Il Papa: la dimensione comunitaria, tratto fondamentale della vita cristiana

Visita la parrocchia di San Massimiliano Kolbe a Roma

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ROMA, domenica, 12 dicembre 2010 (ZENIT.org).- “Tutti devono poter trovare in parrocchia cammini adeguati di formazione e fare esperienza di quella dimensione comunitaria che è una caratteristica fondamentale della vita cristiana”.

Papa Benedetto XVI lo ha ricordato questa domenica mattina recandosi in visita pastorale alla parrocchia di San Massimiliano Kolbe a via Prenestina (Torre Angela), nel settore est della Diocesi di Roma.

Constatando che la comunità parrocchiale di San Massimiliano Kolbe comprende “molte famiglie venute dall’Italia centrale e meridionale in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita” e “numerose persone dai Paesi dell’Est europeo e da altri Paesi”, il Papa ha esortato i fedeli a “crescere sempre più nella comunione con tutti”.

“E’ importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti”, ha indicato, sottolineando che occorre soprattutto “cercare di coinvolgerle nella vita cristiana, mediante una pastorale attenta ai reali bisogni di ciascuno”.

Nell’omelia della Messa che ha presieduto alle 9.30, ha inoltre spiegato che “nessuna comunità può vivere come una cellula isolata dal contesto diocesano”.

“Deve essere invece espressione viva della bellezza della Chiesa che, sotto la guida del Vescovo – e, nella parrocchia, sotto la guida del parroco che ne fa le veci –, cammina in comunione verso il Regno di Dio”.

Famiglia e giovani

Il Vescovo di Roma ha quindi rivolto “uno speciale pensiero alle famiglie”, “con l’augurio che esse possano pienamente realizzare la propria vocazione all’amore con generosità e perseveranza”.

“Anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale ‘sì’ che hanno pronunciato davanti a Dio e vicendevolmente nel giorno del matrimonio, ricordando che la fedeltà alla propria vocazione esige coraggio, generosità e sacrificio”, ha chiesto.

Allo stesso modo, ha indirizzato “una speciale parola di affetto e di amicizia” ai ragazzi e giovani presenti.

“La Chiesa si aspetta molto da voi, dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita”, ha confessato.

“Sentitevi veri protagonisti nella Parrocchia, mettendo le vostre fresche energie e tutta la vostra vita a servizio di Dio e dei fratelli”, ha esortato.

Sei tu?

Ricordando che nel Vangelo del giorno Giovanni il Battista manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”, Benedetto XVI ha quindi osservato che “sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori, che hanno detto: ‘Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!’”.

“Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo”. “Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro”.

Per questo, “dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: ‘Sei tu?’. Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: ‘Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni’”.

“Non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore”, ha osservato il Papa.

“Dio è vicino”, “ma noi siamo spesso lontani”, ha constatato. “Avviciniamoci, andiamo alla presenza della Sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri”.

L’Avvento, ha segnalato, “è un forte invito per tutti a lasciare entrare sempre di più Dio nella nostra vita, nelle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità, per avere una luce in mezzo alle tante ombre, alle tante fatiche di ogni giorno”.

“Il nostro spirito deve aprirsi a questo invito e così camminiamo con gioia incontro al Natale, imitando la Vergine Maria, che ha atteso nella preghiera, con intima e gioiosa trepidazione, la nascita del Redentore”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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