Si tratta di circa 6.000 persone, alle quali se ne aggiungono ogni giorno altre 5.000, avverte l’organizzazione.
I migranti asiatici e africani attendono tra i due e i sei giorni per l’iter che permetterà loro di attraversare la frontiera. Le difficoltà sono dovute alla mancanza di documenti o di aiuto da parte delle ambasciate per favorire il rimpatrio.
L’équipe Caritas ha affermato che la maggior parte delle necessità fondamentali dei migranti di Salloum è coperta, ma che è necessario accelerare l’iter del rimpatrio. All’équipe di aiuto partecipano cooperatori di Caritas Egitto e di Catholic Relief Services (CRS, uno dei membri della Caritas degli Stati Uniti).
Parlando dalla zona interessata, il rappresentante di CRS per l’Egitto, Jason Belanger, ha affermato che “la situazione è tranquilla. Alcuni dei migranti dicono di non ricevere cibo sufficiente né acqua. La maggior parte è costituita da uomini e dorme all’addiaccio”.
“La risposta della Caritas vuole fornire cibo, acqua imbottigliata, disinfettante per le mani e coperte, perché la notte fa abbastanza freddo”, ha aggiunto. “Stiamo cercando di migliorare la situazione igienica e di favorire l’assistenza, anche se la gente non sembra traumatizzata. Per la maggior parte queste persone sono stanche e vogliono solo tornare a casa”.
L’équipe ha affermato che l’esercito egiziano sembra aver cura dei migranti, buona parte dei quali è composta da sudanesi, soprattutto del Darfur.
I migranti provengono però anche da molti altri Paesi: Bangladesh, Thailandia, Vietnam, Nigeria, Mali, Ciad, Camerun, Etiopia, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Liberia, Burkina Faso e Costa d’Avorio. Anche le Caritas di questi Paesi stanno cercando di aiutare i propri compatrioti.
La Caritas ha inviato un’altra Équipe di Risposta d’Emergenza alla frontiera tra Libia e Tunisia, per valutare le necessità dei rifugiati e organizzare gli aiuti d’emergenza. L’organizzazione sta inoltre lavorando in stretta collaborazione con le sue organizzazioni membro nazionali di Niger e Libia.
Secondo fonti dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), 172.874 persone, sopratutto lavoratori immigrati, avevano già abbandonato la Libia il 2 marzo. Di queste, 79.199 si sono recate in Egitto, 91.175 in Tunisia e, si stima, circa 2.500 in Niger.
Ad ogni modo, dati dell’OIM prima della crisi stimavano che in Libia ci fossero circa 2,5 milioni di lavoratori immigrati. Di questi, quasi 1 milione era composto da lavoratori egiziani. La fonte è l’Appello congiunto dell’OIM e dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) per l’evacuazione di massa di popolazioni in fuga dalla Libia alla Tunisia, presentata agli Stati membri il 2 marzo a Ginevra.