Il Papa chiede cooperazione e dialogo nei rapporti tra le religioni

Ricevendo il nuovo ambasciatore del Nepal

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 17 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Tolleranza, cooperazione e dialogo sono gli elementi che Benedetto XVI spera caratterizzino i rapporti tra i fedeli delle varie religioni.

Il Pontefice ha espresso questo auspicio questo giovedì mattina ricevendo in udienza il nuovo ambasciatore del Nepal presso la Santa Sede, Suresh Prasad Pradhan, in occasione della presentazione delle sue lettere credenziali.

Nel discorso che ha consegnato al diplomatico, il Papa ha ricordato che, “in contrasto con la lunga tradizione di tolleranza del popolo nepalese, in anni recenti si sono verificati alcuni deplorevoli casi di violenza contro la vita di cattolici nonché danni alle proprietà della Chiesa”.

“Desidero esprimere la speranza che prevalga uno spirito di tolleranza e che la cooperazione per il bene generale e la riconciliazione attraverso il dialogo venga rafforzata e continui a caratterizzare le relazioni fraterne fra cattolici nepalesi e loro concittadini di altre religioni”, ha dichiarato.

In Nepal, ha segnalato il Pontefice, i cristiani sono più di un milione, ma i cattolici sono molto pochi. “Ciononostante – ha rilevato –, la Chiesa cattolica, attraverso le sue istituzioni, ha cercato di rendere un contributo significativo al benessere di tutti i cittadini”, e la Caritas “gestisce vari progetti nelle aree più povere e si prende cura dei rifugiati”.

“Spinta dall’amore di Gesù Cristo, la Chiesa è sempre pronta e desiderosa di fare tutto quanto può per aiutare i bisognosi, indipendentemente dalla loro razza, dal loro colore o credo”, ha riconosciuto.
 
Sebbene la Chiesa cattolica possa far risalire i suoi primi contatti con il Nepal ai secoli XVII e XVIII, è in particolare negli ultimi settanta anni che “è stata particolarmente attiva al servizio delle persone attraverso i suoi ospedali, le organizzazioni assistenziali e le scuole”.

A questo proposito, il Papa si è compiaciuto della “libertà con cui queste istituzioni operano e il rispetto in cui vengono tenute”, aggiungendo che è auspicabile che il Governo nepalese “continui a sostenere la presenza della Chiesa nella sanità e nell’educazione e a garantire che i diritti umani in generale e la libertà religiosa in particolare vengano debitamente rispettati”.

Situazione politica

Gli ultimi anni, ha proseguito il Vescovo di Roma, hanno visto molti cambiamenti in Nepal, i cui responsabili “hanno cercato di tracciare una nuova rotta politica a beneficio del popolo di questa Nazione”.

“Fra i compiti più importanti c’è la stesura di una nuova Costituzione”, ha segnalato, sottolineando che “assicurare le garanzie legali dei diritti civili e politici nonché di quelli di natura economica, sociale e culturale è di certo una delle imprese più difficili e delicate nella vita politica di ogni Nazione”.

“Per questo motivo, la Santa Sede spera che, una volta superate le attuali difficoltà, l’Assemblea Costituente riuscirà a completare la sua opera e a contribuire in questo modo a garantire un futuro stabile, armonioso e prospero”.

La Santa Sede è inoltre “lieta di osservare le espressioni di impegno verso gli ideali democratici e le norme contenuti negli accordi ad interim attualmente in vigore” nel Paese, che includono “il desiderio di promuovere una democrazia multipartitica competitiva, libertà civili e diritti umani fondamentali, concessione del diritto di voto agli adulti, elezioni periodiche, libertà di stampa, potere giudiziario indipendente e Stato di diritto”.

“Si sa che bisogna ancora fare molto per consolidare queste buone intenzioni, ma l’espressione pubblica di questo impegno da parte dei responsabili del Nepal promette già bene”, ha riconosciuto.

Dal canto suo, l’ambasciatore ha confessato che in Nepal sono apprezzati i contributi del Papa “alla promozione della pace internazionale, della non violenza, della fraternità e dei valori etici e morali”.

“Siamo pienamente convinti del fatto che i suoi contributi al mantenimento e alla promozione della pace globale saranno più duraturi e durevoli in un momento in cui il mondo intero è tormentato dalla sfida del terrorismo, che è una grande minaccia per l’esistenza stessa dell’umanità”, ha aggiunto, come riporta “L’Osservatore Romano”.

Il Nepal, ha proseguito, “è un Paese che ama la pace e compie ogni sforzo per mantenere e promuovere la pace, la stabilità e la fraternità in tutte le parti del mondo”.

Sebbene la maggior parte dei suoi abitanti sia induista e buddista, nel Paese “vige un’autentica libertà religiosa”.

L’ambasciatore ha quindi concluso il suo discorso affermando che il fatto che Benedetto XVI non si stanchi di “sottolineare i valori morali e l’etica” “promuoverà di certo maggiori armonia e coesistenza fra popoli di differenti fedi, religioni e orientamenti politici, che sono tanto essenziali per promuovere la pace, la stabilità e la prosperità internazionali”.

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ZENIT Staff

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