Con un po' di zucchero la pillola va giù…

di Paul De Maeyer

Share this Entry

ROMA, giovedì, 9 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Un po’ di chimica non guasta mai. O almeno sembra. Secondo un sondaggio basato su un campione di 350 ginecologi italiani e presentato in occasione dell’86° Congresso nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), la pillola anticoncezionale avrebbe infatti un effetto benefico sulla salute delle donne, anzi sarebbe secondo l’agenzia AGI (15 novembre) “un vero alleato di salute per la donna”. Di questo è convinto ben il 73% degli intervistati. Le donne che consumano la pillola badano infatti molto allo stile di vita, in particolare per quanto riguarda il fumo (l’89%), l’attività fisica (il 67%) e i chili superflui (il 56%). Meglio ancora, il 71% degli intervistati ritiene che la pillola – consumata attualmente da circa 2,5 milioni di italiane – migliora persino la fertilità delle donne.

Francamente, l’inchiesta lascia qualche perplessità. Si tratta infatti solo di un sondaggio, condotto per via telefonica fra ottobre e novembre di quest’anno, e dunque l’analisi delle risposte è stata effettuata in tempi record. Inoltre, non si riesce ad intuire il legame causale fra l’uso della molecola e la buona salute delle donne. Il sondaggio offre piuttosto un profilo delle donne che consumano la pillola e nient’altro. L’impressione è che si tratta di una sorta di pubblicità per la prima pillola detta “naturale”, Klaira, da settembre disponibile nelle farmacie italiane. La nuova molecola è la prima a base di estrogeno naturale, l’estradiolo, un prodotto che secondo Franca Fruzzetti, ginecologa della clinica universitaria dell’Ospedale S. Chiara di Pisa, “apre nuovi orizzonti per tutte le donne in età fertile”. A riferire le sue parole è sempre l’agenzia AGI.

Ciò che è chiaro è che l’esito del sondaggio ignora tutta una serie di studi o pareri negativi sull’uso della pillola. Proprio lunedì 15 novembre il sito MercatorNet ha pubblicato un articolo di Cristina Alarcon, bioeticista e farmacista a Vancouver, in Canada, che con parole chiare e nette denuncia il silenzio attorno all’inquinamento provocato dalla pillola, non solo ambientale ma anche nel corpo delle donne. Secondo la Alarcon, che scrive anche per il quotidiano canadese The National Post, si tratta di un vero e proprio “blind spot” o punto cieco. Già il 15 gennaio scorso lo stesso sito aveva pubblicato un articolo di Robert F. Conkling, medico di base nella Virginia (USA) e cofondatore del FertilityCare nella regione capitolina di Washington DC, che si soffermava sia sull’inquinamento ambientale causato dalla pillola sia sui rischi per la salute legati al consumo della molecola, come il rischio aumentato di sviluppare tumori al seno, malattie sessualmente trasmissibili (MST o STD in acronimo inglese) o depressione. Per sostenere la sua tesi, Conkling ha portato tre studi di altrettanti enti o organismi statunitensi: la Potomac Conservancy, la US Preventive Services Task Force e i Centers for Disease Control (CDC).

Infatti, non mancano gli studi scientifici che mettono in guardia sul rischio di tumori nelle donne che utilizzano la pillola o simili. Una ricerca britannica, pubblicata sulla rivista medica The Lancet e menzionata dal sito HealthScoutNews (3 aprile del 2003), conferma che la pillola contraccettiva aumenta l’insorgenza di tumori all’utero. Secondo la ricerca, il rischio sarebbe direttamente legato alla durata del consumo dell’anticoncezionale ormonale. A ricordare il pericolo di tumori mammari è invece uno studio norvegese, basato sui dati di più di 96.000 donne fra i 30 e i 70 anni, e seguiti per un periodo di otto anni (Telegraph, 19 maggio 2003). Nel 2005, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha inserito infatti la molecola nel suo elenco di agenti cancerogeni (National Post, del 02 maggio 2007). Ad ammettere implicitamente il rischio è stata la stessa Food and Drug Administration (FDA). Quando nel novembre 2001 ha dato il via libera al “patch” o cerotto anticoncezionale Ortho-Evra, l’organismo ha ricordato che non va mai applicato sul seno (Associated Press, 21 novembre 2001). L’avvertimento non è mai stato revocato. Basta consultare il sito italiano Farmaco e Cura. “Mai sul seno” (persino sottolineato!), così si legge ancora oggi nella sua pagina dedicata al cerotto in questione.

Un altro pericolo che pesa sulla salute delle donne che prendono la pillola è il rischio di trombi o grumi di sangue. Secondo uno studio menzionato dal Telegraph (20 luglio 2001) e realizzato da ricercatori dell’Università di Utrecht, Olanda, il pericolo sarebbe molto accentuato in donne che prendono la pillola anticoncezionale della terza generazione: quasi il doppio rispetto alla pillola delle prime generazioni (1,7 volte). Micidiale sarebbe proprio il cerotto anticoncezionale Ortho Evra. Secondo un rapporto dell’agenzia americana per il controllo sui farmaci, cioè la FDA, il rischio di morire o di avere una trombosi causata dall’anticoncezionale è tre volte più elevato rispetto alla classica pillola (Associated Press, 17 luglio 2005). Infatti, lo stesso organismo ha lanciato nel novembre 2005 un avvertimento sul livello degli ormoni rilasciati dal “patch” (idem, 11 novembre 2005).

L’elenco dei pesanti effetti secondari o collaterali della pillola (nelle sue varie forme) non finisce qui. Secondo uno studio spagnolo, pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility e menzionato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung (23 giugno 2005), nelle donne che prima della gravidanza hanno preso la molecola per almeno due anni il rischio di presentare un aborto spontaneo sarebbe 2,5 volte più alto rispetto alle donne che non l’hanno usata.

Chi osanna la pillola (e simili) o vanta i suoi benefici non deve dimenticare inoltre un’altra dura verità: la sostanza uccide. In vari paesi del mondo, fra cui Nuova Zelanda (la sedicenne Stacey Brindle), Svizzera o Austria, la morte di giovani donne viene messa in relazione con l’assunzione della molecola. Secondo un’inchiesta della Thüringer Allgemeine Zeitung, la pillola di quarta generazione Yasmin avrebbe provocato in Germania almeno sette vittime (Der Standard, del 27.07.2009).

Forse le donne menzionate nel sondaggio della SIGO sarebbero ancora più sane se non avessero preso la pillola. Chissà. Sarebbe auspicabile che le autorità applicassero il famoso “principio di precauzione” quando si tratta della pillola, ma per un motivo o l’altro non lo fanno o non vogliono farlo. “Se gli inquinanti estrogenici non vanno bene per roditori o pesci, perché le donne devono consumarli?”, così chiede giustamente la Alarcon.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione