CITTA' DEL VATICANO, sabato, 1° gennaio 2011 (ZENIT.org).- Per essere veri discepoli di Cristo, è necessario innanzitutto essere in stretto contatto con la sua Parola, ha affermato Benedetto XVI questo venerdì pomeriggio presiedendo nella Basilica vaticana i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, seguiti dal canto del Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno civile.

Ricordando che la Chiesa “è impegnata ad aiutare tutti i battezzati a vivere fedelmente la vocazione che hanno ricevuto e a testimoniare la bellezza della fede”, il Pontefice ha infatti affermato che “per poter essere autentici discepoli di Cristo, un aiuto essenziale ci viene dalla meditazione quotidiana della Parola di Dio”.

Per questo, ha incoraggiato tutti “a coltivare un intenso rapporto con essa, in particolare attraverso la lectio divina, per avere quella luce necessaria a discernere i segni di Dio nel tempo presente e a proclamare efficacemente il Vangelo”.

“C’è sempre più bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo affinché i cuori degli abitanti della nostra città si aprano all’incontro con quel Bambino, che è nato per noi, con Cristo, Redentore dell’uomo”, ha riconosciuto.

In questo contesto, “un utile aiuto” può venire dai “Centri di ascolto del Vangelo”, che ha incoraggiato “a far rinascere o a rivitalizzare non solo nei condomini, ma anche negli ospedali, nei luoghi di lavoro e in quelli dove si formano le nuove generazioni e si elabora la cultura”.

“Il luogo privilegiato dell’ascolto della Parola di Dio”, ha proseguito Benedetto XVI, “è la celebrazione dell’Eucaristia”.

Il Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma del giugno scorso, ha ricordato, “ha voluto evidenziare la centralità della Santa Messa domenicale nella vita di ogni comunità cristiana e ha offerto delle indicazioni affinché la bellezza dei divini misteri possa maggiormente risplendere nell’atto celebrativo e nei frutti spirituali che da essi derivano”.

“Incoraggio i parroci e i sacerdoti a dare attuazione a quanto indicato nel programma pastorale: la formazione di un gruppo liturgico che animi la celebrazione, e una catechesi che aiuti tutti a conoscere maggiormente il mistero eucaristico, da cui scaturisce la testimonianza della carità”, ha detto il Papa.

“Dio, infinito amore, infiammi il cuore di ciascuno di noi con quella carità che lo spinse a donarci il suo Figlio unigenito”, ha auspicato. “In Lui sta tutta la nostra speranza, perché da Lui sono venute per ogni uomo la salvezza e la pace”.

“Con la venuta di Cristo e con la sua redenzione, siamo ‘alla pienezza’ del tempo”, ha infatti ricordato il Vescovo di Roma.

“Con Gesù il tempo si fa pieno, giunge al suo compimento, acquistando quel significato di salvezza e di grazia per il quale è stato voluto da Dio prima della creazione del mondo”, ha affermato, sottolineando che “il Natale ci richiama a questa ‘pienezza’ del tempo, ossia alla salvezza rinnovatrice portata da Gesù a tutti gli uomini. Ce la richiama e, misteriosamente ma realmente, ce la dona sempre di nuovo”.

“Il Natale ci fa ritrovare Dio nella carne umile e debole di un bambino”, e in questo c'è “un invito a ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana”.

“Non è forse un invito a scoprire che il nostro tempo umano – anche nei momenti difficili e pesanti – è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che è il Signore stesso?”, ha chiesto.