L'Azione Cattolica ticinese compie 150 anni

Il Vescovo di Lugano apre le celebrazioni dell’anniversario

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ROMA, mercoledì, 13 luglio 2011 (ZENIT.org).- “Ringraziamo il Padre per il dono alla nostra Chiesa ticinese di questi 150 anni della nostra Azione Cattolica, che tanto bene ha compiuto e compie per rendere presente e vivo il Vangelo nella società, nel mondo del lavoro, nella scuola, nella famiglia, ovunque”.

Il Vescovo di Lugano, monsignor Pier Giacomo Grampa, ha aperto così questa domenica a Camperio la celebrazione per l’anniversario della fondazione dell’AC nella Svizzera italiana, avvenuta il 10 luglio 1861 a Lugano ad opera di un gruppo di giovani laici e sacerdoti.

Nella sua omelia, rivolgendosi ai tanti giovani, ragazzi, animatori, adulti e famiglie di Azione Cattolica radunatisi a Olivone per festeggiare l’anniversario, il presule ha preso spunto dal Vangelo del giorno, la parabola del buon seminatore, “che ci propone la vera immagine di Dio”.

“Dio semina, con larghezza, senza calcolo, a destra, a sinistra, davanti, alle spalle. Il seme cade dappertutto, anche là dove a nostro giudizio non dovrebbe cadere. Dio è fatto così. Non riserva il seme solo al terreno buono, se il seme è la sua Parola intende raggiungere tutti”, mentre “noi, per comunicare scegliamo chi è degno, meritevole, di pari grado e cultura”.

“E’ un Dio generoso verso tutti, senza discriminazioni, ed è un Dio paziente”, “un Dio infaticabile nella sua generosità, un Dio prodigo e paziente, che rispetta i tempi di maturazione di ciascuno”.

“Non possiamo non restare stupiti, non possiamo non ringraziare il Signore ed imparare da Lui la generosità nel donare e nel comunicare nel segno della pazienza e della speranza”.

“Rileggendo questi 150 anni di storia della nostra AC non possiamo non ritrovarci dentro i parametri della parabola del buon Seminatore”, ha proseguito monsignor Grampa. “Riconoscere che anche nella nostra Associazione il bene ha incontrato terreni aridi, di terra battuta, terreni sassosi, terreni infestati di rovi e spine. Ma pure terreni buoni, generosi, ben arati, dove però il seme non è germinato tutto alla stesso modo, ma ha dato dove il 30, dove il 60, dove il 100%”.

“A noi tocca seminare, non giudicare, non pretendere di sradicare la zizzania che cresce assieme al buon grano – ha sottolineato il presule –. Nella rete della Chiesa, ci dice un’altra parabola, entrano pesci d’ogni specie. A noi tocca gettare la rete, il giudizio lo lasciamo agli angeli del cielo”.

“Il nostro atteggiamento sia di servizio, di lavoro indefesso, instancabile, di impegno e slancio generoso perché a dare frutto non siamo noi, ma il seme che gettiamo”, ha auspicato, ricordando che “nella parabola a contare è il seme, è il dono gratuito, efficace che viene dall’alto e comunque venga accolto è efficace, produce frutto”.

“Non perdiamo mai la fiducia nella bontà del seme che è Cristo Gesù, è lui che ha la forza di fare germinare i frutti, nonostante tutti gli insuccessi, nonostante i ripetuti fallimenti”, ha esortato. “Il seme che è Gesù, la Parola viva di Dio, è efficace e ci invita alla fiducia e all’ottimismo, ma anche ad interrogarci sui nostri fallimenti ed insuccessi”.

“Cerchiamo di lavorare per avere terreni buoni, quelli che ascoltano, capiscono, approfondiscono, fanno germinare il seme, lo curano, lo nutrono, perché fruttifichi e dia tanti frutti”, ha concluso. “Questo l’impegno per il domani”, da affrontare “con fiducia, con gioia, con generosità, con pazienza; con tanta pazienza nelle avversità”.

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ZENIT Staff

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