GERUSALEMME, venerdì, 1° aprile 2011 (ZENIT.org).- La Commissione bilaterale di dialogo formata dal Gran Rabbinato di Israele e dalla Commissione della Santa Sede per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo ha espresso fiducia nel fatto che si firmino prossimamente gli Accordi bilaterali tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.
Lo afferma la dichiarazione con cui è terminato il decimo incontro delle due delegazioni, svoltosi a Gerusalemme fino a questo giovedì e che ha trattato il tema della “leadership religiosa nella società laica”.
La Commissione “ha espresso la speranza che le questioni pendenti nei negoziati tra la Santa Sede e lo Stato di Israele si risolvano presto, e che gli accordi bilaterali siano rapidamente ratificati a beneficio di entrambe le comunità”, afferma la nota.
Le delegazioni hanno ammesso che il lavoro della Commissione ha avuto “influenza sul cambiamento positivo avvenuto nella percezione delle relazioni giudeo-cristiane nella società di Israele”.
Il dialogo si è concentrato sulle “sfide che affronta la società secolare moderna”, così come sulla funzione di leadership dei credenti in essa.
“Oltre ai suoi molti benefici, i rapidi progressi tecnologici, il consumismo sfrenato e un’ideologia nichilista che si basa in modo esagerato sull’individuo a spese della comunità e del benessere collettivo ci hanno portato a una crisi morale”.
Insieme ai benefici dell’emancipazione, afferma la nota, “il secolo scorso è stato testimone di una violenza e una barbarie senza precedenti. Il nostro mondo moderno è sostanzialmente sprovvisto di senso di appartenenza, significato e proposito”.
Per ebrei e cattolici, “la fede e la leadership religiosa hanno un ruolo fondamentale nella risposta a queste realtà”, per portare “speranza” e “orientamento morale”.
Entrambe le delegazioni hanno proposto la figura di Mosè come “paradigma di leader religioso che, attraverso il suo incontro con Dio, risponde alla chiamata divina con fede totale, amando la propria gente, annunciando la Parola di Dio senza paura, avendo la libertà, il coraggio e l’autorità che deriva dall’obbedienza a Dio sempre e incondizionatamente, ascoltando tutti, preparato al dialogo”.
Hanno poi sottolineato che la responsabilità dei credenti è “testimoniare la Presenza Divina nel nostro mondo”, che deve vedersi “nell’educazione, concentrandosi sui giovani e sull’impegno effettivo dei mezzi di comunicazione”, così come nel settore caritativo.
Sia per gli ebrei che per i cattolici, la secolarizzazione o laicità positiva “ha portarto con sé molti benefici”.
Se è intesa correttamente, sottolineano, “è possibile garantire una società in cui la religione possa prosperare”.
“Ad ogni modo, affinché questa focalizzazione possa essere sostenibile, deve basarsi su un maggior contesto antropologico e spirituale, che tenga conto del bene comune, che trova la sua espressione nella base religiosa dei doveri morali”.
La delegazione cattolica ha approfittato dell’occasione per “ribadire l’insegnamento storico della Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II, riguardo al Patto Divino con il Popolo Ebraico”, “perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”.
Da parte cattolica hanno partecipato i membri della Commissione della Santa Sede per le Relazioni Religiose con l’Ebraismo, tra i quali i Cardinali Jorge Mejía e Peter Turkson, il Patriarca di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, e il suo vicario, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, oltre a teologi di spicco come l’Arcivescovo di Chieti, monsignor Bruno Forte, e Francesco Fumagalli.
Da parte ebraica hanno partecipato il Rabbino capo, Shear Yashuv Cohen, e i rabbini David Brodman, Ratzon Arussi e David Rosen.