Un inedito di mons. Padovese a un anno dal suo assassinio

All’Antonianum un Atto Accademico in onore del Vescovo ucciso

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ROMA, venerdì, 3 giugno 2011 (ZENIT.org).- Questo venerdì ricorre il primo anniversario dell’omicidio di monsignor Luigi Padovese, Vescovo cappuccino Vicario Apostolico dell’Anatolia, ucciso a Iskenderun dal suo autista (cfr. ZENIT, 3 giugno 2010).

Monsignor Padovese è stato assassinato nella solennità del Corpus Domini, a conclusione dell’Anno sacerdotale e alla vigilia del viaggio di Papa Benedetto XVI a Cipro per promulgare l’Istrumentum Laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, svoltasi in Vaticano nell’ottobre scorso e alla cui preparazione il presule aveva contribuito come Presidente della Conferenza Episcopale Turca.

In un brano inedito tratto dalle dispense del suo corso “Espressioni di spiritualità cristiana in epoca patristica” e relativo all’“esperienza religiosa negli Apologisti del secondo secolo”, monsignor Padovese si concentrava sul legame tra etica e giudizio finale tipico degli Apologisti.

“Se il superamento della paura della morte e l’anelito verso la vita eterna è ben presente” nei loro testi, scriveva, “appare mutata la concezione escatologica rispetto al periodo antecedente”.

“In effetti, mentre negli scritti dei Padri apostolici troviamo che l’attesa della prossima fine è viva e dev’essere addirittura affrettata dai cristiani, nelle testimonianze degli Apologisti si dice che il mondo sta in piedi per la supplica dei cristiani”.

“La fede escatologica dei cristiani subisce un mutamento: diviene più ‘personalizzata’. Insomma, non ci si confronta più con l’idea di un ritorno di Cristo e di un’assise universale convocato per il giudizio di tutti”.

“Prevale invece l’idea della fine certa dei singoli e del loro confronto immediato con Cristo e acquista maggiore spazio un senso di ‘timore’ connesso alla certezza del ‘tremendo’ giudizio divino. Soltanto attraverso le buone opere si può uscire indenni da esso”.
 
“Nella coscienza cristiana di questo tempo un incentivo al ben operare ed a superare le lusinghe del mondo e pure le minacce dei persecutori è dunque il timore del castigo riservato a chi pecca”, osservava monsignor Padovese.

“Questa connessione tra etica e giudizio finale è caratteristica degli Apologisti. È un aspetto della loro tensione escatologica ma anche una indicazione della dimensione teologica del loro insegnamento etico”.

Questo venerdì pomeriggio, presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, si è svolto un Atto Accademico in cui è stata presentata una miscellanea in onore del Vescovo ucciso, “In caritate veritas. Luigi Padovese. Vescovo cappuccino Vicario Apostolico dell’Anatolia. Scritti in memoria”, a cura di Paolo Martinelli e Luca Bianchi (Dehoniane, Bologna 2011).

Nel testo figurano contributi di personaggi di spicco, come la prefazione di padre José Rodríguez Carballo, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, i messaggi e i ricordi di Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, dei Cardinali Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, e Joachim Meisner, Arcivescovo di Colonia, dei monsignori Ruggero Franceschini, Arcivescovo di Smirne, Anders Arborelius, Presidente della Conferenza Episcopale dei Vescovi del Nord Europa, e Flavio Roberto Carraro, Vescovo Emerito di Verona.

Sono presenti anche messaggi di Mauro Jöhri, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, Alessandro Ferrari, Ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Milano, Domenico Bertogli, Vicario generale di monsignor Padovese in Anatolia, e contributi dei Cardinali Jean Louis Tauran e Péter Erdő.

In appendice, viene proposta una bio-bibliografia di monsignor Padovese a cura di Paolo Martinelli e Marino Pacchioni, sul tema “Monsignor Luigi Padovese. Superamento della paura della morte e l’anelito verso la vita eterna”.

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ZENIT Staff

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