Azione cattolica: riaprire gli spazi di confronto tra adulti e giovani

La gerontocrazia è anche impermeabilità alle idee delle nuove generazioni

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ROMA, mercoledì, 22 dicembre 2010 (ZENIT.org).- A tutti gli italiani, credenti e non credenti, e a quanti, provenienti da altre nazioni, cercano nel nostro Paese un futuro migliore: si rivolge a loro l’augurio per il Santo Natale e per l’anno nuovo espresso dalla Presidenza nazionale dell’Azione cattolica (Ac) con una nota diffusa questo mercoledì ai mezzi di comunicazione. 

Il messaggio, che riprende la nota emessa dall’Ac nel settembre scorso a proposito della preoccupante situazione di difficoltà di tante famiglie, ribadisce la consapevolezza che “alle feste natalizie l’Italia si avvicina con diverse e pressanti preoccupazioni, prime fra tutte i durissimi effetti della crisi economica sulla vita concreta delle persone e la perdurante crisi politica”.

“Non ci è però consentito – afferma la Presidenza dell’Azione cattolica -, per il bene stesso della nostra convivenza civile, rinunciare al sentimento della speranza”. Un sentimento che “si traduce, nella vita di tutti, e nella vita di ogni giorno, in coraggio, capacità di resistenza, fiducia, ferma convinzione che non ci sarà sempre burrasca”.

“La speranza – sottolinea la nota – è un potente motore che non spegne le coscienze, non acquieta gli animi in una pacata rassegnazione, al contrario attiva le risorse migliori della persona: l’iniziativa personale e comunitaria in difesa e in promozione del bene comune e della dignità di ciascuno, il senso del dovere e della responsabilità verso la sfera pubblica, la coerenza personale che si traduce in stile di vita esemplare anche per gli altri”.

“Siamo chiamati – afferma la Presidenza nazionale dell’Ac –, in modo diffuso e concreto, ad una semina costante di bene, che permetta al Paese intero di costruire il proprio futuro su fondamenta solide”.

Lo stesso convincimento che ha animato la Settimana sociale dei cattolici svoltasi in ottobre a Reggio Calabria nella quale “i cattolici impegnati hanno scritto un’ambiziosa e seria agenda di speranza per il Paese”, proponendo, tra le altre, “misure per non trasformare la precarietà lavorativa in precarietà esistenziale, per sostenere l’autoimprenditorialità e la cooperazione, per garantire la piena partecipazione degli stranieri – nei diritti e nei doveri – alla vita della città, per inserire criteri di moralità, trasparenza e legalità nella selezione della classe dirigente e politica, per slegare la mobilità sociale dei giovani”.

Per quanto “già nel cuore della crisi politica, nessuno volle ridimensionare il sogno di un Paese a misura di tutti”. Oggi alla luce di un “quadro politico che sembra essere ancora più fragile” molte sono le domande che ci si pone: “c’è la reale volontà, possibilità, capacità di assumere l’agenda della vita quotidiana? Ci saranno le condizioni perché la classe politica, nel suo insieme, sappia assumere davvero su di sé la richiesta di concretezza che viene dalla gente comune e dalle famiglie? E a fronte di una crisi economica che non smette di preoccupare e influire sulla vita quotidiana, ci sarà uno scatto di responsabilità condiviso per assicurare al Paese sicurezza dei conti e crescita?”.

A questo proposito l’Aci ricorda nella nota le parole del cardinale Bagnasco nella prolusione all’ultima Assemblea della Cei: “Se la gente perde fiducia nella classe politica, fatalmente si ritira in se stessa, cade lo slancio partecipativo, tutto diventa pesante e contorto, ma soprattutto viene meno quella possibilità di articolata e dinamica compattezza che è assolutamente necessaria per affrontare insieme gli ostacoli e guardare al futuro del Paese”. “Questo scollamento – sottolinea l’Ac – è una tara sul futuro di tutti, in particolare delle nuove generazioni”.

Proprio a riguardo delle nuove generazioni si esprime la maggiore preoccupazione dell’Azione cattolica: “abbiamo assistito sgomenti alle violenze del 14 dicembre nel centro di Roma, mentre era in corso il voto di fiducia”, con il verificarsi di eventi che hanno “superato ogni limite accettabile” e richiedono a tutti “un supplemento di riflessione”. Se “tali manifestazioni di violenza hanno sempre molteplici motivazioni, fra tutte la mobilitazione di pericolose frange organizzate”, l’Azione cattolica, al cui interno aderiscono migliaia di giovani, vorrebbe però proporre un ulteriore elemento di valutazione.

“Più volte – prosegue la nota – si è denunciato lo stato di grave frustrazione delle nuove generazioni, schiacciate da precarietà selvaggia, scarsi orizzonti, prospettive molto più cupe di quelle che avevano dinanzi i loro padri. Nel tempo, drammaticamente, si sono chiusi molti degli spazi di confronto tra adulti e giovani. La gerontocrazia che spesso si denuncia non è soltanto l’occupazione dei posti di potere da parte delle persone in là con gli anni, ma anche l’impermeabilità di tante istituzioni alle idee e alle sensibilità dei giovani. Politica, partiti, sindacati, scuola, università, lo stesso mondo dell’associazionismo rischiano di rinunciare ad un proprio proverbiale compito: veicolare nel dialogo pubblico i semi di novità che sempre provengono dalle nuove generazioni”.

In assenza di luoghi in cui ci sia un reale confronto e un reale ascolto, si interroga l’Ac, cosa resta ai giovani a parte “una asfittica accettazione dello stato di fatto”? “Ogni atto di violenza – sottolinea la nota della Presidenza nazionale – interroga tutti, chi lo realizza e chi lo subisce: cosa si fa ogni giorno per evitarlo?”.

Occorre acquisire la consapevolezza che “il dialogo tra le parti sociali, e in particolare con i giovani, è una delle urgenze del momento storico. Rinunciarvi in nome delle proprie idee e delle proprie convinzioni porta solo in un vicolo cieco”. In questa prospettiva non va dimenticato “il peculiare contributo di associazioni come l’Azione cattolica che hanno come fine proprio il pieno protagonismo, nella realtà, di adulti, giovani e ragazzi”.

Preoccupati da “ciò che accade nei nostri confini”, non si può però “chiudere gli occhi di fronte a tragedie e problemi ancora più grandi: il dramma delle popolazioni povere – si pensi all’indifferenza verso il colera ad Haiti -, le persecuzioni per motivi religiosi, i permanenti scenari di guerra”.

L’Ac rinnova quindi l’appello “alla generosità e alla solidarietà concreta verso chi soffre, senza riserve e senza calcoli”. In particolare l’Azione cattolica “tiene vivo e saldo il proprio rapporto con la Terra Santa, crocevia di speranze e di conflitti” verso la quale sarà diretto, a fine anno, il pellegrinaggio della Presidenza nazionale “per riscoprire il senso pieno di un’umanità che reclama pace, giustizia e solidarietà”.

“La speranza che l’Azione cattolica vuole tenere viva – sottolinea la nota – non è aleatoria”. Il rapporto costante con il territorio che caratterizza l’associazione, “mette in evidenza tantissime risorse umane, politiche, professionali, sociali, imprenditoriali, culturali e ambientali che sono in movimento, non si lasciano abbattere e scoraggiare”. A queste risorse occorre “affiancare urgentemente la risorsa più grande: la partecipazione civica di ciascuno, l’interesse diffuso per la sfera pubblica, la formazione sociale e politica che rende ogni uomo e ogni donna libero e in grado di decidere, agire, denunciare, annunciare”.

Per questo “l’Azione cattolica avverte tutta l’urgenza di qualificare sempre più il proprio contributo: proponendo itinerari di fede in cui il Vangelo illumini non solo la dimensione personale, ma anche la vita comunitaria, favorendo un più alto significato dello studio, della ricerca e del lavoro per il bene comune, sostenendo la formazione specifica di giovani e adulti che vogliono impegnarsi in politica, nel sociale, nella cultura e nella tutela dei diritti, cercando di costruire reti con tutti gli uomini di buona volontà, pe
rché l’attenzione della collettività vada sui grandi e gravi problemi delle famiglie e delle persone”.

Non può mancare, in questa riflessione, il pensiero della “ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia, alla quale un contributo non indifferente è stato dato proprio dai cattolici, cresciuti spesso nelle fila dell’Azione cattolica, che devono sentirsi tra i soci fondatori del nostro Paese”.

“Certi che questi sentimenti appartengono alla maggioranza reale del Paese – conclude la nota della Presidenza dell’Ac -, di cuore rinnoviamo a tutti i più sentiti auguri di un Natale sereno”.

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ZENIT Staff

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