Gesù insegna ad accogliere tutti “alla mensa del cuore”

L’Arcivescovo Pelvi presiede le esequie di Roberto Marchini

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ROMA, venerdì, 15 luglio 2011 (ZENIT.org).- Roberto Marchini, il militare ucciso in Afghanistan il 12 luglio, aveva compreso bene la lezione di Gesù: “non si raggiungono grandi realizzazioni umane e spirituali senza fatica, dedizione, sacrificio”.

L’Arcivescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, lo ha ricordato questo giovedì pomeriggio presiedendo, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, le esequie del Caporal maggiore, caduto a seguito di un’esplosione a Bakwa, nella zona sud-occidentale dell’Afghanistan.

Seguendo l’esempio di Gesù, “maestro della vita”, il militare “accoglieva tutti alla mensa del cuore, non aspettando il contraccambio, sempre disposto a quella espropriazione che lo svuotava di ogni possesso permettendogli di posare sui più piccoli, sui semplici, uno sguardo attento”.

Nella sua omelia, l’Arcivescovo ha ricordato che Roberto Marchini “desiderava seminare nel mondo un po’ più di amore”, prendendo sempre “posizione a favore di chi era oppresso, costretto a vivere nell’ingiustizia”.

“Aveva scelto la professione militare per dedicarsi ai più deboli, a coloro che non hanno nessun valore agli occhi del mondo, coloro che non valgono niente, che non sono niente, o molto semplicemente, coloro che, agli occhi degli altri, non esistono neppure”.

“L’amore lo ha chiamato in un deserto. Roberto amava quella terra e vi vedeva l’aurora della speranza di un nuovo giorno, convinto che siamo tutti immersi nella sofferenza del mondo, legati indissolubilmente a ogni uomo sulla terra”.

“Illusione? Noi la chiamiamo fede – ha sottolineato l’Ordinario militare –. C’è un valore misterioso in ogni vita caduta per un ideale, anche se non è dato conoscere i tempi del germoglio. Roberto resta messaggero di pace, discepolo di quella civiltà dell’amore, che rende possibile ciò che è giusto”.

L’impegno italiano

L’Arcivescovo Pelvi ha quindi ricordato che “l’Italia continua a fare la sua parte per promuovere stabilità, disarmo, sviluppo e sostenere ovunque la causa dei diritti umani”.

“Il protagonismo che si chiede al nostro Paese è complesso e lungimirante – ha osservato –, ed è quello di chi si offre come interlocutore attivo per la ricostruzione di economie deboli, per il riconoscimento e il sostegno di regimi pluralisti, per assetti internazionali più giusti e aperti ai nuovi popoli”.

Per questo, occorre “proteggere l’orizzonte dell’umanità, denunciare coraggiosamente ciò che ostacola l’unità della famiglia umana, svelare pubblicamente il meccanismo degli squilibri, mostrare come le istituzioni internazionali siano l’unica possibilità per uscire dalla logica chiusa delle Nazioni”.

“Non possiamo praticare una politica basata sull’interesse a breve termine”, ha avvertito l’Ordinairo militare; “solo una motivazione di carattere etico, cioè la consapevolezza di appartenere all’umanità in quanto tale, può consolidare l’interesse a lungo termine dell’umanità, che richiede l’elaborazione di un’economia mondiale dei bisogni”.

Per “accedere alla conoscenza del vero bene umano”, ha aggiunto, è fondamentale “un pensiero morale che superi l’impostazione dell’etica utilitaristica”, il che “esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile, da costruire giorno per giorno, nelle coscienze e nei rapporti interpersonali”, per “edificare una cultura di responsabilità globale, che ha la radice nella legge naturale e trova il suo ultimo fondamento nell’unità del genere umano”.

Sacrificio materno

L’Ordinario militare ha poi rivolto un pensiero speciale alla mamma del militare ucciso, la signora Pina, sottolineando che “nel dolore delle madri vi è qualcosa d’ineffabile, irrimediabile, inconsolabile, di eterno: è uno strazio che non si placa, è una piaga che non si rimargina”.

“Eppure, quando tutto muore e si fa buio sulla terra, Gesù pronuncia parole di vita, pregando sua madre di riannodare il filo spezzato della vita. Il Crocifisso invoca l’aiuto di una madre perché il domani porti semi di bene, anche tra le macerie della guerra”.

“Care mamme – ha detto rivolgendosi idealmente a tutte le madri dei militari morti in missione –, vi è stato tolto un figlio. A ciascuna di voi Gesù ripete di proteggere e prendervi cura di coloro che dedicano la vita alla pace dei popoli”.

“Restate con Maria accanto alle infinite croci della terra, dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli che attendono la risurrezione”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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