ROMA, lunedì, 17 gennaio 2011 (ZENIT.org).- L’approvazione del Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale da parte delle competenti autorità della Santa Sede è un atto storico che conferma la bontà della liturgia, della catechesi e delle opere della Fondazione di beni spirituali che conta circa un milione di aderenti.
Lo ha detto Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale, nel corso di una conferenza che ha fatto seguito all’incontro con il Pontefice Benedetto XVI che si è svolta questo lunedì a Roma, nei pressi della Porta Angelica che introduce in Vaticano.
Il fondatore del Cammino, ha raccontato il lungo cammino personale e della Fondazione per arrivare a questo riconoscimento.
Kiko ha parlato delle tante difficoltà, dei pregiudizi di parroci e Vescovi, di accuse e strane storie diffuse da chi il Cammino non l’ha mai incontrato, ed ha raccontato della disponibilità, dell’aiuto e della premura con cui la Chiesa ed i Pontefici hanno aiutato il Cammino.
Il primo a sostenere il Cammino è stato Paolo VI. Papa Luciani lo volle nelle parrocchie di Venezia quando era ancora Patriarca. Giovanni Paolo II lo riconobbe “come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e i tempi odierni”. Benedetto XVI incontrò i neocatecumenali quando era ancora professore a Regensburg, e si adoperò per introdurli nella parrocchie della Germania.
Nonostante le accuse rivelatesi false, di dividere le comunità parrocchiali, di entrare in conflitto con la pastorale di alcuni parroci e Vescovi, il Cammino neocatecumenale è cresciuto in maniera incredibile riempiendo chiese e seminari, con famiglie numerose che sempre di più si offrono per portare la missione cattolica nel mondo.
I neocatecumenali sono presenti in 1320 diocesi di 110 Paesi nei cinque continenti, con 20.000 comunità attive in seimila parrocchie. Solo a Roma il Cammino è presente in 100 parrocchie e 500 comunità. A Madrid sono presenti, invece, in 85 parrocchie e 300 comunità.
Inoltre nell’incontro avuto con il Pontefice Benedetto XVI nella Basilica di S. Pietro, il 10 gennaio 2009, in occasione dei 40 anni dalla nascita della prima comunità neocatecumenale a Roma nella Parrocchia di N. Signora del SS.mo Sacramento e dei Santi Martiri Canadesi, Kiko presentò al Santo Padre le prime 14 comunità di Roma disposte a lasciare la loro parrocchia, dove avevano concluso l’itinerario neocatecumenale, per andare in missione, su invito dei parroci, in zone periferiche difficili: quartieri spesso umanamente degradati, con molta violenza, droga, famiglie distrutte, immigrati di recente, dove la Chiesa fa fatica ad incidere e ad aiutare le persone.
L’efficacia e la forza della catechesi del Cammino è dimostrata anche dalla apertura di 78 seminari diocesani missionari “Redemptoris Mater”, di cui 37 in Europa, 26 in America, 7 in Asia, 6 in Africa, e 2 in Australia.
Dal 1990, anno delle prime ordinazioni, ad oggi, i presbiteri ordinati nei vari seminari “Redemptoris Mater” sono oltre 1600 e vi sono circa 2000 giovani che si stanno preparando per gli Ordini Sacri.
A conferma di una profonda vocazione missionaria, dal 1985 il Cammino invia famiglie numerose nei luoghi dove la fede sta scemando o non è mai arrivata.
Nel 1985 Kiko, Carmen e padre Mario presentarono a Giovanni Paolo II un progetto per rievangelizzare il Nord Europa con l’invio di famiglie missionarie, accompagnate da presbiteri. Nel 1986 il Papa inviò le prime tre famiglie: una nel nord della Finlandia, una nel quartiere a luci rosse di Amburgo e la terza a Strasburgo.
Oggi il numero delle famiglie del Cammino in missione per la nuova evangelizzazione in 78 paesi, sono oltre 800, con 3.097 figli, di cui 389 in Europa, 189 in America, 113 in Asia, 56 in Australia, 46 in Africa e 15 nel Medio Oriente.
Si tratta di famiglie che, attraverso l’annuncio del Vangelo e un itinerario di iniziazione cristiana di diversi anni, sono state ricostruite, hanno riscoperto il dono della comunione, e per questo si sono aperte alla vita, e che per gratitudine a Dio ed alla Chiesa si offrono per andare dove un Vescovo veda il bisogno della testimonianza di una famiglia cristiana.
Per comprender l’efficacia del Cammino, Kiko ha raccontato la sua esperienza di vita, quando ateo, comunista estremista, con la testa piena di pregiudizi contro la Chiesa ed il cristianesimo, era giunto ad un punto che voleva suicidarsi.
Poi tre anni passati vicini ai più poveri tra i poveri nella baraccopoli di Palomeres Altas a Madrid gli permisero di trovare la fede e iniziare il Cammino neocatecumenale.
La domanda a cui dobbiamo rispondere tutti, anche Vescovi e Cardinale, ha detto Kiko, è “che cosa significa essere cristiani oggi?”.
E non si tratta di rispondere con filosofie o citazioni di libri, ma con la convinzione profonda che il cristianesimo è la religione dell’amore.
“Amatevi come io vi ho amato”, ha detto Gesù, e solo il suo grandissimo amore ci dà la forza per superare le sofferenze e la morte.
“La fede in Gesù Cristo ci dà la vita eterna – ha sottolineato Kiko – e possiamo riconquistare coloro che hanno lasciato la Chiesa o che non l’hanno mai conosciuta solo con la bellezza dell’amore che caratterizza le nostre comunità”.