbiamo pensato che fosse esplosa una bombola di GPL nel risotrante che occupa il piano terra del nostro edificio. Siamo corsi fuori e solo allora ci siamo resi conto che si trattava di una bomba”, hanno raccontato due testimoni all’Hindustan Times.

Una seconda esplosione si è verificata nel rione di Dadar, vicino alla stazione ferroviaria del distretto. Lo scoppio ha squarciato un taxi parcheggiato nei pressi di una fermata dell’autobus, ma non è chiaro se l’ordigno era nascosto all’interno del veicolo o in una vicina centralina elettrica.

La terza e più potente bomba è esplosa a poca distanza dal famoso lungomare di Mumbai, nel distretto dell’Opera House, dove gli attentatori hanno preso di mira il Panchratna Diamond Market.

Nel triplice attentato – definito dal ministro Chidambaram un “attacco terroristico coordinato” (The Hindustan Times, 13 luglio) – sono stati utilizzati i cosiddetti “ordigni esplosivi improvvisati” (IED in acronimo inglese), anche se gli investigatori non escludono il coinvolgimento di un attentatore suicida. Come ha rivelato il sottosegretario agli Interni, RK Singh, sul luogo di uno degli attentati è stato ritrovato infatti il corpo non identificato con fili elettrici nell’addome. “Non escludiamo nulla”, ha detto Singh (Daily News & Analysis, 14 luglio).

Durante una conferenza stampa a Nuova Delhi, lo stesso sottosegretario ha dichiarato che si è trattato di ordigni contenenti il nitrato di ammonio, un noto fertilizzante molto adatto per produrre esplosivi. “Non erano bombe rudimentali ma ordigni sofisticati”, ha detto Singh, il quale ha aggiunto che “solo qualcuno dotato di addestramento è in grado di assemblare questi ordigni” (The New York Times, 14 luglio).

Anche se gli attentati sembrano portare il marchio degli Indian Mujahideen, un gruppo estremista musulmano che in passato ha effettuato già varie azioni terroristiche e che ha legami con il terrorismo pachistano, tuttora nessuna organizzazione ha rivendicato la carneficina. Per evitare conclusioni affrettate, il ministro degli Interni, Chidambaram, ha rifiutato di puntare il dito contro qualsiasi movimento in particolare. “Tutti i gruppi che hanno la capacità di compiere tali attacchi terroristici sono sospetti”, così ha detto (BBC, 14 luglio).

Per il ministro, la nuova carneficina è una beffa. Una settimana prima degli attentati, cioè mercoledì 6 luglio, il politico del Partito del Congresso Indiano aveva dichiarato “con un senso di soddisfazione” che i primi sei mesi del 2011 sono stati i “più pacifici” dell’ultimo decennio, persino nell’irrequieto Jammu e Kashmir, lo Stato più settentrionale dell’India, che ad ovest confina con il Pakistan (The Hindustan Times, 14 luglio).

Per quanto riguarda i moventi, è plausibile pensare che gli attentati siano un tentativo per stroncare già sul nascere la debole ripresa del dialogo tra India e Pakistan, interrotto dopo gli attacchi da parte di un commando terroristico con base in Pakistan, in cui nel novembre 2008 morirono a Mumbai più di 160 persone. Questo mese il ministro degli Esteri del Pakistan visiterà l’India, un viaggio che è stato confermato del resto questo giovedì, 14 luglio, da Nuova Delhi.

Un primo segnale di un disgelo fra le due potenze nucleari, che in passato hanno combattuto già varie guerre, era avvenuto nel marzo scorso, quando il primo ministro pachistano Yousaf Raza Gilani aveva accettato un invito da parte del suo omologo indiano, Manmohan Singh, per assistere nello stadio Mohali di Chandigarh alla semifinale del campionato mondiale di cricket tra India e Pakistan.

Islamabad ha d’altronde subito condannato il nuovo spargimento di sangue. “Il presidente Asif Ali Zardari, il primo ministro Syed Yousaf Raza Gilani, il governo e il popolo del Pakistan, hanno condannato gli attentati di Mumbai e hanno espresso dolore per la perdita di vite umane e per i feriti”, ha annunciato il ministero degli Esteri pachistano.

Ad accusare il Pakistan ci ha pensato invece il partito nazionalista indù BJP (Bharatiya Janata Party, all’opposizione), il cui leader LK Advani ha puntato il dito contro i servizi segreti del Paese vicino, accusandoli di far “parte dell’establishment pachistano”. Per l’esponente del BJP, la recente uccisione di Osama Bin Laden in Pakistan è solo la conferma di ciò che si sapeva già, cioè che Islamabad sostiene il terrorismo internazionale. Advani ha criticato inoltre il governo indiano. I nuovi attentati – ha sottolineato – non sono “un fallimento dell’intelligence ma un fallimento della politica”.

Da parte sua, il primo ministro Manmohan Singh ha denunciato duramente la nuova violenza e si è appellato agli abitanti di Mumbai, chiedendo loro di mantenere la calma. Gli autori degli attentati “saranno perseguiti senza sosta e portati davanti alla giustizia”, così ha promesso il capo del governo di Nuova Delhi, che offrirà un risarcimento di due lakh (200.000 rupie) alle famiglie delle vittime e di un lakh (100.000 rupie) ai feriti gravi.

Anche la Chiesa ha offerto il suo sostegno alle vittime e alla popolazione della metropoli, che secondo il Times of India (14 luglio) è ormai “il terreno di caccia preferito del terrorismo”. Come ha riferito l’agenzia AsiaNews (13 luglio), l’arcidiocesi di Mumbai ha messo a disposizione medici, strutture ospedaliere e ogni risorsa per fronteggiare l’emergenza.

“Ancora una volta la nostra città è nel lutto, a causa di un atto vile di pura violenza”, ha detto il cardinale arcivescovo della città, Oswald Gracias, che ha espresso “un dolore immenso e la mia più dura condanna per questa violenza insensata”. “Preghiamo la Madonna affinché ci protegga e non ci faccia perdere la speranza. E preghiamo anche per gli autori di questo crimine orrendo, perché possano comprendere la gravità del loro gesto, che è contro l’umanità intera”, ha continuato il presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India (CBCI).

“Mumbai è molto sorprendente. E’ una città resistente. Abbiamo subìto questi attacchi numerose volte (…) ma nell’arco di un giorno tutto è tornato alla normalità”, ha detto il porporato alla Radio Vaticana (14 luglio). “L’altra cosa molto evidente a Mumbai è che le persone escono per aiutare indipendentemente dalla religione, casta, comunità, razza. Tutti si uniscono per aiutare che è in difficoltà”.

Anche monsignor Agnelo Rufino Gracias, vescovo ausiliare della città, si è pronunciato sulla vicenda. “La città è scossa”, ha raccontato all’agenzia Fides (14 luglio). “Siamo molto tristi per la perdita di tante vite e l’attacco contro vittime innocenti. Condanniamo ogni forma di violenz
a, specialmente quella contro gli innocenti. I terroristi hanno scelto i posti con grande assembramento di gente per fare un alto numero di vittime”.

Secondo il presule, l’obiettivo dei terroristi “è creare instabilità e paura. Ma non dobbiamo permetterlo. Ricordo che nel 2008 la città tornò rapidamente alla sua vita normale. Non permetteremo che queste forze oscure prendano piede, non ci lasceremo paralizzare e la violenza non trionferà”.

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ZENIT Staff

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