Eucaristia, Parola di Dio, Nuova Evangelizzazione

ROMA, sabato, 5 marzo 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’intervento pronunciato questo venerdì da mons. Fortunato Frezza, Sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, durante la presentazione nella Sala Stampa della Santa Sede dei Lineamenta della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema «Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam – La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

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Quando vogliamo pensare le verità della fede, uno dei criteri più fertili consiste nel considerare le singole verità inserite in un unico orizzonte ermeneutico, che non solo sia adatto a contenerle staticamente, ma che offra l’opportunità di uno quadro d’insieme, dove quelle singole possano offrirsi allo sguardo in una correlazione strutturale significativa con tutte le altre, nel rispetto della dinamica della Rivelazione di Dio che le ha diffuse nel tempo e nello spazio anche in modi e gradi diversi.

Questa correlazione integrale e coesa chiamiamo analogia della fede, come discorso di raccordo e di reciprocità. Così la dottrina della fede accede alla intelligenza della fede attraverso l’analogia della fede.

Questo che possiamo dire delle verità aiuta a interpretare anche altre realtà derivate, come possono essere le stesse strutture ecclesiali o gli organismi di comunione che concorrono a formare l’unico corpo del Signore che è la Chiesa.

In questa prospettiva possiamo chiederci: esiste una analogia sinodale? Un indizio per la risposta lo troviamo già nel nome stesso, sýnodos, che indica cammino di comunione, ma il momento culminante della ricerca sarebbe quello di un possibile rilevamento di reciprocità tra le 23 diverse assemblee finora svolte e i loro rispettivi temi.

Un secondo elemento di correlazione riguarda i sinodi del millennio, come potremmo chiamare i sinodi continentali, che il profetismo del Beato Giovanni Paolo II deliberò proprio in vista del trapasso epocale; essi hanno una omogeneità, diciamo, geografica, ulteriormente riflessa nella stessa denominazione delle relative Esortazioni Postsinodali, che presentano perfino nell’incipit una comune flessione e un’affine attenzione pastorale.

Un’analogia dei sinodi permette di individuare un dinamismo proprio che è quello del procedere in modo unitario, non solo per i motivi giuridici fondati sull’unico Regolamento che ne scandisce tempi e modi di lavoro, ma anche per una sorta di speciale compagnia che un sinodo fa all’altro attraverso l’unicità della natura, degli scopi e dei metodi di comunione ecclesiale.

Si rileva pertanto una circolarità, che pone un’assemblea a stretta relazione con le altre, conservando ciascuna una identità specifica per soggetti protagonisti, per temi, per tempi. Ed è proprio in ragione di ciò che i sinodi non sono concentrici, poiché la loro è una circolarità aperta dovuta alla responsabilità che il sinodo ha verso i segni dei tempi, con il discernimento e il dinamismo propri della Chiesa, della sua fede e delle opere della fede e della carità pastorale.

Si potrebbe scoprire una analogia tra i temi dei sinodi?

È proprio questo il punto che vorremo illustrare in questa occasione. Nei Lineamenta che oggi si pubblicano potremmo rilevare non semplicemente affinità tematiche, per esempio, con le ultime assemblee generali ordinarie del Sinodo dei Vescovi, ma anche una traccia di accesso alla grande analogia della dottrina emersa nell’istituzione sinodale come tale?

Per ora occupiamoci solo di un confronto con le ultime due assemblee generali ordinarie del Sinodo dei Vescovi dopo le quali Sua Santità Benedetto XVI pubblicò le due Esortazioni Apostoliche Sacramentum Caritatis del 22 febbraio 2007 e Verbum Domini del 30 settembre 2010.

Nei Lineamenta che abbiamo tra le mani le due Esortazioni sono citate non solo verbalmente, ma le argomentazioni si succedono con riferimenti sostanziali e costanti con il mistero dell’Eucaristia e della Parola, quali sorgente e oggetto della nuova evangelizzazione.

La trasmissione della fede intesa come incontro con Cristo, si attua mediante la Sacra Scrittura e la Tradizione viva della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo. È così che la Chiesa viene continuamente rigenerata dallo Spirito. In questo modo l’incontro con Cristo nel suo corpo trova la sua piena espressione nella celebrazione della Eucaristia. La centralità di questa funzione di trasmissione della fede è stata riletta ed evidenziata nelle ultime due Assemblee sinodali sull’Eucaristia e in particolare in quella dedicata alla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. In queste due Assemblee la Chiesa è stata invitata a riflettere e a riprendere piena coscienza della dinamica profonda che ne sostiene l’identità: la Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive, celebra, professa, testimonia (n. 13).

Lo Spirito raccoglie i credenti attorno alle comunità che vivono in modo fervente la loro fede, nutrendosi dell’ascolto della parola degli Apostoli e dell’Eucaristia, e spendendo la loro vita nell’annuncio del Regno di Dio. La predicazione del Vangelo di Cristo raduna i fedeli per la celebrazione del mistero della cena del Signore, “affinché per mezzo della carne e del sangue del Signore si rinsaldi l’intera fraternità del corpo” (n. 15).

È necessario maturare all’interno del popolo di Dio una maggiore consapevolezza del ruolo della Parola di Dio, della sua potenza rivelatrice dell’intenzione di Dio verso gli uomini, del suo disegno di salvezza. C’è bisogno di una maggiore cura della proclamazione della Parola di Dio nelle assemblee liturgiche e una dedizione più convinta al compito della predicazione. Serve un’attenzione più consapevole e una fiducia più convinta nel ruolo che la Parola di Dio può svolgere nella missione della Chiesa, sia nel momento specifico dell’annuncio del messaggio di salvezza che nella posizione più riflessiva dell’ascolto e del dialogo con le culture (n. 13).

Infine, nei Lineamenta al n. 3 leggiamo che «la Chiesa non arriva tuttavia impreparata di fronte a questa sfida: con essa si è già misurata nelle Assemblee che il Sinodo dei Vescovi ha dedicato in modo specifico al tema dell’annuncio e della trasmissione della fede, come le esortazioni apostoliche che le chiudono – Evangelii nuntiandi [del 1974] e Catechesi tradendae [del 1977] – testimoniano. La Chiesa ha vissuto in questi due eventi un momento significativo di revisione e di rivitalizzazione del proprio mandato evangelizzatore».

Oggi dunque la Chiesa torna a guardare al sinodo raccordandosi con i tempi delle origini del Sinodo stesso, coprendo un ampio arco di tempo non per semplice reminiscenza né per commemorazione o nostalgia, ma per l’innata prerogativa di analogia che vige all’interno del dinamismo sinodale e nella struttura ecclesiale come tale, che fonda su una verità organica la sua fede, il suo ministero, il suo presente, il suo futuro.

Infatti la Chiesa trova la sua identità nell’atto originario del suo fondatore, che al tempo stesso è Colui che annuncia e colui che è annunciato. Come nella Chiesa, nel Sinodo vige una analogia della verità cristologica dell’annuncio del Vangelo che è proclamato e allo stesso tempo proclama se stesso in forza della sua insita grazia di autorappresentazione. La originale novità della evangelizzazione risiede nella persona di Gesù Cristo.

Insegnando nella sinagoga della sua città, Cafarnao, Gesù provocò lo stupore e le domande degli ascoltatori: «Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità”» (Mc 1, 27).

Da questa novità prendono forza e orientamento l’annuncio del Vangelo e la nuova evangelizzazione che la Chiesa intende svolgere oggi con rinnovato ardore e nuove energie.

In realtà in Gesù sono nuove le parole perché Egli stesso è la novità, nella sua umanità e anche nella gloria che gli è propria come Signore (cf. Fil 2, 11; Ap 21, 5). Il suo Vangelo è la novità che dà compimento al tempo (cf. Gal 4, 4), alla Legge e ai Profeti (cf. Mt 5, 17), inaugurando la Nuova Alleanza (cf. 2Cor 3, 6), portando novità di vita (cf. Rm 6, 4).

Marco, unico tra gli evangelisti, definisce il suo scritto con le p
arole della vera novità: «Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio» (Mc 1, 1), come una unità di reciproca appartenenza. Il vangelo, la Parola è Lui, Gesù di Nazaret (… anche nel secondo volume che aspettiamo).

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ZENIT Staff

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