Censis: fotografia della società e… della scuola

di Giuseppe Adernò*

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CATANIA, lunedì, 6 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Il 44° rapporto sulla situazione sociale del Paese, così come appare dalla relazione del direttore del Censis Giuseppe De Rita, sembra rinforzare l’idea di una autonomia da riscoprire e valorizzare.

All’inerzia conservatrice delle burocrazie e dei grandi apparati il messaggio implicito del rapporto tende a riproporre la tanto auspicata vitalità innovativa della società civile. Ancora una volta occorre partire dal basso, dagli individui, che devono ricominciare a proiettarsi in avanti, a “desiderare“, ma in modo autonomo e originale, senza farsi condizionare dalla “offerta continuata” propria del tardo capitalismo, che è all’origine sia dell’insoddisfazione sia della sensazione di appagamento.

Se il progettare è l’atto di mettere in atto un desiderio, la mancanza di progettazione rivela la scarsità o la limitatezza dei desideri. Ecco perché l’espressione “tornare a desiderare è la virtù civile necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita“, costituisce il suggerimento di questa terapia in risposta alla diagnosi sull’attuale condizione della società italiana così come appare fotografata nell’annuale rapporto del Censis.

In riferimento alla politica scolastica l’indicazione strategica di De Rita si indirizza, infatti, sul sentiero dell’autonomia e dell’innovazione. Termini magici, spesso abusati, ma poco compresi e quasi per nulla realizzati. Le spire della burocrazia, la paura di sbagliare, il comodo e rilassante “fare poco, basta che non succedano guai”, sono tutti elementi che di fatto appesantiscono, come zavorra, lo slancio ed il desiderio di andare avanti, di pensare e guardare oltre, di puntare in alto ed anche di sognare una scuola bella e di qualità, pulita, accogliente e ricca di vitalità culturale e creativa, dove i ragazzi sentono e provano la gioia di starci bene e di venirci volentieri per imparare e diventare “grandi”.

La lettura di sintesi del rapporto ci presenta alcuni dati per i quali la constatazione deve promuovere correlate azioni di intervento.

Rallenta la crescita degli alunni stranieri a scuola

Pur se ancora di segno positivo, il tasso di incremento della presenza a scuola di alunni con cittadinanza non italiana manifesta una progressiva decelerazione, attestandosi sul +7% nell’anno scolastico 2009-2010. Si tratta di un incremento di 44.232 alunni, che corrisponde al 7,5% sul totale della popolazione scolastica, e gli alunni stranieri sono in percentuale più presenti nella scuola dell’infanzia, dato che segna e connota lo sviluppo degli anni successivi.

Aumentano le esperienze di alternanza scuola-lavoro

Continua la diffusione nelle scuole secondarie di II grado di esperienze strutturate di alternanza scuola-lavoro, che nel 2009-2010 hanno coinvolto 71.561 studenti (+3,2% rispetto al 2008-2009) di 1.331 istituti (+22,3%). Trentamila aziende e imprese hanno creduto a questo nuovo percorso formativo e sono coinvolte in questa avventura che nel tempo darà certamente positivi frutti.

La famiglia protagonista forzata delle vicende scolastiche

Il disincanto delle famiglie non è l’unica reazione sociale in campo educativo. Ad esso si sovrappongono i crescenti oneri diretti e indiretti. Aumenta il contributo finanziario di famiglie e privati alle scuole italiane. I contributi volontari versati dalle famiglie costituiscono un’entrata sempre più importante per la gestione delle scuole statali.

Secondo un’indagine del Censis, il 53% delle scuole statali di ogni ordine e grado ha richiesto quest’anno il contributo volontario alle famiglie, aggiuntivo alle tasse scolastiche e al costo della mensa. Il valore medio versato è stato pari a 80 euro, con punte fino a 100 euro nella scuola primaria e 260 euro nei licei. Un quarto delle scuole ha aumentato il contributo richiesto rispetto all’anno precedente.

La maggioranza dei genitori (l’82,7%) aderisce alla richiesta della scuola e ne condivide le motivazioni nella ricerca del miglior bene per i propri figli. Le famiglie tengono alle scuole dei figli, tanto che hanno collaborato ai lavori di piccola manutenzione (come ridipingere le pareti) del 13,6% degli edifici.

Tra il 2001 e il 2009 aumenta al 15,7% la quota di minori in età scolare che hanno frequentato almeno un corso o lezioni private (+4,7%). Gli incrementi riguardano le lezioni private per il recupero scolastico (+2,3%), i corsi di tipo artistico o culturale (+2%), o di lingue straniere (+1,3%). Man mano la fiducia allo Stato viene meno e come già avvenuto nella sanità si tende a ricercare servizi e proposte migliorative che lo Stato non garantisce e quindi il contributo volontario di partecipazione appare indispensabile.

Ci sono poi i finanziamenti provenienti da soggetti privati esterni all’istituto scolastico: un fenomeno che riguarda il 36,4% delle scuole. Il principale canale di reperimento di risorse aggiuntive private è costituito dalle donazioni (il 46,4% dei casi), seguono i proventi dovuti all’installazione di macchine distributrici di bevande e alimenti (34,8%), l’individuazione di uno sponsor o la concessione di spazi pubblicitari (31,8%).

Nella lettura di questi dati nazionali si registra come al Sud e nelle Isole ancora tale “cultura” stenta a decollare e spesso sono gli stessi operatori scolastici che ritengono di non dovere accogliere tali proposte. La cultura del sospetto ed il rischio di eventuale strumentalizzazione, se non ben governata, smorza gli entusiasmi e produce anche critiche verso chi riesce a sviluppare alcuni progetti locali.

La scuola sta diventando digitale

L’84,9% delle scuole possiede una o più lavagne interattive multimediali (LIM), dislocate in aule ordinarie o in laboratori speciali. Si oscilla tra l’88% delle scuole nel Nord-Ovest e l’83,4% nel Sud. È quanto emerge da una rilevazione del Censis sull’introduzione nelle scuole delle LIM come supporti didattici in grado di innovare l’ambiente di apprendimento e le metodologie didattiche. Nel 91,4% dei casi le risorse per l’acquisto delle LIM hanno origine ministeriale. In misura minore, e spesso in aggiunta alle risorse ministeriali, le LIM sono state acquistate dalle scuole con fondi propri (20%) o grazie all’intervento di Regioni ed enti locali (10%), o sono state donate da soggetti privati (6,6%). Non basta, comunque, dotare le classi di LIM, occorre renderle operative per l’azione didattica ordinaria e non soltanto straordinaria e riservata ad alcune discipline. Non tutti i docenti sono in grado di utilizzarle con competenza e professionalità.

Istituti tecnici superiori in aumento

La quota nazionale di studenti che concludono percorsi di istruzione tecnico-professionali orientati all’inserimento professionale si è attestata nel 2008 sullo 0,7% (media Ocse: 12,2%). Oggi però comincia a innestarsi un nuovo modello d’offerta, il cui asse portante è costituito dagli Istituti tecnici superiori (Its). Sono 15 le Regioni che hanno avviato la costituzione di 48 Its (21 al Nord, 14 al Centro, 13 al Sud e nelle isole) operativi soprattutto nel settore delle nuove tecnologie per il made in Italy (24), mobilità sostenibile (8), tecnologie dell’informazione e della comunicazione ed efficienza energetica (5) e delle tecnologie innovative per i beni culturali/turismo e tecnologie per la vita.

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*Il prof. Giuseppe Adernò è preside dell’Istituto “G. Parini” di Catania.

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ZENIT Staff

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