Nella Chiesa degli artisti la mostra “Venite Adoremus”

Intervista alla storica dell’arte, Stefania Severi

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Maurizio Tripi

ROMA, martedì, 21 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Santa Maria in Montesanto è universalmente nota come una delle due “gemelle” di Piazza del Popolo, una piazza che vanta ben tre magnifiche chiese dedicate alla Vergine Maria. Universalmente conosciuta come la “Chiesa degli Artisti” ospita spesso avvenimenti culturali ed artistici tra i più importanti dell’Urbe.

In particolar modo per Natale ospita la mostra “Venite Adoremus”, quest’anno alla VII edizione. Inoltre di recente è stato un pubblicato un libro ad essa dedicata a firma di Stefania Severi, storica dell’arte e direttrice artistica della Chiesa.

Particolarmente attenta all’arte, alla storia e ai costumi di Roma e Lazio, collabora a varie testate tra cui la rivista “Lazio ieri e oggi”. Ha pubblicato, tra l’altro: I teatri di Roma (1989); Un secolo di Roma (2000), Vostra Veronica, vita e amori di una cortigiana (1996), L’essenza della solitudine, vita di Dolores Prato (2002), Dolores Prato voce fuori coro (2007). Nella stessa collana ha pubblicato Il vino a Roma e nel Lazio (2006).

ZENIT l’ha intervistata.

Dott.ssa Severi cominciamo con il libro: esso si presenta in due parti la prima è una vera e propria guida della chiesa e la seconda è la storia della Messa degli Artisti. Perché ha abbinato i due argomenti?

Severi: Perché la Chiesa di Santa Maria in Montesanto, a partire dal 1953, è stata da Pio XII concessa a sede della Messa degli Artisti, una istituzione che ha origine nel 1941 e che ha trovato qui la sua casa. E’ pertanto dal 1953 che la storia della Basilica si intreccia con quella della Messa degli Artisti. Questo ha comportato anche la presenza, all’interno della chiesa, di splendide opere d’arte del XX secolo, tra le quali le più significative sono: la Via Crucis realizzata dai più importanti maestri attivi attorno al 1950, la pala d’altare di Riccardo Tommasi Ferroni, l’altare maggiore di Albert Friscia.

C’è qualche differenza tra la sua guida e le guide “tradizionali”?

Severi: Sostanzialmente la mia è una guida tradizionale, con la descrizione delle opere d’arte contenute nell’edificio, con una particolare attenzione a quelle del XX secolo, ma in più ho aggiunto delle note, sia pure brevissime, di tipo agiografico per chiarire i contenuti delle opere. Se infatti il contenuto di una Via Crucis è abbastanza noto – almeno nel modo cristiano – non altrettanto si può dire rispetto, ad esempio, ad un dipinto in cui sono rappresentati Santa Maria Maddalena de’ Pazzi e Sant’Agostino. E’ evidente che un membro della nobile famiglia fiorentina non poteva essere coevo a Sant’Agostino, vissuto tra il IV ed il V secolo. Ebbene sapere che la Santa era una mistica, cui apparve in visione più volte Sant’Agostino, chiarisce anche il senso dell’opera. Inoltre ho aggiunto brevi biografie di tutti gli artisti che hanno opere nella Chiesa. Anche questo è raro nelle guide che in genere riportano degli artisti solo le date di nascita e di morte e la loro provenienza.

Cosa mi dice della Messa degli Artisti? Se ne parla ma in realtà pochi sanno esattamente in cosa consista.

Severi: E’ vero, tutti ricordano la Chiesa degli Artisti, purtroppo spesso in concomitanza delle esequie di pittori, attori e musicisti famosi che vi vengono officiate. Ma la storia della Messa degli Artisti, che di fatto ha reso l’edifico Chiesa degli Artisti, la sanno pochi “addetti ai lavori”, perché le pubblicazioni realizzate in precedenza, l’ultima risalente al 1990, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione, avevano carattere interno, cioè non erano una edizione pubblica. Questo pertanto è il primo documento “pubblico” della Messa che ne traccia la storia dal 1941 al 2009 coprendo gli anni relativi ai due primi Rettori della Basilica, mons. Ennio Francia (1904-1995), il fondatore della Messa degli Artisti, e mons. Marco Frisina, il musicista. Attualmente il Rettore è mons. Victor Hugo Compean Marquez che si è assunto l’onere-onore di potare avanti questa istituzione tipicamente romana.

Ora parliamo della mostra: da cosa si distingue “Venite adoremus” dalle altre mostre d’arte sacra organizzate nel periodo natalizio?

Severi: Solitamente nel periodo natalizio le mostre sono dedicate al tema del presepio. Da anni la Chiesa degli Artisti propone invece una mostra in cui il tema sacro è affrontato nelle più varie prospettive. Tuttavia inseriamo sempre un’opera dedicata alla nascita del Redentore affidandone l’interpretazione ad un artista. Così abbiamo avuto presepi realizzati solo con ombre proiettate da luci metalliche, come l’installazione “La luce di Betlehem” di Gloria Argelés, o una “Etimasia”, la rappresentazione simbolica del divino, tema affrontato da Carla Gugi. Quest’anno abbiamo un “Bianco Natale”, proposto da Maria Cristina Crespo.

Questa settima edizione di “Venite adoremus” ha l’indicazione “Omaggio a mons. Carlo Chenis”. Ci vuole indicare le motivazioni di questo sottotitolo?

Severi: Mons. Carlo Chenis, al quale la mostra è dedicata, è stato Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa poi Vescovo di Civitavecchia Tarquinia. Monsignor Chenis, il 14 marzo del 2010 è tornato, a soli 58 anni, alla casa del Padre. E’ stato uno dei più importanti cultori ed estimatori dell’arte sacra contemporanea e, nelle sue funzioni di Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, è stato particolarmente vicino alla Chiesa degli Artisti. Numerosi sono infatti i suoi scritti dedicati alle iniziative espositive della Chiesa. Sia io, come Chiesa degli Artisti, sia la dott.ssa Fiorella Capriati, che divide con me la cura della mostra, come Presidente Emerito dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani) abbiamo sentito di dovergli una mostra-omaggio.

In che modo avete pensato di rendere questo omaggio?

Severi: Semplicemente invitando ad esporre alcuni tra i numerosi artisti ai quali mons. Chenis ha rivolto, negli anni, la sua attenzione critica. Abbiamo constatato come la risposta degli artisti sia stata immediata, segno della profonda stima e del grande affetto che essi ancora nutrono per lui. Abbiamo inserito nella mostra anche due ritratti di mons. Chenis, uno in pittura ed uno in scultura, realizzati da due artisti della Diocesi di Civitavecchia. Inoltre abbiamo pubblicato in catalogo un testo di mons. Chenis, scritto poco prima della sua scomparsa, che rappresenta un punto di riferimento prezioso per gli artisti e per gli operatori in relazione all’arte sacra.

La presentazione in catalogo è del Cardinale Francesco Marchisano. Come si è determinato il legame tra la Chiesa degli Artisti ed il Cardinale Marchisano?

Severi: E’ un legame che è nato molti anni fa, quando Sua Eminenza era Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, e ci fu sempre vicino concedendo anche il Patrocinio alle nostre manifestazioni espositive d’arte sacra. Era l’ epoca in cui il rev. Chenis era Segretario nella stessa Commissione, pertanto anche sua Eminenza è stato lieto di condividere questo omaggio a mons. Chenis che per molti anni è stato suo fido collaboratore. In seguito il Cardinale Marchisano è passato ad altri importanti incarichi ma è rimasto sempre amico della nostra Chiesa.

Tra i tanti patrocini che avete ottenuto, come quelli degli assessorati alla cultura di Regione Provincia e Comune, vediamo il logo del Rotary. Perché?

Severi: Per spiegarlo devo innanzitutto specificare che, nelle varie edizioni di “Venite Adoremus”, abbiamo inserito un’opera realizzata da soggetti “deboli” al fine di dimostrare come la creazione artistica abbia anche un importante ruolo sociale. Abbiamo così avuto un albero di natale in piastrelle ceramiche reali
zzate da un laboratorio del Carcere di Rebibbia, un pannello ceramico realizzato da un laboratorio dell’AISMA, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Quest’anno c’è una cornice lignea realizzata dal laboratorio di restauro di Rebibbia, attivato dal Rotary International, Istituto Rotariano per la tutela del Patrimonio Culturale D. 2080. Tale istituzione era ben nota ed apprezzata da mons. Chenis.

Insomma perché, tra le tante iniziative natalizie, visitare la vostra mostra?

Severi: Perché non ho parlato dell’aspetto peculiare dell’iniziativa, la presenza di artisti tutti di altissimo profilo. I curricula inseriti nel catalogo fanno emergere che si tratta di artisti con ampi ed articolati percorsi espositivi e con importanti opere pubbliche. Non a caso mons. Chenis li aveva individuati e apprezzati.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione