Cardinal Tauran: il dialogo con i musulmani deve continuare

Non è vero che il Papa non ama l’islam, dichiara

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 28 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica continua a puntare sul dialogo con i musulmani, nonostante gli ultimi episodi di violenza contro i cristiani.

Per questo, la Santa Sede mantiene gli incontri fissati con rappresentanti islamici, tra cui quello previsto a febbraio con membri dell’Università Al-Azhar del Cairo (Egitto), malgrado questa abbia annunciato il 20 gennaio la volontà di “congelare” il dialogo.

Lo ha affermato il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in un’intervista pubblicata sul quotidiano vaticano “L’Osservatore Romano” in cui esorta i suoi interlocutori egiziani a “una lettura attenta” delle parole di Papa Benedetto XVI, per “dissipare i malintesi”.

“Desideriamo capire bene quali siano i motivi che hanno potuto spingere il Consiglio dell’Accademia delle Ricerche Islamiche di Al Azhar, il 20 gennaio scorso, a ‘congelare’ il dialogo con noi”, ha affermato il porporato.

Il Cardinal Tauran ha ribadito l’auspicio che “una lettura attenta” delle parole papali, sia del Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che del Discorso al Corpo diplomatico, “possa aiutare a dissipare i malintesi”.

“Da questi due testi, si capisce bene che il Papa si rifà ai valori universali e perciò, nel parlare del rispetto effettivo dei diritti e delle libertà della persona umana, egli non commette alcuna ingerenza in questioni che non sono di sua competenza”, ha indicato.

Non c’è poi “niente di più falso” che dire che questo Papa non ama l’islam, ha ribadito il Cardinale,  ricordando la visita del Pontefice alle moschee di Istanbul e Gerusalemme e gli interventi in quelle occasioni.

In particolare, ha voluto citare le parole pronunciate dal Papa davanti al Gran Mufti durante la sua visita alla Cupola della Roccia a Gerusalemme: “È di somma importanza che quelli che adorano il Dio unico possano dimostrare di essere radicati contemporaneamente nella famiglia umana e di essere in relazione fondamentalmente gli uni con gli altri quali creature del Dio unico, segnati col sigillo indelebile del divino, chiamati a svolgere un ruolo attivo, ponendo riparo alle divisioni e promuovendo la solidarietà umana”.

Ha anche alluso alla riunione, nel novembre scorso a Roma, con i firmatari della famosa Lettera delle 138 personalità musulmane ai leader religiosi cristiani.

“Non ho mai trovato nelle parole di Benedetto XVI il minimo disprezzo per l’islam”, ha sottolineato.

“Ricordiamoci che a dialogare non sono le religioni, ma i credenti”, ha aggiunto. “Non sono le religioni a essere violente, ma semmai i loro seguaci”.

“Se vogliamo progredire nel dialogo, si deve prima di tutto trovare il tempo di sedersi e parlarsi da persona a persona, non attraverso i giornali”, ha proseguito.

“Spero che chi legga i discorsi di Papa Benedetto XVI, sia aiutato a comprendere come le comunità di credenti siano chiamate a diventare scuole di preghiera e di fraternità”, ha confessato, sottolineando in questo il “ruolo della scuola e dell’Università”.

Il dicastero che presiede, ha aggiunto, “continuerà ad accogliere con amicizia chi vuole entrare in conversazione con la Chiesa cattolica e diciamo ai nostri amici che apprezziamo quanto hanno fatto e fanno con coraggio e costanza per mantenere le antiche usanze di buon vicinato con i seguaci delle altre religioni”.

“Quindi, per il momento, tutti i nostri appuntamenti restano validi, compreso quello di febbraio con i nostri partner del Cairo. Più che mai incombe su di noi credenti il dovere di far riscoprire ai nostri contemporanei che esiste un Amore più grande di loro, e quest’amore non può che spingerci a portare a tutti, nelle nostre mani disarmate, la luce di un’amicizia che niente può scoraggiare”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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