Cardinale Koch: “Il nostro è il ministero della croce”

di Carmen Elena Villa

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 9 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Dopo 13 anni di servizio episcopale, il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha detto di aver ricevuto la nomina a Cardinale “con gli stessi pensieri di John Henry Newman quando è stato nominato Cardinale da Leone XIII”, cioè “molto sorpreso”, come ha confessato parlando con ZENIT.

Il porporato ha rivelato che non se lo aspettava perché guida il dicastero solo da quattro mesi, ma crede che l’elevazione al cardinalato sia “un segno del Santo Padre dell’importanza che vuole dare all’ecumenismo”.

“Appartenere al Collegio cardinalizio non è tanto un onore, quanto una sfida: essere disponibile a dare tutto per la Chiesa ed essere in una relazione molto stretta con il Santo Padre”, ha detto.

Il Cardinale, che ha ricevuto la berretta cardinalizia il 20 novembre scorso, è nato 60 anni fa a Emmenbrücke (Lucerna, Svizzera). E’ il nono Cardinale nella storia svizzera.

Autore di vari libri, è stato ordinato sacerdote nel 1982 e ha lavorato come vicario nella parrocchia di Santa Maria di Berna fino al 1985. Ha conseguito il dottorato a Lucerna, è stato docente di Teologia morale all’istituto catechetico della Facoltà di Lucerna e docente di Teologia fondamentale al corso di Teologia per laici cattolici a Zurigo.

Nel 1997 Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo di Basilea, un’esperienza che, confessa, gli ha dato “una grande gioia” perché l’ecumenismo “è stato sempre nel mio cuore visto che nel mio Paese, la Svizzera, i protestanti sono molti vicini”. “Ho anche un grande interesse per le Chiese ortodosse”, ha aggiunto.

“Le Chiese e le comunità ecclesiali nate dalla Riforma in Svizzera sono un caso speciale”, ha sottolineato il Cardinale Koch. “La grande sfida è il dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi. Abbiamo un fondamento di fede ma una grande diversità di culture, mentre nelle Chiese della Riforma il fondamento della fede non è così comune ma lo è la cultura. Con loro c’è un altro modo di fare ecumenismo, che non è sempre facile”.

Dal 2006 al 2010 è stato presidente della Conferenza Episcopale Svizzera. “Era un buon lavoro”, ha ricordato. “Essendo presidente ho aperto molto lo sguardo verso la Chiesa in Europa, ma il lavoro nella Diocesi continuava, perciò bisognava rintracciare le cose comuni, il che non è sempre facile”.

Il porporato ha definito i quattro mesi alla guida del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani “una bella esperienza ecumenica”.

“Sono molto contento di avere questa responsabilità”, ha sottolineato, spiegando che gli incontri con i leader di altre confessioni cristiane “possono presentare la nostra Chiesa e la sua identità”.

Il Cardinal Koch ha quindi ricordato il momento in cui ha ricevuto la berretta cardinalizia. “Il segno più importante è l’omelia che ha fatto il Santo Padre nella consegna degli anelli”, ha detto.

“Gesù può costruire su di noi la sua Chiesa tanto quanto trova in noi di quella fede vera, pasquale, quella fede che non vuole far scendere Gesù dalla Croce, ma si affida a Lui sulla Croce”, ha detto Benedetto XVI il 21 novembre, il giorno dopo il concistoro.

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ZENIT Staff

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