Benedetto XVI: la libertà religiosa, “arma della pace”

Nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2011

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 16 dicembre 2010 (ZENIT.org).- “La libertà religiosa è un’autentica arma della pace”, scrive Benedetto XVI nel suo Messaggio per la XLIV Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il 1° gennaio prossimo. 

Nel messaggio, sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”, il Papa ricorda che “una società riconciliata con Dio è più vicina alla pace, che non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico, né tantomeno di astuzie ingannatrici o di abili manipolazioni”, ma “risultato di un processo di purificazione ed elevazione culturale, morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata”.

La libertà religiosa, prosegue, “è un’autentica arma della pace, con una missione storica e profetica”, perché “valorizza e mette a frutto le più profonde qualità e potenzialità della persona umana, capaci di cambiare e rendere migliore il mondo”.

“Essa consente di nutrire la speranza verso un futuro di giustizia e di pace, anche dinanzi alle gravi ingiustizie e alle miserie materiali e morali”.

“Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata”, spiega il Papa, perché “senza il riconoscimento del proprio essere spirituale, senza l’apertura al trascendente, la persona umana si ripiega su se stessa”.

La dignità trascendente della persona “è un valore essenziale della sapienza giudaico-cristiana, ma, grazie alla ragione, può essere riconosciuta da tutti”, ed è “indispensabile per la costruzione di una società orientata alla realizzazione e alla pienezza dell’uomo”, aggiunge.

Quando la libertà religiosa è riconosciuta, infatti, “la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice, e si rafforzano l’ethos e le istituzioni dei popoli”.

Il patrimonio di principi e di valori espressi da una religiosità autentica “parla direttamente alla coscienza e alla ragione degli uomini e delle donne, rammenta l’imperativo della conversione morale, motiva a coltivare la pratica delle virtù e ad avvicinarsi l’un l’altro con amore, nel segno della fraternità, come membri della grande famiglia umana”.

Nell’intervenire questo giovedì in Sala Stampa vaticana per la presentazione del messaggio del Papa, mons. Mario Toso, S.D.B., Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha tenuto a ribadire che “la libertà religiosa è all’origine della condotta retta o virtuosa delle persone e dei popoli”.

Ed è proprio su questo punto, “ossia su una morale costruita sul fondamento dell’amore a Dio e non sulla sua marginalizzazione, come vorrebbe una cultura post-moderna e secolaristica” che il messaggio di Benedetto XVI “smaschera l’aporia moderna, basata su una lettura forzata dell’etsi Deus non daretur di Grozio, e che pretende di risolvere i conflitti sociali con un’etica pubblica che prescinde da Dio”.

Per Benedetto XVI, ha aggiunto mons. Toso, “una libertà nemica o indifferente a Dio nega se stessa, non garantisce una convivenza pacifica, perché una volontà che si oppone a Dio o si crede radicalmente incapace di ricercare il Sommo Vero e il Sommo Bene non ha ragioni oggettive né motivi per agire, se non quelli imposti da desideri momentanei e contingenti”; “non ha un’identità da custodire e costruire continuamente, attraverso scelte veramente libere e consapevoli”.

“Solo una libertà amica di Dio – ha aggiunto –, amato sopra ogni cosa, consente il perfezionamento dell’essere morale dei singoli e dei popoli, il rispetto, più che la mera tolleranza della fede dell’altro, la disponibilità di un autentico Stato di diritto sul piano nazionale ed internazionale.

“L’alternativa è rappresentata dal capovolgimento della scala dei beni-valori, dall’indebolimento dell’energia morale e degli ethos dei popoli – ha avvertito –. E, più concretamente, dal dogmatismo di un relativismo che conduce verso un ‘fare’ senza limitazioni, che assegna il primato ai mezzi, emarginando l’uomo stesso e aprendo le porte ad ogni anarchismo giuridico e politico, ad inevitabili terrorismi culturali e civili, privi di qualsiasi razionalità”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione