Mordechay Lewy: per gli ebrei romani il Papa era un protettore

Secondo l’ambasciatore israeliano la Chiesa offrì aiuto contro i nazisti

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di Chiara Santomiero

ROMA, giovedì, 23 giugno 2011 (ZENIT.org).- “Sarebbe un errore dichiarare che la Chiesa cattolica, il Vaticano e il Papa stesso si opponessero alle azioni volte a salvare gli ebrei”: è quanto dichiarato dall’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, in occasione della consegna della medaglia di “Giusto fra le nazioni” alla memoria del sacerdote orionino don Gaetano Piccinini, avvenuta il 23 giugno presso il Centro Don Orione di Roma.

Durante la seconda guerra mondiale e soprattutto durante l’occupazione nazista di Roma, Piccinini, operando con l’aiuto della rete delle case della Piccola Opera della Divina Provvidenza di S. Luigi Orione, riuscì a salvare molti ebrei, tra cui i componenti della famiglia di Bruno Camerini, richiedente ufficiale dell’onorificenza.

“A partire dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 – ha affermato Lewy – e nei giorni successivi, monasteri e orfanotrofi tenuti da ordini religiosi hanno aperto le porte agli ebrei e abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione dei più alti vertici del Vaticano, che erano quindi informati di quei gesti”.

Non solo non è vero che Chiesa cattolica ed istituzioni si opponessero alla salvezza degli ebrei ma “è vero piuttosto il contrario: hanno prestato aiuto ogni qualvolta hanno potuto”.

“Il fatto che il Vaticano – ha aggiunto l’ambasciatore – non abbia potuto evitare la partenza del treno che portò al campo di sterminio, durante i tre giorni trascorsi dal rastrellamento del 16 ottobre fino al 18, può solo aver aumentato la volontà, da parte vaticana, di offrire i propri locali come rifugio per gli ebrei”.

E’ vero, per Lewy che: “gli ebrei romani ebbero una reazione traumatica”. Essi, infatti, “vedevano nella persona del Papa una sorta di protettore e si aspettavano che li salvasse ed evitasse il peggio”.

“Sappiamo tutti cosa è successo – ha affermato Lewy – ma dobbiamo riconoscere che quello partito il 18 ottobre 1943 fu l’unico convoglio che i nazisti riuscirono ad organizzare da Roma verso Auschwitz”.

Alla domanda di ZENIT se queste considerazioni gettano uno sguardo diverso sulle polemiche che da parte ebraica hanno riguardato la figura di Papa Pio XII e l’iniziativa della sua beatificazione: “L’ebraismo non è un monolite – ha affermato Lewy – e ci sono opinioni diverse sul piano storico”.

Senza entrare nella questione della beatificazione che appartiene alla Chiesa cattolica: “Ciò che noi sappiamo non ci permette di dire che sia tutto bianco o tutto nero ma sbaglia chi nega che il Vaticano, il Papa, e le istituzioni cattoliche non si siano adoperati per salvare gli ebrei”.

Forse maggiori elementi potrebbero scaturire dall’apertura degli archivi vaticani “ma non ci si può aspettare la verità completa, perché in tempi così duri molte cose non potevano nemmeno essere scritte”.

“E’ mia opinione personale – ha concluso l’ambasciatore – che la verità di quel tempo tragico nella sua interezza è nascosta e rimarrà tale”.

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ZENIT Staff

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