Benedetto XVI: “non si può essere teologi nella solitudine”

A conclusione della plenaria della Commissione Teologica Internazionale

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ROMA, venerdì, 3 dicembre 2010 (ZENIT.org).- “Non si può essere teologi nella solitudine”, per questo occorre conservare sempre “l’unità indispensabile” fra teologi e pastori. Lo ha ricordato Benedetto XVI nel ricevere questo venerdì in udienza i membri della Commissione Teologica Internazionale, a conclusione dei lavori della plenaria. 

All’inizio dell’udienza, il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha fatto sapere che a Commissione Teologica internazionale, da lui presieduta, sta affrontando attualmente tre temi: la questione dei principi della teologia, il suo senso e il suo metodo; la questione dell’unico Dio in rapporto alle tre religioni monoteistiche; e l’integrazione della dottrina sociale della Chiesa nel contesto più ampio dell’insieme della dottrina Cristiana.

“I progetti di documento circa queste tre tematiche, naturalmente in diverse fasi di elaborazione – ha spiegato il porporato -, sono stati oggetto speciale di proficuo studio e di discussione nell’attuale sessione plenaria”.

Nel suo discorso il Pontefice ha invece richiamato la centralità della dimensione dell’amore nel lavoro del teologo, perché “chi ha scoperto in Cristo l’amore di Dio, infuso dallo Spirito Santo nei nostri cuori, desidera conoscere meglio Colui da cui è amato e che ama”.

“Conoscenza e amore si sostengono a vicenda”, ha infatti osservato il Papa.

Da ciò deriva anche l’evidenza che “nessun sistema teologico può sussistere se non è permeato dall’amore del suo divino ‘Oggetto’, se non è sempre nutrito dal dialogo con il Logos divino, Creatore e Redentore”.

In questa prospettiva, ha spiegato, la riflessione teologica aiuta il “dialogo con i credenti di altre religioni ed anche con i non credenti” grazie alla sua razionalità e rappresenta anche un importante contributo alla pace nel mondo”. Infatti – ha sottolineato il Pontefice – “un Dio che non fosse percepito come fonte di perdono non potrebbe essere luce sul sentiero della pace”.

Il Papa ha quindi richiamoto anche la necessità di non separare mai “contemplazione di Dio rivelato” e “carità per il prossimo”, perché “la solidarietà sociale ha sempre una prospettiva di eternità”.

“In un mondo che spesso apprezza molti doni del Cristianesimo – come per esempio l’idea di uguaglianza democratica – senza capire la radice dei propri ideali, è particolarmente importante mostrare che i frutti muoiono se viene tagliata la radice dell’albero”.

 

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ZENIT Staff

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