ROMA, mercoledì, 15 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Nella vita quotidiana occorre inseguire una sempre maggiore unione con il Signore e abbandonarsi alla sua volontà. E’ quanto ha detto Benedetto XVI all’udienza generale del mercoledì nell’Aula Paolo VI, ricordando l’esempio di santa Veronica Giuliani, una mistica del XVII sec.
All’Udienza odierna erano presenti numerosi fedeli, accompagnati dal loro Vescovo Domenico Cancian, giunti in massa dalla diocesi di Città di Castello, che si prepara a celebrare un anno giubilare nel 350° della nascita della santa, che verrà aperto il 27 dicembre prossimo.
Nella sua catechesi il Papa ha ripercorso i tratti salienti del pensiero della mistica attingendo soprattutto al suo Diario scritto a partire dal 1693 e composto da ben ventiduemila pagine manoscritte che coprono un arco di trentaquattro anni di vita claustrale.
Quella di Veronica Giuliani – ha spiegato il Pontefice – “è l’esperienza di essere amata da Cristo, Sposo fedele e sincero, e di voler corrispondere con un amore sempre più coinvolto e appassionato”. In lei “tutto è interpretato in chiave di amore”, ogni cosa “è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l’amore di cui è capace una creatura”.
Il Cristo a cui la santa è unita “è quello sofferente della passione, morte e risurrezione”. Deriva da qui il suo “amore intenso e sofferente per la Chiesa, nella duplice forma della preghiera e dell’offerta”.
Lei, ha detto il Papa, cerca di imitarlo, “prega, soffre, cerca la ‘povertà santa’, come ‘esproprio’, perdita di sé, proprio per essere come Cristo”.
“ Animata da un’ardente carità, dona alle sorelle del monastero attenzione, comprensione, perdono; offre le sue preghiere e i suoi sacrifici per il Papa, il suo vescovo, i sacerdoti e per tutte le persone bisognose, comprese le anime del purgatorio”.
“La nostra Santa – ha proseguito Benedetto XVI – concepisce questa missione come uno ‘stare in mezzo’ tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso”, Inoltre, “rispetto alla predicazione dell’epoca, incentrata non raramente sul ‘salvarsi l’anima’ in termini individuali, Veronica mostra un forte senso ‘solidale’, di comunione con tutti i fratelli e le sorelle in cammino verso il Cielo, e vive, prega, soffre per tutti”.
Negli scritti emerge, poi, lo stretto legame tra la sua esperienza mistica e la familiarità con le Scritture. In questo senso, la Parola di Dio “illumina, purifica, conferma l’esperienza di Veronica, rendendola ecclesiale”.
“Ella – ha continuato il Papa – non solo si esprime con le parole della Sacra Scrittura, ma anche vive di esse”. Tanto che, alla fine, “l’Amore crocifisso si è impresso nella sua carne, come in quella di san Francesco d’Assisi, con le stimmate di Gesù”.
Ecco quindi, ha aggiunto il Pontefice, che la mistica seicentesca “ci invita a far crescere, nella nostra vita cristiana, l’unione con il Signore, abbandonandoci alla sua volontà con fiducia completa e totale, e l’unione con la Chiesa, Sposa di Cristo”.
“Ci invita a nutrirci quotidianamente della Parola di Dio per riscaldare il nostro cuore e orientare la nostra vita – ha concluso –. Le ultime parole della Santa possono considerarsi la sintesi della sua appassionata esperienza mistica: ‘Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere!’”.