Investire sui giovani per scampare al “disastro antropologico”

Mons. Crociata: la sfida educativa, “una provocazione a fermarci in tempo”

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di Mirko Testa

ROMA, sabato, 29 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La questione educativa è un impegno che interpella ciascuno di noi e su cui si gioca il destino del Paese. E’ quanto ha detto in sintesi il Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), mons. Mariano Crociata, durante la conferenza stampa conclusiva del Consiglio permanente della CEI, tenutasi venerdì a Roma presso la Radio Vaticana.

Nel suo intervento, mons. Crociata ha preso le mosse dal Messaggio finale diffuso dai Vescovi italiani al termine della quattro giorni di incontri che li ha visti riuniti dal 24 al 27 gennaio ad Ancona per rilanciare l’opportunità della sfida educativa in chiave evangelizzatrice, in vista della programmazione del decennio alla luce degli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano, “Educare alla vita buona del Vangelo”.

Durante i lavori assembleari, si legge nel comunicato finale, “i Vescovi hanno portato l’attenzione sull’iniziazione cristiana, la catechesi, la pastorale giovanile, l’insegnamento della religione cattolica, la formazione iniziale e permanente dei presbiteri e degli operatori pastorali, la preparazione al matrimonio, la formazione permanente degli adulti e quella all’impegno sociale e politico”.

Inoltre, “è emersa la consapevolezza che l’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi costituisce una chiave di accesso a una realtà pastorale più ampia, che abbraccia in primo luogo i genitori e le famiglie”. Per questa ragione la prossima Assemblea generale, che si svolgerà a Roma dal 23 al 27 maggio, sarà incentrata sul tema “Introdurre e accompagnare all’incontro con Cristo nella comunità ecclesiale: soggetti e metodi dell’educazione alla fede”.

I presuli italiani hanno deciso di guardare ai prossimi dieci anni in una duplice prospettiva, dedicando il primo quinquennio alla riflessione intorno al tema “Comunità cristiana ed educazione alla fede”, che culminerà con il Convegno Ecclesiale Nazionale; mentre la seconda parte si focalizzerà sul tema “Comunità cristiana e città”, al fine di tradurre l’educazione cristiana nei suoi risvolti sociali e culturali.

Questione sociale e questione antropologica

Con uno sguardo ai frutti della 46a Settimana Sociale celebrata a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre scorso, i Vescovi italiani, si legge ancora nel comunicato finale, “hanno sottolineato l’importanza di promuovere il volontariato in tutte le sue forme; la necessità di declinare il tema del federalismo alla luce dei principi di sussidiarietà e di solidarietà; l’importanza di additare figure emblematiche nell’impegno impegno sociale, quali Giuseppe Toniolo e don Pino Puglisi”.

In questa prospettiva, i presuli hanno riflettuto approfonditamente sulle scuole e le esperienze di formazione all’impegno sociale e politico presenti sul territorio italiano – al giorno d’oggi sono circa una quarantina – e che diffusesi negli anni Ottanta hanno contribuito “a far conoscere e apprezzare la dottrina sociale della Chiesa e a sensibilizzare alla partecipazione democratica alla vita del Paese”.

Per questa ragione, hanno riaffermato “l’importanza dell’azione di formazione delle coscienze, attraverso il veicolo di una cultura politica che, nel mutare dei tempi, aspiri alla ricerca del bene comune”. Una iniziativa a cui va affiancato l’impegno a “sostenere le diocesi che hanno avviato tali luoghi formativi e incoraggiare chi è disponibile a suscitarne di nuovi”.

Salvarsi dal disastro antropologico

Ad abbozzare lo scenario a tinte fosche che caratterizza la situazione giovanile in Italia era stato il Presidente della CEI, il Cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione inaugurale del Consiglio episcopale permanente. In quell’occasione il porporato aveva accennato al “senso di spaesamento” in cui è piombata l’Italia a partire dal 2009, con la crisi economica finanziaria, sul cui sfondo si stagliano segnali preoccupanti come la recente contestazione studentesca contro la riforma universitaria voluta dal ministro Gelmini.

Il porporato aveva poi lamentato “la desertificazione valoriale” che sembra aver contaminato la società e la mentalità attuale, imbevuta di “una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo basato sull’artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé”. Una mentalità alla radice del “disastro antropologico” che “si compie a danno soprattutto di chi è in formazione”.

Parlando ancora di quella che ha definito come la “generazione inascoltata o non garantita” il Cardinal Bagnasco aveva quindi sottolineato con forza che “la disoccupazione giovanile è un dramma per l’intera società, e non solo per i giovani direttamente interessati”. Per questa ragione, aveva affermato che “il mondo degli adulti, secondo le diverse responsabilità, è in debito nei confronti delle nuove generazioni, ‘in debito di futuro’”.

Adulti, modelli di moralità

Facendo eco alle parole del Card. Bagnasco, mons. Crociata ha ricordato che i Vescovi italiani sono perfettamente consapevoli della responsabilità che grava sulle spalle degli adulti. L’educazione, ha detto infatti, non è “un compito che si adempie con l’istruzione o con l’esecuzione di programmi o attività di tipo pedagogico ma è piuttosto un servizio che innanzitutto si esplica con l’esempio di coloro che sono già al termine di questo cammino educativo, e cioè gli adulti”.

“Indubbiamente – ha riconosciuto – c’è chi ha maggiore responsabilità o maggiore impegno nel risultare esemplare nel suo comportamento affinché le giovani generazioni crescano secondo un modello di autentica riuscita, di reale moralità, di umanità”.

Tuttavia, mons. Crociata ha invitato a non smarrire la speranza e a intensificare gli sforzi per “preparare e sostenere il cammino delle nuove generazioni verso il futuro del nostro paese”.

“Noi confidiamo – ha quindi concluso – che anche questa preoccupazione per le nuove generazioni sia uno stimolo, una provocazione a fermarci in tempo prima che questo disastro antropologico degeneri ancora di più”.

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ZENIT Staff

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