di Roberta Sciamplicotti
ROMA, venerdì, 21 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Guida spirituale ed evangelizzazione sono gli elementi di cui ha bisogno al giorno d'oggi l'Europa, sostiene il Cardinale Walter Kasper, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
Il porporato lo ha affermato questo giovedì in un discorso pronunciato durante una cena offerta in suo onore dall'Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, organizzata dal Nikean Club, un'associazione ecumenica anglicana.
Il Cardinale ha confessato che quando ha iniziato il suo lavoro aveva “solo idee molto vaghe su ciò che fosse l'anglicanesimo”.
Con il passare del tempo e il susseguirsi degli incontri, “penso che siamo stati capaci di superare molti fraintendimenti, o meglio la mancanza di conoscenza e comprensione reciproca, e di raggiungere molti risultati positivi”.
L'unità della Chiesa, ha osservato il porporato, “non è un fine in sé, ma aiuta a realizzare la missione della Chiesa di diffondere il Vangelo e i suoi valori in un mondo che ne ha tanto bisogno per giungere a una maggiore giustizia, libertà e pace”.
Ciò, ha indicato, vale “soprattutto il nostro vecchio continente europeo, con la sua ricca eredità culturale ma anche con il suo disorientamento spirituale”, che necessita di “una nuova guida spirituale e una nuova evangelizzazione”.
“Le possiamo raggiungere solo insieme”, ha osservato.
Duplice sfida
Riferendosi al dialogo ecumenico, il Cardinale ha sottolineato “due problemi fondamentali”.
In primo luogo, si è chiesto “che cosa significa confessare l'unica Chiesa santa, cattolica e apostolica, e quindi cosa significa realizzare questa cattolicità nel suo significato originale non confessionale, ma che abbraccia tutto”.
“Che vuol dire essere l'unica Chiesa di Cristo in tante Chiese? Come realizzare l'unità - che non significa affatto uniformità -, un'unità senza fusione o assorbimento per diventare sempre più un'unica Chiesa pur rimanendo molte Chiese?”.
La questione, ha riconosciuto, “tocca il problema del primato, che non è facile”.
La seconda domanda e sfida riguarda “come approcciare con il nostro messaggio la mentalità attuale moderna o postmoderna nella nostra società occidentale secolarizzata e pluralistica”.
In questo campo, “sorgono difficili problemi etici e pastorali, e la nostra fedeltà al messaggio evangelico viene sfidata”.
“Cosa significa fedeltà al di là di fondamentalismo e liberalismo?”, ha chiesto il Cardinale Kasper.
“Non sono domande facili – ha ammesso –, ma per il bene del nostro popolo non possiamo lasciar perdere. E' nostro dovere fare del nostro meglio per trovare risposte comuni”.
Ecumenismo spirituale
Il Cardinale ha poi ricordato che “anche se dobbiamo lavorare sodo per l'unità di tutto il popolo di Dio, l'unità non è un'opera e un successo umano, ma un dono dello Spirito, il dono di una rinnovata Pentecoste”.
Per questo, a suo avviso “l'ecumenismo spirituale è il cuore dell'ecumenimo”.
A questo proposito, ha ricordato ciò che diceva l'abate Paul Couturier di Lione, per il quale l'ecumenismo spirituale è “un monastero invisibile”.
“In un monastero visibile, i monaci vivono e pregano insieme – ha spiegato il Cardinale –, nel monastero ecumenico invisibile i cristiani di Chiese diverse in Paesi diversi e in continenti diversi vivono separati e pregano in lingue diverse e in posti diversi, ma sono tutti uniti nella stessa preghiera e nello stesso desiderio di essere una cosa sola”.
“Ho l'impressione e la salda convinzione che questo monastero spirituale stia crescendo e aumentando”, ha dichiarato il porporato, “anche se ci sono disaffezione e delusione tra i nostri fedeli e il nostro clero circa lo sviluppo ecumenico”.
“La mia speranza – ha concluso – è riposta nella crescita e nell'aumento della cooperazione spirituale ecumenica tra gruppi e comunità di Chiese diverse nelle preghiere quotidiane e negli incontri in cui leggono insieme la Bibbia, scambiano le proprie esperienze spirituali e pregano insieme”.