VIENTIANE, lunedì, 17 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Durante il periodo natalizio, in Laos si sono registrati nuovi arresti ed espulsioni di cristiani, ha reso noto Eglises d’Asie (EDA), l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi.
Secondo fonti protestanti evangeliche locali, le autorità hanno arrestato 11 cristiani il 4 gennaio nella località di Nakoon. Tre di loro sono ancora detenuti per aver “celebrato una riunione segreta”.
Il giorno successivo all’arresto, due cristiani sono stati liberati, così come altri 6 il 6 gennaio, dei quali due bambini tra i 4 e gli 8 anni, che erano stati portati nel carcere provinciale di Khammouan, nel centro del Laos.
La maggior parte di loro era giunta a Vientiane per celebrare il Natale nella casa del reverendo Wanna di Nakoon, nel distretto Hingoun (provincia di Khammouan). Gli 11 sono stati arrestati da poliziotti armati alla vigilia della celebrazione prevista.
I tre cristiani che restano in stato di reclusione sono stati identificati come responsabili di “Chiese domestiche”.
Si tratta del reverendo Wanna, di Nakoon, di Thao Chanlai, della località di Tonglar, e di Thao Kan, della località di Nahin.
Devono affrontare una condanna per crimini contro lo Stato in base alla legge laotiana, e dure pene carcerarie.
A dicembre, il reverendo Wanna aveva informato le autorità locali del fatto che alcuni membri della sua Chiesa desideravano riunirsi a casa sua il 5 gennaio per celebrare il Natale secondo le direttive della Chiesa evangelica laotiana approvate dal Governo, che ha fissato le date delle celebrazioni ufficiali tra il 5 dicembre e il 15 gennaio.
Nel pomeriggio del 4 gennaio, una ventina di poliziotti ha fatto irruzione nella casa del pastore, indicando con le armi le 11 persone presenti che si accingevano a cenare e portandole via con la forza con l’accusa di “celebrare una riunione segreta senza approvazione ufficiale”.
Campagna anticristiana
Questo arresto rappresenta la più recente di una serie di azioni anticristiane che colpiscono soprattutto il distretto di Hinboun e che sono iniziate quando alcuni abitanti di Nakoon e dei dintorni si sono convertiti al cristianesimo.
Le autorità accusano il reverendo Wanna di distruggere la cultura tradizionale laotiana, e lo avevano arrestato già nel maggio scorso per essersi rifiutato di porre fine alle riunioni di preghiera in casa sua.
Insieme a lui, è stato arrestato Thao Chanlai, che aveva iniziato a riunire i cristiani in casa a Tonglar, vicino Nakoon.
I fedeli che partecipavano agli incontri di preghiera sono stati costretti a terapie di rieducazione e a firmare documenti con cui abiuravano la propria fede.
Gli incontri a casa del pastore erano tuttavia ripresi dopo la sua scarcerazione, nell’ottobre scorso, malgrado le minacce delle autorità locali.
Secondo la ONG Christian Aid Mission, anche a Natale si sono verificati fatti simili, tra cui l’espulsione, il 23 dicembre, di una dozzina di famiglie cristiane da Katin, nel distretto di Ta-Oyl.
Verso le nove del mattino, il capo della località, accompagnato dalle forze dell’ordine locali, dai responsabili per le Questioni religiose della comunità e da alcuni abitanti armati, hanno costretto i cristiani a uscire dalle proprie case e hanno ordinato loro di scegliere tra rinunciare alla loro fede o essere espulsi dalla comunità.
Visto che hanno rifiutato di obbedire, le famiglie sono state espulse dalla località, senza cibo né beni personali, e hanno dovuto unirsi a una comunità di altri cristiani espulsi in precedenza da Katin.
Attualmente vivono tutti in rifugi improvvisati, costruiti accanto alla foresta, ai margini delle terre della località.
Tre giorni dopo questa espulsione forzata, il 26 dicembre, per assicurare che le famiglie cristiane non tornassero, il capo della località e le autorità locali hanno bruciato le recinzioni che circondavano le risaie, hanno distrutto le dighe che trattenevano l’acqua e calpestato le coltivazioni.
Sempre a Katin, il 9 gennaio, la celebrazione domenicale dei cristiani è stata interrotta dal capo della località, spalleggiato dalle autorità del distretto di Ta-Oyl e da un centinaio di uomini, per la maggior parte armati.
Hanno proferito le stesse minacce rivolte alle famiglie espulse il 23 dicembre, ma anche in questo caso le persone hanno rifiutato di rinunciare alla propria fede.
Per questo il gruppo, composto da una cinquantina di persone, è stato condotto fuori dalla località, le sue case sono state date alle fiamme e i beni confiscati.
Queste famiglie cristiane sopravvivono ora in condizioni molto precarie. Mancano loro acqua e cibo, e continuano ad aspettare gli aiuti promessi dalle autorità provinciali.
La comunità cristiana rappresenta l’1% della popolazione del Laos, a maggioranza buddista. Gli articoli 6 e 30 della Costituzione della Repubblica democratica popolare del Laos garantiscono la libertà di religione, ma in realtà questa continua ad essere limitata, nonostante la crescente apertura del Paese agli scambi internazionali.
Bersaglio di una campagna repressiva sono principalmente le minoranze etniche che di recente si sono convertite al cristianesimo.