Gli Esercizi Spirituali, un'esperienza di rivelazione e illuminazione

Intervista a padre Pietro Schiavone

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di Maurizio Tripi

ROMA, giovedì, 23 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Gli Esercizi Spirituali da sempre sono un grande pilastro della spiritualità, in particolar modo di quella ignaziana. Non tutti però li conoscono ed è giusto dare l’opportunità ai più di poter avere accesso a questa formazione spirituale.

Per questo è di nuova pubblicazione, per i tipi della San Paolo, il testo sugli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola, nella nuova versione dallo spagnolo con testo originale a fronte, introduzione, note, ricerca delle fonti e luoghi paralleli a cura di padre Pietro Schiavone, S.I.

ZENIT lo ha intervistato.

Nel presentare le finalità del lavoro, annota che tenterà di “spiegare Ignazio con Ignazio, riportando testi da altre sue opere o da scritti di suoi contemporanei”. Può farci qualche esempio?

Padre Schiavone: Tra i molti altri, cito la prima nota del paragrafo 4. Nel testo degli Esercizi Ignazio scrive che chi li fa deve contemplare la vita di Gesù fino all’Ascensione. Nella nota riporto testi di contemporanei che danno questa precisazione: “… fino all’Ascensione e alla Pentecoste”.

Ancora: al paragrafo 7 leggiamo che, con chi è in difficoltà, bisogna essere non duri, ma dolci e soavi. Nelle note riporto alcuni documenti in cui si dice di Ignazio che “è generalmente più propenso alle vie del cuore, tanto che sembra tutto amore” e che soleva “mostrare considerazione e pazienza con chi vedeva sotto la pressione di una tentazione”.

Infine: al paragrafo 23 leggiamo che “l’uomo è creato per lodare” il Signore. Nella nota seconda, cito il brano di una lettera a una Suora, che gli aveva confidato: “Mi pare di essere desiderosa di servire” il Signore. Avrebbe dovuto dire: “Il Signore mi dà il desiderio di servirlo”, le risponde Ignazio. Così facendo “lei lo loda, perché proclama il suo dono”.

E’ vero che Ignazio era rigoroso nell’ammettere a fare gli Esercizi?

Padre Schiavone: Ho dato una sua risposta alla nota 9 del paragrafo 18: “Gli Esercizi non si devono dare per intero se non a pochi, e a persone tali che dal loro progresso si speri notevole frutto a gloria di Dio. Gli esercizi della prima settimana, invece, possono estendersi a molti, e a molti più ancora alcuni esami di coscienza e modi di pregare. Chiunque, infatti, abbia buona volontà ne avrà la capacità”.

Nella parte riservata alla penitenza ho rilevato qualche espressione anacronistica, come: “castigare la carne”.

Padre Schiavone: Anche, soprattutto a questo proposito, è necessario cogliere tutto il pensiero del Santo. Mi limito a rimandare alla prima nota del paragrafo 82: “I1 Signore non vi chiede di compiere azioni che vi affaticherebbero o vi nuocerebbero. No, egli vuole che viviate gioiosamente in lui, dando al corpo ciò di cui ha bisogno”. In un’altra lettera (cfr. nota terza del paragrafo 87) ha scritto: “un’anima sana in corpo sano è la più adatta al servizio di Dio”.

Altro argomento delicato al 167, dove si suggerisce di volere e sceglierepiù povertà con Cristo povero che ricchezza”. Non è linguaggio corrente.

Padre Schiavone: Vero. Bisogna però considerare i motivi che portano a simili, eventuali scelte: amore di essere con e di fare come la Persona amata. Noti, anzi, che al 221, si ha l’altro lato della medesima medaglia: “domandare quello che voglio; e qui sarà chiedere grazia per rallegrarmi e godere intensamente di tanta gloria e gioia di Cristo nostro Signore”. E poi leggiamo insieme il brano delle Costituzioni che ho riportato alla nota settima di questo 167: “subire ingiurie… (senza però darne occasione alcuna), spinti dal desiderio di rassomigliare e di imitare in qualche misura” Cristo Signore, essendo egli “la via che porta gli uomini alla vita”. Siamo, d’altra parte, all’appassionato discorso che Paolo sviluppa nella prima lettera ai Corinzi, e che ben conoscono i “folli [leggi: innamorati] di Dio” di tutti i tempi. L’ultima? Teresa di Calcutta, perché, per autentico amore, sia verso Dio che verso i fratelli, visse da vera povera tra i poveri e, per un lungo periodo, con il Cristo del Getsemani e del Calvario.

L’autore degli Esercizi è conosciuto come specialista del discernimento. Che cosa può dire a questo proposito?

Padre Schiavone: Ho già detto molto nel volume Il discernimento. Teoria e prassi delle Paoline – di cui Zenit ha pubblicato un’altra nostra intervista – dove espongo, in maniera sistematica, arricchendolo con testi di alcuni altri classici, quanto Ignazio dissemina nel testo degli Esercizi.

Dissemina… in che senso?

Padre Schiavone: Rispondo semplificando al massimo. Nel testo degli Esercizi Ignazio pone il problema al 33, presenta i metodi di ricerca della divina volontà al 135 e 170-189, dice del modo di agire dei diversi spiriti al 136-148, al 314-315, precisa che questi guidano e consigliano al 318…

Ma non esistono le regole del discernimento, per discernere, appunto, quello che è da Dio da quello che è ispirato da altri?

Padre Schiavone: Indubbiamente. Ritengo, anzi, bene ricordare che tali regole sono poste alla fine del libretto (dal 313 al 370) e che le note che le commentano, sono quasi tutte desunte dall’Autobiografia e dal Diario, dove il nostro Santo descrive sue personali esperienze, dai Fontes narrativi e dalle Lettere (menzione speciale meritano, come ho precisato nella nota prima a 313, quelle a Teresa Rejadell e a san Francesco Borgia), dove offre più dettagliati insegnamenti.

Diceva del volume sul discernimento…

Padre Schiavone: Ho tentato di presentare in maniera sistematica il tema, a partire dalla elencazione degli spiriti o soggetti che entrano in causa quando si va alla ricerca della divina volontà, a continuare con le condizioni da verificare, i mezzi di cui servirsi, i metodi, ecc.

Se non ricordo male anche la nota espressione Contemplazione nell’azione è di marca prettamente ignaziana.

Padre Schiavone: Indubbiamente e gli Esercizi dedicano all’argomento la Contemplación para alcanzar amor. Rileggiamo soltanto il brano della lettera, che, a parziale commento di tale gratificante dottrina, riporto nella nota seconda del 232. Dopo avere affermato che bisogna sempre fare di tutto per instaurare un diretto, personale e amoroso rapporto con Dio, Ignazio dà queste direttive: ci si può “esercitare a cercare la presenza di nostro Signore in tutte le cose, per esempio conversando con qualcuno, andando e venendo, guardando, gustando, ascoltando, pensando e in tutte le nostre azioni”, perché Dio “si trova in tutte le cose”.

Il Card. Ravasi ha presentato questo suo lavoro con termini particolarmente positivi. Ha avuto altri giudizi del genere?

Padre Schiavone: Sì e da un’altra personalità non meno competente. È aneddoto che ho rivelato a pochi intimi, ma… tant’è…glielo racconto, anche e soprattutto per invogliare a “valersi” dell’ “arma degli Esercizi, perché si vede che Dio la rende così efficace per il suo servizio”, ha scritto lo stesso Ignazio.

E l’aneddoto, cui ha accennato?

Padre Schiavone: Dopo la pubblicazione del libro sulle Fonti, padre Peter Hans Kolvenbach, allora Generale, in visita alla Facoltà Teologica di Posillipo (Napoli), colse l’occasione di un casuale, fugace incontro per confidarmi: “La ricerca sulle fonti è ben fatta! Veramente ben fatta!”.

A chi consigli
a questo volume?

Padre Schiavone: A coloro, cui l’ha consigliato il Card. Ravasi: “questa edizione” è “un vero e proprio vademecum per chi vorrà avviarsi in questa avventura dello spirito e dell’intelligenza”, soprattutto, mi permetto di aggiungere, per chi, dopo avere fatto personale esperienza degli Esercizi, vuole approfondirla e ulteriormente interiorizzarla.

Progetti per l’avvenire?

Padre Schiavone: D’accordo con l’Editore, ho iniziato a mettere insieme, secondo una mia visione e curando chiarezza e distinzione, le note che commentano il volume Esercizi e magistero con quelle delle Fonti.

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ZENIT Staff

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