ROMA, venerdì, 28 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI chiede “slancio missionario”, affinchè la “Nuova Evangelizzazione” porti frutti. Tradotto in termini pastorali significa una fede entusiasta nei pastori e nei fedeli e una varietà di iniziative di Vangelo che possa creare tanti stimoli e occasioni per tornare a Cristo. Mi spiego. Penso che spesso, soprattutto noi sacerdoti anziani, soffriamo di “arteriosclerosi pastorale”, accettiamo difficilmente le novità. Ma la missione e lo spirito missionario sono essenzialmente novità continua, sempre con lo stesso fine, portare le anime a Cristo. Non possiamo essere pessimisti. Visitando tante Chiese locali, in Italia e nelle missioni, ho spesso ringraziato il Signore nel vedere come la Chiesa si rinnova continuamente, ringiovanisce nello spirito e nell’annunzio del Vangelo. Io divento vecchio, la Chiesa no.
Viene a trovarmi un sacerdote padovano, padre José Stella, in Brasile dal 1963 come missionario comboniano. Negli anni ottanta ha lavorato sette anni in Africa, poi è tornato in Brasile con il compito di suscitare missionari brasiliani e poi sostenerli quando vanno in missione. Racconta: “Ho fatto il lavoro pastorale aiutando a fondare tre parrocchie e impegnandomi anche nell’animazione missionaria. Sono diventato cittadino brasiliano e pregavo il Signore perché mi aiutasse a rinnovare la pastorale e l’animazione missionaria. Nel marzo 1996 Giovanni Paolo II ha chiesto di iniziare dei ‘Cenacoli missionari di preghiera’ nelle parrocchie, in armonia con le altre attività pastorali, per dare vigore alla coscienza missionaria di tutti i battezzati”.
“Quelle parole, dice don José, mi hanno folgorato. Ho capito che la via giusta era la preghiera, non la politicizzazione che allora non pochi animatori e stampe missionarie seguivano e che non portava frutti di conversione a Cristo. Il 18 aprile 1996 ho iniziato il primo gruppo di famiglie, con lo scopo di partecipare alla missione della Chiesa, di annunziare e convertire a Cristo tutti gli uomini. L’iniziativa grazie a Dio ha avuto successo e oggi ci sono 500 cenacoli missionari in diverse diocesi del Sud Brasile. Non è poco in una sola piccola parte dell’immenso Brasile”.
“Fin dall’inizio ho capito che doveva essere una iniziativa diocesana. Visito i vescovi e chiedo il permesso di entrare in diocesi. Dico: sono un prete diocesano, vogliamo iniziare cenacoli di famiglie che si inseriscono nella vita parrocchiale e diocesana, in pieno accordo con i parroci. I soldi che si raccolgono vengono messi nella banca della diocesi e a nome della diocesi, che poi li manda a quel missionario che il gruppo ha stabilito. Così il vescovo sa, il vescovo controlla, il vescovo apprezza e consiglia la fondazione di altri gruppi, come aiuto all’evangelizzazione del nostro Brasile e con un’apertura universale”.
“La bella sede che abbiamo a San Paolo l’ho comperata con soldi di benefattori, quando il prezzo dei terreni era ancora basso. Abbiamo costruito la sede dell’associazione e oggi c’è anche il Centro missionario diocesano; lì vicino abbiamo comperato un capannone, ristrutturato e dato in affitto perché mantenga l’opera. Io vado a predicare nelle parrocchie che mi chiamano e parlo della conversione a Cristo, che è lo scopo della Chiesa e il senso della vita cristiana. Poi spiego i Cenacoli missionari e se qualcuno aderisce all’iniziativa, d’accordo col parroco vado a trovare questa famiglia, spiego a loro l’impegno che si prendono e il sostegno che noi possiamo dare. Se iniziano, mandiamo ogni mese il foglio con i racconti di conversioni da leggere quando si riuniscono a pregare”.
“L’incontro mensile si svolge in una casa privata o in qualche locale della parrocchia. Mettono sul tavolo una carta geografica e un’immagine della Madonna e dicono il Rosario pregando per le conversioni dei pagani o dei cristiani che hanno perso la fede. E si leggono testimonianze di conversioni a Cristo, che comunico con un foglio mensile di esempi. Questi racconti piacciono e contribuiscono ad aggregare altri fedeli. Cerco testimonianze ma è molto difficile trovare il materiale. Parroci e missionari non tengono nota di queste “meraviglie dello Spirito”, che invece bisogna far conoscere. Ogni mese preparo un foglio con le testimonianze che riesco a raccogliere, le leggono e pregano. Poi raccolgono anche aiuti da mandare ai missionari brasiliani fra i pagani. Ho visto in Africa che i missionari italiani realizzano molte chiese, cappelle, scuole e altre opere, i brasiliani sono in difficoltà perché ricevono pochi aiuti. L’anno scorso abbiamo mandato circa 180.000 Reais (120.000 Euro) soprattutto in Africa, anche al nostro vescovo missionario brasiliano di Bafatà in Guinea Bissau, mons. Pedro Zilli. I vescovi del Brasile sono d’accordo che i loro gruppi aiutino i missionari in Africa e in Asia tra i pagani. E’ importante perché questa buona abitudine che c’è in Italia attecchisca anche in Brasile”.
Chiedo a don José a cosa attribuisce il successo dei cenacoli missionari di preghiera. “Anzitutto alla preghiera. Quando chiedi preghiere per uno scopo preciso, la gente risponde. Secondo, all’insistenza sulla conversione a Cristo, oggi non si sa più bene cosa fa la Chiesa: sulla conversione a Cristo sono tutti d’accordo. Terzo, la carta geografica, l’apertura missionaria, la lettura di molti esempi dall’altra parte del mondo”.
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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.