di Chiara Santomiero
ROMA, venerdì, 24 giugno 2011 (ZENIT.org).-“Una particolare fatica nella gestione dei migranti”: è quella denunciata dal direttore di Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, durante i lavori del MigraMed meeting, l’incontro in corso in questi giorni a Roma tra le Caritas nazionali del Mediterraneo direttamente investite dall’emergenza provocata dalle rivolte in Nord-Africa e dall’attuale situazione siriana.
Caritas italiana si trova impegnata su due fronti: “da un lato nel supporto alle Caritas diocesane nel loro impegno nei territori di accoglienza dei migranti e dall’altro nell’interlocuzione, in raccordo con le altre organizzazioni internazionali, con gli organismi istituzionali deputati alla gestione dei migranti”.
Va ricordato, infatti, che come annunciato da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei al termine dei lavori del Consiglio permanente dell’organismo di coordinamento dei vescovi dello scorso marzo, 93 diocesi italiane hanno messo a disposizione 1500 posti per far fronte all’emergenza dell’accoglienza dei profughi, sbarcati in gran parte sull’isola di Lampedusa. “Tutto questo – ha affermato Nozza – in una fase di grande ambiguità politica e giuridica che non facilita il nostro coinvolgimento in maniera piena e propositiva ed espone a grandi rischi”.
Il MigraMed meeting è stato organizzato insieme a Caritas Europa e Caritas Internationalis per condividere esperienze e cercare posizioni comuni riguardo ai flussi migratori in Africa e verso l’Europa.
E’ stata presa in esame, in particolare, la situazione in corrispondenza delle vie di fuga dalla Libia che registra un transito di 350 mila persone al confine libico-tunisino e di oltre 600 mila a quello libico-egiziano, come attestato dai rappresentanti di Caritas Francia, Caritas Libano e Crs (Catholic Relief Services – Usa).
Decine di migliaia di profughi su entrambi i fronti sono state prese in carico dalle Caritas locali mentre Caritas Internationalis e Caritas Europa si sono occupate, oltre che del sostegno a queste, anche del monitoraggio costante della situazione in tutti i Paesi del Nord Africa per una geografia della disperazione in continuo aggiornamento.
“I flussi di profughi dall’area sub sahariana – ha evidenziato il direttore di Caritas Algeria, padre Cesare Baldi – non potendo più orientarsi verso la Libia si stanno ora spostando verso l’Algeria e il Marocco”.
Arrivi anche dalla Somalia sono stati segnalati dalla rappresentante di Caritas Marocco. Tutto questo comporta, in maniera evidente, un aggravio per le Caritas del Nord Africa chiamate ad uno sforzo suppletivo per cercare di intercettare e offrire risposte ai profughi in continuo aumento. Dal confronto, segnalano gli organismi organizzatori di MigraMed, “è emersa l’esigenza di rafforzare ed ampliare la rete delle Caritas coinvolte per un’azione sempre più sinergica, sia sulla sponda nord che sulla sponda sud del Mediterraneo”.
Fondamentale diventa “il collegamento con gli altri organismi internazionali, sia cattolici, come il Jrs (Jesuit refugee service), sia laici come Unhcr (United nations high commissioner for refugees) e Iom (International organization for migration).
A livello organizzativo, inoltre “si è convenuto sull’importanza di attivare dei team di esperti in grado di intervenire rapidamente in caso di necessità e di fornire sostegno alle Caritas coinvolte nell’accoglienza, inclusi servizi di orientamento giuridico/legislativo”.
Per quanto riguarda in particolare Caritas italiana e l’impegno ai vari livelli, come il tavolo ministeriale sull’immigrazione, “come organismo di Chiesa – ha affermato Nozza – ci è chiesto di essere presenti e continueremo a farlo in modo dedicato, chiaro e con strumenti appropriati”. Si tratta di “un’attenzione particolare che si aggiunge al quotidiano impegno, attraverso soprattutto la presenza e l’operato delle Caritas diocesane e parrocchiali, sul fronte dell’accoglienza e della tutela”.