SANTIAGO DE COMPOSTELA, domenica, 10 luglio 2011 (ZENIT.org).- Il Codice Callistino, un’opera del XII secolo di valore incalcolabile, è scomparso dalla Cattedrale di Santiago de Compostela.
Il Codice è uno degli elementi più preziosi del patrimonio storico e artistico della Spagna. La sua assenza è stata scoperta martedì pomeriggio, anche se secondo fonti della Polizia il furto deve essere avvenuto la settimana scorsa.
Il decano José María Díaz ha informato mercoledì il Capitolo della Cattedrale e l’Arcivescovo Julián Barrio della scomparsa del Codice – promosso da Papa Callisto II, dal quale prende il nome –, e questo giovedì ha reso noto l’accaduto alla stampa.
Il decano ha spiegato che solo tre persone hanno accesso alla cassaforte dell’archivio della Cattedrale nella quale veniva custodito il Codice, insieme ad altri documenti di valore: il decano stesso e due collaboratori. Uno di loro, medievista, è stato l’ultimo a vedere il Codice dentro la cassaforte giovedì o venerdì della settimana scorsa.
Questo martedì, “il medievista José Sánchez, al momento di chiudere l’archivio, ha constatato la mancanza del Codice e mi ha subito chiamato”, ha affermato il decano, che insieme ai suoi collaboratori lo ha cercato “nell’archivio e nelle stanze adiacenti”. Non trovandolo, è stato deciso di chiamare la Polizia, che si è presentata alle 22.00. Il giorno dopo, il mercoledì, è stata presentata la denuncia ufficiale.
Il decano ha spiegato che “il Codice Callistino non viene mai portato nella sala di ricerca anche se da lì si possono chiedere altri documenti che si trovano anch’essi nella cassaforte”. Tra questi, spiccano i “Tumbos”, che raccolgono copie di privilegi della Diocesi compostelana.
Per questo, a questa sala dall’accesso ristretto si entra, secondo il decano, continuamente. Quando viene mostrato il Codice Callistino avviene nella stessa sala in cui si trova la cassaforte, e “sempre” davanti a una persona che controlla.
Nella Cattedrale, ha proseguito, ci sono “telecamere che controllano ogni angolo del chiostro”, e le immagini sono già in possesso della Polizia. Il decano ha aggiunto che non ci sono segni di furto con scasso, e che nessuna delle porte o delle serrature presenta segni di forzatura.
“Il Capitolo si sente vittima di un furto e di una tremenda illegalità”, ha proseguito. “In questi 800 anni, ha saputo conservare il Codice”.
L’inseme dei documenti, ha indicato, non è assicurato, e anche se c’è un’assicurazione generale per la Cattedrale non si sa se coprirebbe il furto di un esemplare tanto prezioso. In occasione di una mostra svoltasi nel 1990 a Burgos (Spagna), l’organizzazione aveva chiesto di esporre il Codice, ma un’assicurazione ad hoc costava all’epoca 1.000 milioni di pesetas.
Il decano non è sceso nei dettagli relativi alla sicurezza “su raccomandazione” della Polizia, anche se ha confermato che la porta non è stata forzata, e non ha voluto neanche esprimere sospetti.
“La cosa migliore che può accadere è che il Codice sia nelle mani di qualcuno che conosce il suo valore incalcolabile, perché in questo modo siamo sicuri che non lo maltratterà”,si legge in un comunicato della Polizia.
Il delegato del Governo in Galizia, Miguel Cortizo, ha spiegato alla stampa che sono stati attivati i protocolli europei per controllare i mercati su cui si possono commerciare opere di questo tipo.
Prima guida del Cammino di Santiago
Composto da cinque libri e due appendici, rilegato in un tomo unico nel 1964, il Codice, nato con l’obiettivo di diffondere la devozione all’apostolo Giacomo, è una guida per i pellegrini, con consigli, possibili alloggi, descrizioni dell’itinerario, delle opere d’arte e dei costumi di quanti vivevano lungo il Cammino di Santiago. Contiene preziose illustrazioni e le partiture di 22 brani polifonici, tra i più antichi d’Europa. Misura 30 centimetri e ha 225 fogli di pergamena.
Il testo di questo Codex è attribuito a un monaco cluniacense della metà del XII secolo, Aymerico Picaud, chierico di Pitou, che accompagnò Papa Callisto, Guido di Borgogna, nel suo pellegrinaggio a Santiago verso il 1109.
Oltre all’originale rubato, esiste una replica esatta con la quale lavorano gli esperti accreditati e che può essere ammirata dai visitatori del Museo. L’originale veniva mostrato solo nelle grandi occasioni, l’ultima delle quali, secondo “La Voz de Galicia”, ha avuto luogo qualche mese fa, quando è stato esposto davanti al personale del Ministero della Cultura.
La sua sottrazione è uno dei maggiori furti di patrimonio religioso in Spagna.
Il Ministro della Cultura, Ángeles González-Sinde, ha sottolineato che l’azione della Polizia Nazionale, altamente specializzata nel perseguire crimini di questo tipo, ha dato buoni risultati nel caso di furti simili in passato.