Musica e religiosità ad Albano

Intervista a don Sergio Palumbo

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di Maurizio Tripi
 

ROMA, giovedì, 20 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Musica e spiritualità ancora insieme per un’iniziativa che dà risalto alla musica italiana nel mondo. La città di Albano ha infatti promosso “Il Festival della Canzone Inedita Italiana”, organizzato dal cantante e musicista Valentino, nei giorni 15 e 16 gennaio.

Al Festival erano presenti le autorità politiche e civili della città di Albano e il Vescovo Marcello Semeraro che ha benedetto la manifestazione.

Tra i concorrenti anche un religioso, il sacerdote Camilliano don Sergio Palumbo, già ideatore del Musical “S. Camillo De Lellis” e del cd “Più cuore nelle mani”, il qual si è esibito con il brano “Casa di pane” tratto dal suo ultimo album “Bet.lehm”.

ZENIT lo ha intervistato.

Qual è il legame tra musica e spiritualità?

Don Sergio: Musica e spiritualità sono le due facce di una stessa medaglia, quella dell’anima: la musica la manifesta, la spiritualità la alimenta e la innalza. Esistono opere musicali che hanno la capacità di trasportarti in un’altra dimensione, passaggi di accordi e frasi melodiche che non lasciano indifferenti l’orecchio attento, un udito che non solo sente, ma ascolta e permette che tutta la persona venga coinvolta in quel tumulto di emozioni e sentimenti. Si tratta di qualcosa che va oltre il mero sentimentalismo. Questo “potere” l’ho sempre percepito e vissuto nelle opere di quei grandi personaggi che hanno fatto la storia della musica. Tanto per citarne qualcuna, il “Requiem” di Giuseppe Verdi: quando l’ascolto, musica e spiritualità non sono più un binomio, ma una sola cosa. Credo che i giovani, soprattutto coloro che hanno intenzione di vivere la musica, debbano accostarsi e riscoprire queste opere. Credo che esse possano costituire davvero una enorme fonte di ispirazione a scrivere e comporre canzoni che oggi nel nostro panorama musicale non sempre hanno qualcosa di significativo da dire. Tuttavia mi fa piacere constatare che alcuni artisti noti, che hanno già compiuto un certo percorso, sono sempre più sensibili e attenti a questa dimensione spirituale, e meno coinvolti e interessati a operazioni solamente commerciali.

Come mai ha deciso di partecipare al New Talent Festival?

Don Sergio: Partecipare ad un Festival, o comunque avere l’occasione di esibirsi davanti ad un pubblico vario e vasto, credo che dia l’opportunità di far ascoltare in modo più immediato non soltanto la propria musica, ma di veicolare il messaggio dell’artista. A questo proposito allora sarebbe più corretto dire che “partecipiamo” al New Talent Festival, nel senso che la mia presenza alla manifestazione canora vuole essere anche un modo per portare avanti il progetto ARSPOP – Artisti per la solidarietà tra i popoli. Un progetto che ha trovato l’adesione di diversi artisti, anche internazionali,  per la realizzazione di un primo lavoro discografico uscito a Natale dal titolo “Christmas nee Africa” (Natale con l’Africa). Si tratta di una rielaborazione di alcuni canti natalizi tra i più tradizionali, con sonorità africane e parti aggiunte, all’interno dei brani, cantate in dialetto morè. Un’idea nata da Mauro Spenillo (direzione artistica) e da me, che ho avuto più volte l’occasione di recarmi in Africa dove i camilliani (l’Ordine religioso al quale appartengo) sono missionari da oltre 40 anni in Burkina Faso (Paese dall’uomo integro), e in altri paesi del continente africano. Infatti gli interventi musicali e vocali in questo disco appartengono principalmente alla cultura e al dialetto del Burkina. Una lingua con una musicalità affascinante. Alla luce di questa idea discografica è nato il progetto ARSPOP 1. Il primo  capitolo di un progetto artistico che ha l’ambizione di incontrarsi, soprattutto musicalmente, con altre culture, impegnandosi a promuovere la solidarietà, la giustizia tra i popoli della terra. Un progetto che ha avuto la collaborazione di diversi artisti che attraverso la loro sensibilità e professionalità hanno dato un contributo prezioso alla realizzazione di questo primo lavoro, e aperto agli artisti che collaboreranno nelle prossime realizzazioni di ARSPOP. Gran parte dei proventi del disco sono stati destinati alla missione dei camilliani per l’acquisto di alcune attrezzature sanitarie necessarie al  loro Centro Medico Saint Camille di Ouagadougou. Per chi volesse saperne di più può visitare la nostra pagina ufficiale di ARSPOP su Facebook.

Ci parli della sua canzone “Bet- Lehm Casa di pane”

Don Sergio: “Bet-Lehm Casa di pane” è un brano tratto da “Christmas nee Africa”, è senz’altro il brano più “cantautorale” del disco, brano inedito, scritto insieme a Mauro Spenillo e ispirato al libro “In nome della madre” del noto scrittore napoletano Erri De Luca per il quale nutro una grande ammirazione per i suoi scritti e una profonda stima per la persona che è.  Quando ho informato Erri di questo progetto mi ha incoraggiato a proseguire.  E’ una canzone che va oltre l’argomento natalizio, per questo abbiamo scelto di portarla al Festival. “In nome della madre” è la storia di una donna di Galilea, una ragazza come tante, fidanzata a Giuseppe, falegname, destinata ad una vita di moglie e madre. Ma un giorno succede qualcosa di strano, appare un angelo, e per Miriam/Maria il destino cambia in fretta. Diventa, come dice Erri, “operaia della divinità” che le mette in grembo, senza seme, un figlio, che è figlio suo, che gli cresce dentro proprio come a tutte le donne, ma che è anche il figlio di Dio. Maria diventa donna all’improvviso con l’annuncio dell’angelo, ma la sua resta una storia umana, una storia “di carne”. La storia di tutte le donne che si preparano a vivere il dono e il mistero della maternità.

Lei ha anche portato in giro per l’Italia il suo musical dedicato a S. Camillo De Lellis…

Don Sergio: Sì, è stata una delle esperienze artistiche più belle sia dal punto di vista formativo che umano. Un’avventura che ho vissuto insieme a Principe & SocioM (Antonio De Carmine e Mauro Spenillo). Comporre delle musiche per e su una storia di un personaggio come Camillo De Lellis è stata un’impresa non facile, anche se siamo stati agevolati da una sceneggiatura ben redatta dal regista Lorenzo Cognatti di Jobel Teatro. Abbiamo avuto poi la fortuna di avere un cast di attori e cantanti che ci ha permesso di lavorare, in sintonia col regista, in un clima molto favorevole all’ispirazione. E’ stato davvero emozionante per noi stare tra il pubblico e goderci, oltre la storia raccontata, le musiche che avevamo composto. Circa 7.000 persone hanno avuto modo di assistere allo spettacolo nelle sue diverse repliche italiane, e di questo folto pubblico oltre il 60% dei partecipanti non conoscevano la storia di San Camillo mentre almeno il 40% era composto da giovani con meno di 25 anni. Risposte entusiastiche ovunque; apprezzamenti artistici per il testo, le musiche e la regia e grande interesse suscitato da una figura carismatica ma poco conosciuta. Buona partecipazione della stampa, che quasi in ogni città ospitante non ha mancato di segnalare l’evento in appositi articoli (talvolta anche con servizi televisivi) cogliendo spesso l’occasione per approfondire la narrazione della storia e del messaggio del Santo.

Credo che sia un racconto musicale che abbia molto da dire, soprattutto per le vicende storiche di un uomo, Camillo De Lellis, che ha cambiato il sistema sanitario dell’epoca – il 500 – e per l’attualità dei temi affrontati come quelli del dolore e della sofferenza negli ambienti ospedalieri.

Lo spettacolo – andato in scena in circa 20 date e nei principali teatri e piazze italiane – è un mix di musica, canto e danza per raccontare, in modo semplice e avvincente, un’indimenticabile storia di fede, amore e rivoluzionaria carità. Prodotto da Jobel Teatro, lo spettacolo ha avuto enormi
consensi da parte di un pubblico che ha voluto cogliere il significato su quella che è la condizione del malato, sulla sofferenza psichica e fisica che rappresentano il banco di prova per la società di oggi, lacerata dal miraggio del progresso come ottuso andare avanti, come impossibilità a fermarsi davanti alla debolezza che è parte dell’uomo e della vita. Non è stata un’impresa facile conciliare armonicamente il tema della malattia con uno spettacolo teatrale, per certi versi divertente, e per altri arricchito di profonda spiritualità. Ma il regista e direttore artistico Lorenzo Cognatti è riuscito perfettamente nell’intento, regalando alle migliaia di persone che hanno assistito un musical di spiccata originalità. Abbiamo intenzione di proporre ancora lo spettacolo. Su Facebook (Camillo de Lellis il musical) è possibile guadare alcuni spezzoni filmati durante il tour della scorsa stagione.

Ci parli delle sue prossime iniziative.

Don Sergio: Beh, intanto il mio primo impegno è quello di assistente religioso/spirituale presso l’ospedale San Camillo di Roma. E qui di iniziative ce ne sarebbero tante da intraprendere. Poi, compatibilmente con il mio lavoro in ospedale, stiamo pensando di realizzare un nuovo disco di Arspop, e di continuare così la nostra opera di solidarietà a favore dell’Africa; questa volta vorremmo costruire una scuola vicino l’ospedale distrettuale di Nanoro, a un centinaio di km dalla capitale del Burkina.    

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ZENIT Staff

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