Il Papa chiede per tutti “un lavoro sicuro, dignitoso e stabile”

A 30 anni della visita di Giovanni Paolo II alle Acciaierie di Terni

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ROMA, domenica, 27 marzo 2011 (ZENIT.org).- La Chiesa “sostiene, conforta, incoraggia ogni sforzo diretto a garantire a tutti un lavoro sicuro, dignitoso e stabile”. Lo ha detto questo sabato il Papa nel ricevere in udienza gli 8 mila partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Terni-Narni-Amelia, nel 30° anniversario della visita di Giovanni Paolo II alle Acciaierie della città.

Ricordando l’incontro di Giovanni Paolo II con i lavoratori di Terni, avvenuto il 19 marzo 1981 – quando per la prima volta da Papa rimetteva piede in una fabbrica –, Benedetto XVI ha ricordato “che il lavoro è uno degli elementi fondamentali sia della persona umana, che della società. Le difficili o precarie condizioni del lavoro rendono difficili e precarie le condizioni della società stessa, le condizioni di un vivere ordinato secondo le esigenze del bene comune”.

Il Pontefice ha quindi denunciato la situazione di precarietà che affligge soprattutto i giovani, e si è detto vicino alle famiglie che vivono con angoscia e preoccupazione questo momento di crisi.

Un pensiero lo ha poi rivolto anche alle vittime delle cosiddette morti bianche, cioè dovute a incidenti sul lavoro, e che solo nel primo bimestre del 2011, secondo quanto rivelato dall’“Osservatorio Sicurezza sul Lavoro” di Vega Engineering di Mestre, sono state 83 (contro le 69 nel primo bimestre 2010).

“So che più volte avete dovuto affrontare anche questa tragica realtà – ha sottolineato il Pontefice –. Occorre mettere in campo ogni sforzo perché la catena delle morti e degli incidenti venga spezzata”.

Il Santo Padre ha quindi auspicato che “nella logica della gratuità e della solidarietà” si possa superare la crisi economica ed “assicurare un lavoro” rispettoso della persona, mentre “spesso, invece, viene visto solo come strumento di guadagno, se non addirittura, in varie situazioni nel mondo, come mezzo di sfruttamento e quindi di offesa alla stessa dignità della persona”.

“Vorrei accennare pure al problema del lavoro nella Domenica – ha continuato –. Purtroppo nelle nostre società il ritmo del consumo rischia di rubarci anche il senso della festa e della Domenica come giorno del Signore e della comunità”.

Sulla falsa riga quanto detto precedentemente dal Vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia, che nel suo saluto di indirizzo al Papa aveva osservato che “in una società che si allontana da Dio e che si affida ai miti del materialismo, anche l’uomo è dimenticato e il lavoro diviene strumento di umiliazione e schiavitù”.

A questo proposito, il presule aveva accennato alle “non poche giovani mamme che dovendo lavorare di Domenica non possono stare con i loro figli. Eppure la Domenica è il giorno del riposo, è il giorno della famiglia, è il giorno del Signore”.

Condividendo poi le preoccupazioni degli operai e delle loro famiglie, mons. Paglia ha ricordato che “la disoccupazione in Umbria e nel nostro paese cresce e preoccupa le famiglie, per il loro presente e il loro domani: com’è possibile un futuro sereno se un giovane su tre non trova lavoro?”.

“Non poche industrie sono in grave sofferenza – ha continuato –. Penso al polo chimico della nostra città che potrebbe trovare una soluzione, ma interessi di parte mettono a rischio qualche migliaio di posti di lavoro e impediscono lo sviluppo. Penso ai problemi della grande industria che segnano ancora la nostra terra”.

“Padre Santo – ha poi concluso –, l’attendiamo nel prossimo ottobre alla stazione di terni mentre si recherà ad Assisi: ci stringeremo attorno a Lei ancora una volta per invocare la pace e per essere anche noi pacificati e pacificatori”.

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ZENIT Staff

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