La CEI al fianco del Card. Sepe e fiduciosa nella magistratura

Per l’inchiesta su alcune operazioni immobiliari legate a Propaganda Fide

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di Mirko Testa

ROMA, sabato, 29 gennaio 2011 (ZENIT.org).- “Esprimo, così come i miei confratelli, solidarietà al Cardinale Sepe ed ho fiducia che le accuse che lo riguardano e che sono state sollevate non tocchino la sua persona e la sua situazione”. E’ quanto ha detto venerdì ai giornalisti mons. Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.

La dichiarazione del presule fa seguito alla chiusura delle indagini preliminari sull’inchiesta sugli appalti per il G8 e i Grandi Eventi della Protezione Civile condotta dalla Procura di Perugia. Tra i 22 indagati, figurano con l’accusa di corruzione aggravata – per scambi di favori intrecciati – Pietro Lunardi, oggi deputato Pdl ed ex Ministro delle Infrastrutture dal 2001 al 2006, e il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli.

“In ogni caso – ha continuato mons. Crociata, in occasione della presentazione a Roma del messaggio finale del Consiglio episcopale permanente – la fiducia è espressa anche nei confronti della mgistratura; e abbiamo fiducia che le cose saranno chiarite nelle sedi e nelle modalità giuste”.

Le indagini dei magistrati si sono concentrate sulle operazioni immobiliari gestite dal Cardinale Sepe, dal 2001 al 2006, quando ricopriva l’incarico di Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il porporato collaborò inoltre con Angelo Balducci – tra i principali accusati in quanto funzionario delegato alla gestione dei Grandi Eventi e un tempo anche consultore di Propaganda Fide – alla fine degli anni Novanta e durante il Giubileo dell’Anno 2000, per il quale il Cardinale rivestiva il ruolo di Segretario del Comitato vaticano per il Giubileo.

Secondo quanto emerso dalle inchieste il Cardinale Sepe nel 2005 diede il via a una serie di operazioni immobiliari basate su acquisti e ristrutturazioni che avrebbero portato nella casse di Propaganda Fide 2,5 milioni di Euro, ottenuti grazie a un finanziamento pubblico per la ristrutturazione del palazzo seicentesco che ospita la sede della Congregazione in piazza di Spagna e la realizzazione di una pinacoteca nello stesso immobile, mai portati a termine.

L’iscrizione nel registro degli indagati era stata decisa dalla Procura di Perugia dopo l’acquisizione di una relazione della Corte dei Conti nella quale lo stanziamento della somma di denaro, destinato a un palazzo extraterritoriale in quanto di proprietà del Vaticano, veniva definito “incongruo” e “non motivato”.

Lunardi acquistò alla fine del 2004, quando era Ministro in carica del secondo governo Berlusconi, per un quarto del valore effettivo – secondo le stime fatte dagli investigatori – un palazzo della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli in via dei Prefetti, nel cuore della Capitale. Dopo quel passaggio di proprietà, lo stabile di via dei Prefetti venne interamente ristrutturato da un imprenditore romano di nome Diego Anemone (accusato nell’inchiesta di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione), che in quel periodo ottenne numerosi lavori gestiti dallo stesso Dicastero e dal Provveditorato guidato da Angelo Balducci.

Gli inquirenti hanno visto in quel finanziamento pubblico – che ebbe il via libera con un decreto ministeriale firmato insieme all’ex Ministro dei Beni culturali Rocco Buttiglione – una contropartita concessa da Lunardi per l’acquisto a prezzi vantaggiosi della palazzina in via dei Prefetti. In questo giro di affari ci sarebbe anche una casa di via Giulia affittata a Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, e pagata da Anemone.

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ZENIT Staff

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