Pakistan: le minoranze in allerta dopo la morte del Governatore del Punjab

Un Vescovo chiede ai cristiani di evitare tutto ciò che possa incitare la violenza

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ROMA, venerdì, 7 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Dopo l’assassinio, avvenuto questo martedì, del Governatore della provincia pakistana del Punjab, Salman Taseer, un presule ha messo in guardia i cristiani e le altre minoranze in Pakistan.

Il Vescovo ausiliare Sebastian Shaw di Lahore ha affermato che la gente è “scioccata e inorridita” per la morte di Taseer.

Il presule ha diffuso alcuni commenti dopo che i resoconti hanno riferito che Malik Mumtaz Hussain, l’uomo ritenuto l’omicida, ha agito in risposta alle ultime dichiarazioni del Governatore, che criticava le controverse leggi sulla blasfemia.

Taseer aveva espresso la propria contrarietà a questi provvedimenti alla fine del 2010, quando aveva esortato il Presidente pakistano Asif Ali Zardari a perdonare la cristiana Asia Bibi, condannata a morte in base alle leggi sulla blasfemia.

Parlando dal Pakistan all’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il Vescovo Shaw ha affermato che sta esortando i fedeli a evitare azioni o commenti pubblici che potrebbero essere fraintesi e usati per giustificare atti di violenza e intimidazione.

“I nostri fedeli devono stare molto attenti”, ha dichiarato. “Dire qualsiasi cosa può incitare la folla”.

“Non dobbiamo vivere nella paura”, ha tuttavia aggiunto. “Dobbiamo avere fiducia in Dio, ma se andiamo per le strade esprimendoci in questo momento si creerà una reazione negativa”.

“Se le persone fanno dichiarazioni e intraprendono azioni che incitano a una reazione, potrebbero non essere loro a soffrire, ma le loro comunità”.

Gli articoli 295B e 295C del Codice Penale pakistano – le Leggi sulla Blasfemia – prevedono pene tra cui la pena di morte per chi insulta il Profeta Maometto, e l’ergastolo per la profanazione del Corano.

Questi provvedimenti hanno suscitato una crescente opposizione da parte dei sostenitori dei diritti umani, non solo per la severità delle pene, ma anche e soprattutto per il fatto che ormai sono diventati un pretesto per violenze e intimidazioni contro le minoranze, cristiani ma anche alcuni gruppi musulmani.

Asia Bibi è stata la prima donna ad essere condannata a morte in base a queste leggi. Il suo destino dipenderà dalle decisioni di un’Alta Corte.

In alcune grandi città pakistane si sono svolte delle manifestazioni in difesa delle leggi sulla blasfemia. A Peshawar un imam ha offerto una ricompensa di 5.853 dollari per l’uccisione della Bibi.

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ZENIT Staff

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